(di Clara Salpietro) – “Contestare asserzioni e argomentazioni che attribuirebbero agli Stati Uniti la responsabilità per atti eversivi o terroristici promossi, commessi o tentati in Italia”. Parte da queste premesse il libro Italia e Stati Uniti – sottotitolo Terrorismo e disinformazione – scritto dal professor Vittorfranco Pisano.
Capo Dipartimento Scienze Informative per la Sicurezza presso l’Università Popolare UNINTESS, il prof. Pisano è colonnello (Ris.) della U.S. Army Military Police e specialista in materia di sicurezza internazionale e conflittualità non convenzionale. E’ stato consulente della Sottocommissione per la Sicurezza e il Terrorismo del Senato degli Stati Uniti e revisore dei corsi offerti dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nell’ambito del Programma di Assistenza Anti-Terrorismo.
L’autore grazie ai numerosi incarichi istituzionali, accompagnati da accessi consentiti da nullaosta di sicurezza statunitensi, e alla ricerca scientifica ha riscontrato – come afferma nell’Introduzione – in merito “agli Stati Uniti e alla Nato una realtà diversa” da quella presente nelle “tesi, illazioni ed accuse” presenti in testi e saggi in lingua italiana che nel suo libro confuta in modo circostanziato.
Il volume, pubblicato da Edizioni Nuova Cultura (Collana Interpolis – pagg. 277 – E. 25,00), si apre con una dettagliata disamina sulla conflittualità non convenzionale in generale e in modo particolare sul terrorismo, distinguendo quest’ultimo da altri fenomeni, e sulla disinformazione.
Proprio nella parte relativa ad una “fra le più diffuse manifestazioni di conflittualità non convenzionale” che è appunto la disinformazione, l’autore elenca 92 indicatori – cioè 92 quesiti creati dallo stesso – per “monitorare e valutare elementi disinformativi” presenti in “pubblicazioni riguardanti la sovversione e il terrorismo”, soprattutto nei casi “in cui vengono proposte ricostruzioni o teorie accusatorie basate su asserite responsabilità di organi statali nazionali o stranieri”.
A suo avviso è deleterio l’impatto psicologico “della disinformazione sull’opinione pubblica a scapito dell’efficiente funzionamento delle istituzioni, dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale o della collaborazione internazionale”, ma allo stesso tempo è “funesto” il fatto che la “rappresentazione ingannevole o fuorviante viene spesso raccolta” e “disseminata da saggisti e opinionisti convinti di aver acquisito la verità”. Pertanto la “disinformazione è da combattere, con sforzo selettivo e mirato, unicamente nei casi ritenuti di maggiore gravità” e per far fronte a questi casi “è indispensabile sviluppare indicatori”, come ha fatto il prof. Pisano, “idonei per il monitoraggio e l’analisi”.
Nel secondo capitolo vengono illustrate le ‘Radici del terrorismo e della disinformazione in Italia’ e proprio in merito a tali aspetti l’autore esprime la convinzione che “non siano mai esistiti servizi italiani “deviati”, ma irregolarità attribuibili ad ambizioni personali da parte di individui o a rapporti tra uomini politici e rappresentanti dei servizi o altri enti con l’intento di perseguire interessi personali o di partito”.
La tematica ‘Terrorismo e disinformazione: il caso Italia-Stati Uniti’ viene affrontata nel terzo capitolo, in cui l’autore afferma che “il terrorismo endogeno che ha colpito l’Italia è sovente oggetto di ricostruzioni e analisi caratterizzate da faziose illazioni o grossolani errori. Inoltre, il sorgere e l’andamento del fenomeno terroristico vengono ripetutamente presentati come facenti parte di un asserito contesto complottista con fini sovversivi o golpistici maturati e appoggiati anche dall’estero”.
La novità, oltre che dagli indicatori, è rappresentata dall’Appendice, collegata al testo e non parte a sé, che riporta “volumi ed opuscoli tratti in via esemplificativa – si legge – dalla vasta saggistica interpretativa in lingua italiana sulle vicende terroristiche verificatesi in Italia a partire dagli Anni Sessanta e, secondo taluni autori, con radici risalenti alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale”.
Nell’Appendice l’autore fa una panoramica delle opere, in tutto 91 con riferimenti incrociati ed anche ad altre pubblicazioni, in cui la tematica è il terrorismo in Italia e i rapporti tra Italia e Stati Uniti soprattutto in determinati momenti storici. In numerosi di questi volumi secondo l’autore sono presenti asserzioni considerate ‘disinformative’, in quanto per il prof. Pisano si tratta di “supposizioni, illazioni e accuse prive di fondamento e pertanto non corrispondenti alla realtà”.
Abbiamo rivolto qualche domanda al prof. Pisano per comprendere meglio le ragioni che lo hanno indotto a scrivere il volume.
Prof. Pisano, la struttura e lo svolgimento del suo ultimo libro sono ben chiari. Potrebbe illustrare le motivazioni che l’hanno indotto a controbattere asserzioni assai ricorrenti per quanto riguarda un asserito ruolo di etero-direzione da parte degli Stati Uniti riguardante atti eversivi e terroristici progettati o commessi in Italia in modo particolare durante i cosiddetti “anni di piombo” e, secondo alcuni commentatori, già dall’immediato dopoguerra e oltre gli “anni di piombo”?
Il libro sicuramente nasce dal mio desiderio di contrastare tesi, illazioni e accuse che non collimano con la mia esperienza ed accessi istituzionali che mi hanno permesso di seguire l’impostazione e la condotta degli Stati Uniti in materia di politica estera, nonché di sicurezza nazionale e collettiva, particolarmente con riguardo all’Europa. Fra l’altro, i miei incarichi si sono ripetutamente svolti tanto a Washington, quanto in Germania e in Italia.
Mi sembra che l’impegno riflesso nel suo libro abbracci anche motivazioni personali.
Certo. Avendo prestato servizio nelle forze armate degli Stati Uniti come ufficiale di Polizia Militare e di Stato Maggiore e avendo svolto incarichi per il Congresso, ovvero il parlamento federale, e per il Dipartimento di Stato, ovvero il dicastero per gli affari esteri, mi sono sentito indirettamente investito dalle illazioni ed accuse mosse da saggisti e commentatori citati nel libro.
Sbaglio o il suo libro ripercorre, altresì, notevoli periodi della sua vita?
Si, nel senso che quanto discusso nel libro coincide con un periodo il cui inizio risale alla mia nascita. Per di più, questo mio saggio fatalmente tratta vari aspetti della conflittualità non convenzionale, dell’intelligence, della strategia, della Guerra Fredda e della politica italiana e statunitense, temi che ho cronologicamente vissuto e che mi hanno, altresì, professionalmente impegnato a livello istituzionale e accademico e dato la possibilità di venire in contatto con una serie di personaggi.
Quale fine auspica di raggiungere con questo libro?
Come ho indicato nell’introduzione, non posso realisticamente aspirare a mutare le convinzioni di coloro che equiparano certi teoremi a dogmi. Spero, invece, che in futuro quando qualcuno vorrà rivisitare l’era e gli argomenti trattati nel libro abbia a disposizione non solo le tesi complottiste altrove esposte, ma anche il mio modesto contributo.