(di Roberto Falaschi) – Nel recente incontro in Francia, il Presidente francese Macron e quello degli Stati Uniti Trump hanno discusso del controverso accordo di Parigi COP21.
Dalle notizie apparse sui mass-media sembra che gli Stati Uniti abbiano una qualche intenzione di ritornare, almeno in parte, sulla controversa decisione di denunciare l’accordo in questione, che comunque non hanno ratificato pur avendolo firmato.
Non è dato sapere al momento in quali misure possano concretizzarsi le dichiarazioni del Presidente Trump.
Tuttavia malgrado il gran battage su questo accordo relativo al clima, non si riesce a comprendere a cosa veramente dovrebbe condurre, oltre a limitare entro il 2100 un innalzamento della temperatura terrestre media a due gradi centigradi.
E poi? La temperatura terrestre rimarrà costante ed immutabile per il futuro?
Alla luce delle conoscenze attuali la temperatura terrestre nel corso dei millenni è costantemente cambiata con cicli di approssimativamente centomila anni con cicli minori all’interno di questi spazi temporali, e la prevalenza è sempre stata per periodi di glaciazione. Dall’era storica, che guarda caso comincia successivamente al termine dell’ultima glaciazione, si possono leggere scritti che attestano periodi nel corso dei quali le temperature erano basse ed altri con temperature calde ed insopportabili.
Ciò appare dai geroglifici egizi così come dagli scritti degli storici latini i quali attestano che la temperatura era terribilmente fredda, anche talvolta con il Tevere ghiacciato, mentre in altre epoche era di un caldo afoso con un altissimo tasso di umidità. Non è per esempio difficile notare come delle statue mostrino personaggi rappresentati vestiti di un semplice “straccetto”.
I secoli bui del medioevo corrispondono ad un periodo freddo, mentre il risorgere della civilizzazione lo si ha a partire dal X secolo con il massimo splendore nel XIII secolo che poi porterà al Rinascimento italiano, e non solo.
A seguire, a partire dalla metà del XIV secolo inizia quella che viene definita la “piccola glaciazione” che si annuncia con le grandi pestilenze del trecento e che termina con la seconda metà del XIX secolo. Attualmente, con alti e bassi, abbiamo la fortuna di vivere in un periodo caldo. Credo che a nessuno farebbe piacere vedere il Tamigi gelato o così parimenti il Mare del Nord. Ad esempio la cavalleria francese nel 1797 catturò la flotta olandese…bloccata da uno strato di ghiaccio così spesso da potervici portare interi reparti e l’artiglieria.
Degli elementi che indicano la temperatura terrestre di un periodo possono essere la moda, così come le pitture. E’ evidente come attualmente il solo pensiero di indossare una gorgiera farebbe inorridire, ed è alquanto ipotetico trovare un quadro del seicento con un cielo azzurro e privo di cupi nuvoloni.
Non è comprensibile, a rigore di logica e con dati alla mano, la strenua lotta al CO2 quale elemento catastrofico ad effetto serra, che in effetti ha, ma in misura molto poco rilevante rispetto al vero elemento che trattiene il calore terrestre che è costituito dal manto nuvoloso. In piccolo chiunque lo può sperimentare in zone desertiche con l’enorme sbalzo di temperatura tra il giorno e la notte per l’assenza di nuvole.
I carotaggi hanno altresì mostrato ere nelle quali la temperatura terrestre era inferiore all’attuale pur con un tasso di anidride carbonica molto più elevato di quanto non sia attualmente. Se bruciare combustibili fossili libera CO2 nell’atmosfera, è pur vero che una volta le piante che sono divenute combustibili hanno assorbito quell’elemento che era nell’aria. Magari in un’epoca glaciale.
L’equazione è anche stata nei millenni più CO2 più piante (quantità e taglia) e quindi più cibo per gli animali e pertanto una fauna più abbondante (da cui le grandi dimensioni anche per più ossigeno). Non sembra una disdetta avere nell’aria più CO2 che contribuisca ad un’agricoltura sempre più rigogliosa e quindi più cibo per un’umanità in costante crescita. Bloccare la CO2 sembra maggiormente un’operazione masochistica ad alto costo, che un beneficio.
Naturalmente è bene non confondere il clima con la salutare lotta all’inquinamento che purtroppo i mass-media hanno la grave tendenza a non scindere facendo criminalmente “di tutta l’erba un gran fascio”.
Si chiama cattiva informazione o, peggio, disinformazione per l’interesse di pochi a danno di tantissimi. Deve anche restare inteso che il compito di mantenere pulito e vivibile l’ambiente deve essere condotto in maniera tecnica su basi scientifiche e non ideologiche, come purtroppo spesso avviene, anche in questo caso a beneficio di alcuni ed a scapito di tanti.
Quanti scienziati di valore vengono emarginati per sostenere quanto riportato sopra!
La questione adesso è vedere quali saranno le prossime mosse degli Stati Uniti e se andranno nella direzione corretta.