La triste vicenda di Carlo Meucci – figlio di Antonio Meucci, inventore del telefono – viene ricostruita e raccontata da Mimmo Mòllica nel volume “Meucci il figlio del…telefono mendicante a Tindari” (Armenio Editore).
Carlo Meucci ha vissuto per lungo tempo a Tindari, in provincia di Messina, ma era nato a New York il 3 o il 4 novembre del 1872.
Già l’insicurezza sul suo reale giorno di nascita dà l’idea delle difficoltà incontrate per potere affermare con certezza che Carlo Meucci è figlio del grande inventore.
Su tutti i documenti rilasciati a Mòllica dai Comuni siciliani dove Carlo Meucci abitò e fu registrato anagraficamente, risulta che Carlo Meucci era figlio di Antonino Meucci ed Ester Mochi, vale a dire dell’inventore del telefono e della costumista del teatro La Pergola di Firenze, che Antonio Meucci sposò il 7 agosto 1834.
Carlo Meucci fu migrante, naufrago (come il padre emigrato a New York) e ‘figlio scomodo’, in un momento della storia dell’umanità, come oggi, fortemente segnato dalle migrazioni, in cui “quella dell’identità non è una questione di secondaria importanza”, al di là del diritto all’identità stessa. Ma ci sono di mezzo tante peripezie, le difficoltà dei tempi, l’emigrazione, il naufragio come è accaduto a Carlo Meucci mentre tornava in Italia dall’America, dove era andato a cercare il padre, scoprendo che era già morto, così come la madre.
Carlo Meucci stabilì la sua residenza in Sicilia, tra Mazara del Vallo, Marsala, Barcellona Pozzo di Gotto, Sant’Agata Militello e Tindari. E sarà in questi Comuni che l’identità del ‘migrante naufrago’ Carlo Meucci verrà trascritta e certificata.
Il libro di Mòllica muove i suoi passi da un gesto di umana pietà e si prefigge di strappare all’oblio della invisibilità un essere umano, peraltro discendente da una eccellenza italiana – Antonio Meucci, inventore del telefono – di cui andare fieri.
Chi leggerà questo volume avrà modo di rendersi conto delle difficoltà incontrate nel tentativo di ricostruire la vita di Carlo Meucci, di attribuirgli un’identità certa e risalire ad una verità che potrebbe dirsi ‘scomoda’, così come ‘figlio scomodo’ è stato definito Carlo Meucci in un titolo giornalistico.
Rischiava d’essere rapito dalla Mano Nera, per questo il padre volle affidarlo a una donna calabrese perché lo portasse in Italia.
Carlo Meucci se ne tornò in Italia. Soccorso da una nave italiana sbarcò a Napoli. Aveva perso tutto, perfino l’identità. Per rifarsi un’identità anagrafica – infatti – Carlo dovette darsi da fare.
Un bel giorno Carlo capitò a Tindari, dove era già stato nelle sue peregrinazioni di ambulante; si mise a sedere sulla scala del Santuario della Madonna Nera, tra gente semplice e accogliente, gente che non aveva forse mai sentito parlare di Antonio Meucci e dell’invenzione rubata, quella del telefono.
A Tindari, Carlo Meucci sentì d’essere arrivato: costruì alla meglio una baracca di legno e lamiere e sopra, con pennello e vernice scrisse “Al piccolo bazar di Carlo”.
Mimmo Mollica, pseudonimo di Domenico Molica Colella, è nato a Gioiosa Marea (Messina). È giornalista pubblicista, autore radiofonico, televisivo e di canzoni. Ha collaborato con la RAI e con testate giornalistiche nazionali. In qualità di musicista ha pubblicato con la Polygram S.p.A. il Lp Vinni cu vinni.
Per Radio2 Rai ha scritto e condotto diverse serie radiofoniche.
Studioso ed esperto di musica d’autore, tradizioni popolari, ha fatto parte del cast fisso del Derby Club di Milano, il mitico cabaret in cui sono nati artisticamente I Gufi, Cocky e Renato, Enzo Jannacci, Teo Teocoli.
E’ ideatore di varie manifestazioni, tra le quali la Torre d’Oro, premio nazionale alla comicità, condotta da Pippo Baudo e negli anni assegnata ai migliori comici italiani.
Assieme al poeta Ignazio Buttitta ha scritto e rappresentato vari lavori, in Italia e all’estero. Ha collaborato con le cantanti folk Amalia Rodrigues, Maria Carta e Rosa Balistreri.
Per Armenio Editore ha dato alle stampe diversi volumi tra i quali I Racconti di Nonno Ros (Premio La Capannina 2014) e Le più belle canzoni siciliane.