(di Roberto Falaschi) – Dopo la strage effettuata nei giorni scorsi a Orlando in Florida il Presidente degli Stati Uniti Barak Hussein Obama non ha perso l’occasione di incolpare la larga diffusione delle armi del fatto.
Purtroppo, come al solito, si è ben guardato dall’incolpare l’islamismo spinto di questo misfatto. Similmente fece in altre simili circostanze quali ad esempio San Bernardino e Fort Hood quando islamici commisero atti che noi occidentali consideriamo di terrorismo, ma che per chi li commette sono atti di guerra a favore dell’islamizzazione del mondo e contro gli infedeli. Cioè atti della jihad.
Il tema dell’eccessiva diffusione delle armi negli Stati Uniti è facilmente eliminabile quale strumento di comodo per sviare l’attenzione del pubblico dal vero problema: l’estremismo islamico.
In primo luogo il “fucile d’assalto” usato per il massacro non è un’arma militare, ma un fucile dall’apparenza tale che può essere acquistata in moltissimi stati del mondo. In Italia è in vendita in qualsiasi buona armeria per chiunque sia in possesso di un’autorizzazione di polizia (porto d’armi per difesa persona, porto per caccia etc.).
In secondo luogo gli Stati Uniti non sono il paese con più armi tra i cittadini. Senza scostarci troppo dal nostro Paese basta attraversare la frontiera e recarsi nella Confederazione Elvetica per trovarsi in quello che con ogni probabilità è il paese con la maggior disponibilità di armi per i cittadini.
Infatti ogni adulto maschio deve tenere nella propria abitazione tutto il suo equipaggiamento militare incluso il fucile d’ assalto, quello vero che spara anche a raffica. Come se non bastasse deve anche avere una consistente quantità di munizioni sufficiente per tre giorni di combattimento.
Pur non essendo il proprietario dell’arma ne ha la disponibilità e nulla ne impedirebbe l’uso improprio se non il suo senso civico.
L’esperienza americana inoltre insegna che i candidati alle elezioni politiche che presentavano nel programma normative restrittive sul possesso di armi ai cittadini hanno riscosso scarso successo elettorale.
Ciò a dimostrazione di quanto la campagna contro le armi sia di scarso impatto nella cittadinanza. Viene inoltre fatto rilevare che tutti gli atti di sparatorie “folli e criminali” si sono verificate in luoghi ove è vietato introdurre armi quali scuole, università e simili. Cioè dove non vi è rischio immediato per il delinquente.
E’ difficilmente comprensibile la campagna di oscuramento che viene condotta in tutto l’occidente a difesa dell’islam ogni volta che si verifica un’aggressione nel nome del Dio. Allah in arabo vuol dire Dio ed anche nella messa cattolica in arabo così viene chiamato.
Un atteggiamento del genere da parte di politici, intellettuali, mass-media è un vero e proprio atto di sottomissione alla violenta espansione dell’islam che non tollera compromessi di sorta e che iniziò con la morte del Profeta.
Dal settimo secolo d.C. la jihad non si è mai fermata ottenendo spesso vittorie e soprattutto sconfitte, soprattutto nell’area dei paesi del Mediterraneo.
Avendo riconosciuto che lo scontro armato diretto non è foriero di una possibile vittoria, ora la jihad si manifesta in due differenti maniere. Una con atti che in Occidente vengono definiti terroristici e dagli islamici atti di guerra.
Un’altra è l’immigrazione in massa nei pesi occidentali dove essi vengono masochisticamente accolti con ogni facilitazione dai governi nazionali in ciò spalleggiati dalle istituzioni europee, malgrado la generale diffidenza delle cittadinanze.
Il Papa stesso favorisce questa immigrazione musulmana che mai si integrerà nel suo insieme con la cultura occidentale e che di fatto costituisce il brodo di coltura dell’estremismo islamico europeo.
L’esperienza insegna che l’integrazione per gli immigrati islamici e loro discendenza si intende che le popolazioni locali devono prima accettare i loro usi e costumi e quindi convertirsi al loro credo.
Ciò è palesemente evidente dal fatto che gli atti terroristici commessi in Occidente da questi “combattenti” dell’islam sono compiuti da nativi dei paesi dove l’aggressione avviene. Sia di esempio quanto avvenuto in Francia, Regno Unito, Belgio ed anche negli Stati Uniti.
Purtroppo non essendo possibile l’integrazione le autorità dei paesi occidentali e gli esponenti della cultura nonché i mezzi di informazione dovrebbero portare avanti una seria ed attiva politica di integrazione di qualsiasi persona si installi entro i propri confini, su pena di espulsione in caso di mancata adesione agli usi e costumi locali.
Quindi in realtà l’aggressione islamica non arriva solamente dall’esterno, ma avviene in maniera subdola dalla stessa popolazione di religione islamica stabilmente installata in ambito occidentale, prevalentemente dai figli e nipoti degli immigrati.
Se lo sforzo principale di deradicalizzazione dell’islam deve essere compiuto al suo interno stesso, le autorità occidentali devono in primo luogo riconoscere il pericolo rappresentato dalla presenza di questa religione all’interno dei propri confini ed attuare un’attiva opera di intelligence e di prevenzione/repressione nei confronti dei possibili attaccanti.
Senza con ciò voler criminalizzare tutto un credo religioso è indispensabile riconoscere ed affermare che queste azioni avvengono da credenti dell’islam e pertanto agire di conseguenza, anche aiutando tutti quei teologi musulmani che osteggiano proprio nel nome della religione tutte queste attività terroristiche considerate alla stregua di offese alla religione.
Tuttavia la maggiore difficoltà nell’assimilare i musulmani sta nel fatto che per loro il Corano non è unicamente un libro religioso, ma bensì è la “materializzazione” di Dio. Conseguentemente quanto in ivi scritto non può in alcun modo essere contestato o ignorato, per non dire modificato nell’interpretazione come è avvenuto rispettivamente per la religione ebraica e cristiana.
In realtà l’ennesimo massacro jihadista non insegna nulla di nuovo, ma conferma quanto abbondantemente evidente, ma altrettanto ostinatamente rifiutato di ammettere dal mondo Occidentale che con tale stupido e miope atteggiamento si condanna all’estinzione totale ed alla miseria.
Valga come esempio l’Africa del Nord che prima della conquista era un’area ricca di cultura e generante una buona parte della ricchezza dell’Impero Romano prima e di quello Orientale in seguito. Fu terra che dette grandi imperatori e santi, ora purtroppo ridotta a zona di sottosviluppo.
Assistiamo addirittura ad una Santa Sede che invita ogni genere di immigrato a recarsi in Europa auspicando ponti e non barriere all’immigrazione. Per non parlare della bestialità di voler dare la cittadinanza in base al ius soli che equivale a rendere cittadini elettori tutti i musulmani nati nel proprio territorio.
Forse dovrebbe sorgere il sospetto a questi politici che così facendo facilitano l’introduzione della sharia in sostituzione del diritto laico occidentale.
Lascia poi allibiti che a sostenere simile posizione possano essere delle femministe totalmente discriminate dalla sharia oppure le comunità LGTB che sarebbero conseguentemente non discriminate, ma fisicamente eliminate.
Infine una nota sulla posizione del presidente Barack Hussein Obama che, essendo musulmano, difende la sua religione, oppure del nuovo sindaco di Londra, Sadik Khan che già mostra il suo credo nell’amministrare la città dove ha vietato la pubblicità con donne scarsamente vestite o in atteggiamenti sexy.
La cultura occidentale appare chiaramente giunta a fine corsa, ma che debba essere sostituita da una che invoca la cultura della penisola arabica del settimo secolo dopo Cristo appare assolutamente ridicolo.
D’altra parte gli islamici lo affermano chiaramente che ci invaderanno con l’utero delle loro donne, ci conquisteranno con le nostre leggi e ci governeranno con la loro, la sharia.
Veramente nessuno è più cieco di chi non vuol assolutamente vedere.