(di Roberto Falaschi) – Una festa nazionale rappresenta un fattore unitario in un paese, commemora un evento epocale o un fatto di particolare importanza nella sua storia, come ad esempio in Italia il 4 novembre che ricorda una guerra vinta con grandi sacrifici di tutta la collettività ed anche la riunificazione dell’Italia dopo millecinquecento anni di frammentazione.
Da settanta anni in Italia si celebra il 25 aprile quale giornata della fine della guerra e della liberazione, esaltando il prevalere di una parte di italiani su un’altra. Sicuramente, come è evidente e come appare da tutti i discorsi commemorativi, non si tratta di un fattore unificante.
Per quanto attiene alla fine della guerra, questa in Europa terminò l’8 maggio, mentre in Italia in base agli accordi stipulati tra forze tedesche ed alleate il 2 maggio, ossia una settimana dopo il 25 aprile. Al contempo, anche se rappresentò la sconfitta del fascismo e la fine della R.S.I., non consistette proprio nella liberazione del nostro Paese che invece vide in quei giorni completare quell’occupazione del nostro territorio iniziata il 10 luglio 1943 con lo sbarco a Gela.
Per rendersi conto di quanto gli Alleati intendessero “liberare l’Italia” basta andarsi a leggere il Trattato di pace firmato nel febbraio del 1947 come si evince dal link di seguito contenete anche una serie di commenti.
https://it.search.yahoo.com/search?ei=utf-8&fr=slv1-yie11&p=testo%20italiano%20del%20trattato%20di%20pace%20firmato%20a%20parigi%20nel%201947%20tra%20italia%20e%20alleati&type=
Peraltro in nessun documento degli Alleati si parla di liberazione e che tale non fosse il loro intento lo dimostrarono e scrissero chiaramente. Basti citare a tal proposito l’imposizione della resa incondizionata.
Inoltre, questa celebrazione pone in risalto un elemento separante nel sentire degli italiani e cioè la circostanza che a compiere la “cacciata dei tedeschi” ed a sconfiggere la R.S.I. fossero stati i partigiani. Altro elemento di distinzione fra italiani ancora oggi conclamato è l’idea che possano esistere dei cittadini di serie A, ossia gli antifascisti, ed altri di serie B, cioè i militanti della R.S.I..
Per quanto attiene alla capacità dei partigiani di scacciare i tedeschi un “breve” attimo di riflessione permette di comprendere senza ombra di dubbio che la potenza della Germania con il controllo del territorio avrebbe “eliminato” qualsiasi resistenza se non fosse stato per la continua pressione delle truppe alleate che, sia pure con difficoltà, li hanno incalzati fino a scacciarli dal territorio italiano trasformato in campo di battaglia per potenze straniere.
Esattamente come nel XVI secolo l’Italia era diventata il campo di battaglia sul quale si giocavano gli equilibri tra potenze. Comunque, si badi bene, lo scontro non avvenne per liberarci, ma per annientare la potenza del Terzo Reich che, malgrado il blocco navale, creò non pochi problemi alle potenze alla fine vincitrici.
E’ quindi patetico, insisto, sostenere che pochi partigiani scarsamente armati avrebbero potuto preoccupare le truppe tedesche. Inoltre i partigiani in quanto tali andrebbero suddivisi in varie categorie. Da una parte infatti vi furono i “lealisti” che si battevano per il Regno d’Italia e quindi fedeli al giuramento a suo tempo prestato al Re quando, come spesso fu, si trattava di militari delle Regie Forze Armate.
Vi furono poi i partigiani aderenti al Partito Comunista Italiano, diretto da Palmiro Togliatti (nome di “battaglia” Ercole Ercoli) che si battevano contro la R.S.I. ed i tedeschi nel nome della causa comunista di Mosca, ossia combattevano contro il sistema totalitario nazista (Partito Socialista dei Lavoratori Tedeschi) per introdurre nel nostro Paese il sistema, anch’esso totalitario, comunista dei Soviet così come esistenti in U.R.S.S. il tutto asserendo di volere la democrazia in Italia. Yalta e i successivi ordini di Stalin a Togliatti salvarono il Paese da una guerra civile ancora più cruenta di quello che fu nel periodo 1943/1945.
Il P.C.I. nel dopoguerra creò la vulgata, non contrastata dalla D.C., che in Italia si ebbe una liberazione dal nazifascismo ad opera dei partigiani e la storiografia etero diretta dal Partito Comunista che questi fossero “tutti” di stretta fede comunista.
Una realtà che non si può dimenticare se si vuole una correttezza storica è l’enorme apporto del C.L.N. costituito da quanto restava del Regio Esercito e organizzato con grande difficoltà dal governo italiano del sud quasi contro la volontà degli Angloamericani che dubitavano della fedeltà di queste truppe e della loro capacità combattiva. Furono ampiamente smentiti in ambedue i sospetti. I morti italiani nei combattimenti contro la R.S.I. ed i tedeschi nel loro complesso sono stati alquanto numerosi, ma la parte di gran lunga maggiore di queste perdite fu subita dai militari fedeli al Regno che si batterono con coraggio ed abilità, come riconosciuto dagli stessi Alleati.
E’ altresì indubbio che l’apparto delle Regie Forze Armate a fianco degli ex nemici sarebbe stato assai maggiore se questi non avessero voluto evitare che al momento della pace il governo italiano non facesse valere tale contributo.
Nei decenni si è andata sempre più affermando la vulgata della “liberazione dell’Italia” compiuta dai partigiani comunisti falsando e distorcendo gravemente la storia. Ma se i partigiani comunisti hanno sconfitto i tedeschi e annientato la R.S.I. ci si dovrebbe porre il problema del perché il nostro suolo è cosparso di cimiteri di guerra americani, inglesi, polacchi, francesi etc. dove sono sepolte decine di migliaia di salme di giovani di questi paesi. O che fossero venuti tutti contemporaneamente a suicidarsi in Italia? Volevano forse far rivivere l’espressione di Metternich “Italia terra dei Morti”? Sarà!
Forse dopo ben sette decenni sarebbe il caso di contare la storia di quel periodo per quello che realmente fu, eliminando motivi assolutamente obsoleti e fuorvianti di propaganda sinistrorsa. Oppure la sinistra italiana non ha altri motivi di gloria che una storia falsata?
In conclusione la festa del 25 aprile delenda est.
25 APRILE: FESTA DELLA SCONFITTA E DISUNITA’
aprile 24, 2020