(di Roberto Falaschi) – Quando si scatena una guerra è sempre opportuno andare alla radice delle cause che hanno generato il conflitto ed a questo proposito nulla è più calzante del detto francese “c’est l’argent qui fait la guerre et la guerre qui fait l’argent”.
Peraltro lo stesso concetto vale anche per tantissimi omicidi di personaggi importanti quali capi di Stato e ministri ed altre persone con responsabilità gestionali “delicate”.
Così fu il caso del presidente degli Stati Uniti Abramo Lincoln, che fu assassinato a seguito di un complotto ordito da finanzieri locali e britannici per aver bypassato il diritto di signoraggio, ossia il costo dello stato nell’acquistare moneta dalle banche centrali. Tale motivo sta anche dietro l’omicidio del presidente U.S.A. John F. Kennedy. Infatti entrambi si erano macchiati dello stesso “sgarro” nei confronti dell’alta finanza per finanziare a costi ragionevoli la Guerra Civile uno e quella in Vietnam l’altro.
Nel 2003 fu invaso l’Iraq adducendo la presenza di armi di distruzione di massa in quel paese, ma esse non furono mai rinvenute. La conseguenza di questa guerra è tutt’ora ben visibile e ne paghiamo le conseguenze, soprattutto noi europei.
Per scoprire la vera causa di tale aggressione è bene ricordare che il dollaro u.s. mantiene il suo valore in quanto moneta unica nelle transazioni del petrolio e del gas e se questo monopolio cessasse la moneta statunitense subirebbe un enorme tracollo e l’enorme debito finanziario causerebbe un danno economico incalcolabile.
Conseguentemente il monopolio andava e andrà mantenuto a tutti i costi, finché possibile.
Ritornando all’Iraq il grave errore di Saddam Hussein fu quello di voler accettare il pagamento delle sue esportazioni anche in Euro, la nuova pseudo moneta dell’Unione Europea appena messa in circolazione. Ciò fu la vera causa scatenante del conflitto che eliminando il regime iracheno scongiurò una grave minaccia al dollaro u.s. che avrebbe se non contrastata creato un effetto domino. Sia per i paesi che in odio agli Stati Uniti avrebbero seguito l’esempio iracheno, sia per i paesi dell’U.E. che per ovvi motivi avrebbero dovuto effettuare le transazioni in Euro.
Così finirono un dittatore ed il suo regime per aver voluto “sgarrare” in ambito grande finanza.
Alcuni anni dopo un altro dittatore, questa volta africano, volle entrare a gamba tesa nel campo della creazione della moneta creandone una per l’Africa Nord Occidentale e valida altresì per tutte le transazioni internazionali, quindi includendo i prodotti petroliferi.
Con un’azione avviata con notevole anticipo la Francia inviò in Libia i suoi “agenti segreti” ad addestrare e rifornire del necessario i futuri ribelli cirenaici che nel 2011 cominciarono le prime azioni armate contro il regime.
Azione peraltro assai facile se si considera che la Libia in quanto tale veniva tenuta “insieme” con mano ferrea dal regime del Col. Gheddafi e dal Governatore Italo Balbo prima (fu lui quale alto esponente del regime fascista pretese una volta inviato in Libia di unire i due governatorati di Tripolitania e di Cirenaica in uno solo. Mai prima nella storia era esistita un’entità politica che comprendesse quel territorio che oggi chiamiamo Libia).
L’interesse francese nell’abbattere quel regime appare chiaro se si pensa agli enormi interessi della Francia nel mantenimento del Franco C.F.A. che raggruppa la maggior parte dei paesi francofoni dell’Africa Occidentale.
Tale moneta è garantita dalla ex potenza coloniale al tasso fisso di un Franco C.F.A. = 0,2 Cent di Franco Francese. Tale garanzia è tutt’ora mantenuta con l’adesione della Francia all’Euro. Questo fu l’interesse principale che spinse il Presidente Sarkosy ad iniziare con un raid aereo una campagna militare dalle catastrofiche conseguenze per tutto il mondo occidentale. Anche questa come quella in Iraq. Il Presidente B. H. Obama fu ben felice di dare il suo supporto per difendere il dollaro u.s. e così diversi Stati arabi ben felici di sbarazzarsi di un regime concorrenziale.
Mentre l’Iraq per la sua azione non necessitava di riserve monetarie o auree, così non era per la Libia che, oltre alla materia prima energetica disponeva di una consistente riserva di lingotti d’oro per circa 145 tonnellate e d’argento per un peso simile che le avrebbero consentito di garantire il nuovo Dinaro Africano. Sarebbe interessante sapere cosa sia successo di questi metalli preziosi.
Si ritorna al punto di partenza del detto francese sul fatto che ogni guerra necessita di soldi ed i soldi arrivano dalla guerra.
Caso simile è quello della “campagna” d’Afghanistan che doveva essere liberato dagli estremisti islamici ivi al potere per consentire il passaggio di oleodotti che portassero il petrolio dall’Asia centrale verso la costa e l’India, ma questa è un’altra storia.