(di Roberto Falaschi) – In tutti gli Stati del mondo le feste nazionali rappresentano un qualche fatto di particolare significato per i cittadini e quindi si celebra il ricordo di quell’evento particolare, che può essere l’indipendenza, una guerra vinta, un auspicato cambio di regime. Comunque qualche cosa coinvolgente positivamente tutta la cittadinanza.
In Italia si celebra con grande enfasi il 25 aprile quale festa della liberazione. Però viene spontaneo, anche se politicamente molto poco corretto di porsi alcuni quesiti al riguardo.
Essa sarebbe la festa della liberazione. Liberazione da che o chi se in tale data e per alcun tempo dopo il 25 aprile 1945 l’Italia è stata sottoposta all’occupazione degli Alleati fino al trattato di pace del 1947.
La vulgata storica racconta che gli Alleati erano liberatori. Bene, che mi si mostri almeno un documento con il quale gli invasori si definiscono “liberatori dell’Italia”.
In realtà quella che almeno formalmente, anche se solo formalmente, era libera era la R.S.I.. Lo stato italiano in quanto tale, che all’epoca fu chiamato Regno del Sud, in contrapposizione alla repubblica del nord, si trovava sotto lo stretto controllo delle Forze di Occupazione che, tra l’altro, battevano moneta a loro piacimento (le famigerate Amlire) obbligando la Banca d’Italia a riconoscerne il valore legale a tutti gli effetti.
Stabilito che gli Alleati non furono liberatori, ma occupanti, si tratta di vedere cosa successe tra italiani. E’ semplicemente detto: ci fu una guerra civile tra tre posizioni.
Le truppe del Regio Esercito che, esse si, combattevano se non per liberare il Paese, cosa impossibile date le circostanze, almeno per rendere l’occupazione alleata meno opprimente. Esse si distinsero in numerosi combattimenti conquistandosi la stima degli AngloAmericani.
Vi furono i partigiani così detti “azzurri” o “blu” che si battevano per il Regno d’Italia e spesso erano in lotta con gli altri partigiani, quelli comunisti. Questi ufficialmente agivano per la libertà dell’Italia, ma in quanto etero diretti da Stalin via Ercole Ercoli (Palmiro Togliatti) aspiravano ad una Repubblica socialista di stampo sovietico.
Gli accordi di Yalta resero il loro impegno vano. Mentre i partigiani azzurri agivano quali agenti informatori per il Regno ed affrontavano le truppe della R.S.I. o tedesche in scaramucce, i partigiani rossi compivano anche spesso atti di sabotaggio ed altre azioni che provocarono reazioni di rappresaglia, come le leggi di guerra prevedono.
In tutto questo vi era la X MAS che agiva per conto proprio e principalmente di propria iniziativa contro il X Corpus del Maresciallo Tito che intendeva annettersi parte del territorio italiano, che nel frattempo era stato annesso alla Germania formando l’Adriatiche Kustenland.
Come si vede la situazione fu in quel periodo molto complessa e rappresentò il peggio che l’Italia abbia vissuto.
In aprile 1945 gli Alleati conquistarono tutto il territorio nazionale e la guerra per gli italiani ebbe finalmente fine, salvo alcuni non indifferenti strascichi.
Il 25 aprile vorrebbe quindi rappresentare la gioia che il conflitto terminò. Indubbiamente fu un grande sollievo per i cittadini, ma si pone un problema: considerato che la guerra l’Italia la perse, è il caso di celebrarne la fine?
E’ l’unico stato che celebra una sua sconfitta. Anche le altre popolazioni che si trovarono dalla parte perdente furono felici che l’immane scontro terminasse, ma nessuno ne celebra la fine. Non si è vista la Germania avere come festa nazionale l’8 maggio, giorno della resa e parimenti per il Giappone e tutti gli altri.
L’Italia in maniera anomala festeggia la sconfitta. Ma come la festeggia? Fondamentalmente celebrando quali liberatori quei partigiani che si batterono, anche se generalmente con coraggio, per far diventare l’Italia una dittatura sovietica. Ossia per il passaggio da una dittatura ad un sistema totalitario.
Il trattato di pace, vale la pena leggerlo con tutti i suoi allegati, rese l’Italia una sorta di colonia angloAmericana e tale sarebbe rimasta per lungo tempo se non fosse intervenuto… Stalin quale salvatore.
Ciò pare assurdo, ma in realtà l’avvento della Guerra Fredda fece sì che la Penisola fosse terreno utile per gli ex nemici e quindi le vessatorie clausole del trattato di pace furono progressivamente e abbastanza rapidamente di fatto eliminate.
Alla fine di tutta questa storia resta che dalla sconfitta ci riscattò il nemico. Strano paese l’Italia. Ma resta ancora uno strascico ed è la festa del 25 aprile che ancora in tutti i discorsi ufficiali di prammatica vede contrapposta una parte sconfitta ad una vincente, naturalmente per opera dei partigiani rossi dato che degli altri e del Regio Esercito si sono perse le tracce.
Si attesta quindi di fatto che i partigiani vinsero la Germania in suolo italico, come se i cimiteri di guerra degli Alleati in Italia fossero occupati da giovani che vennero per… suicidarsi.
La vera festa nazionale che dovrebbe primeggiare su tutte è il lunedì 17 marzo 1861 giorno della proclamazione del Regno d’Italia che pose le concrete basi per una riunificazione della penisola dopo 15 secoli di frammentazione. Temo però che lo spirito nazionale ancora non si sia formato e che gli italiani “vogliano” celebrazioni divisive. Purtroppo.