Al Sacrario Italiano di El Alamein, durante la cerimonia ufficiale per il settantesimo anniversario, è stato inaugurato il cippo numero uno del Parco Storico del Campo di Battaglia che è finalmente visitabile. È stato così raggiunto l’ambizioso obiettivo dei ricercatori del Progetto El Alamein condotto in seno all’Università di Padova. (foto sopra un momento della posa del cippo)
A questa impresa hanno collaborato, attraverso accordi formali di cooperazione, anche la Società Italiana di Geografia e Geologia Militare, la testata telematica www.congedatifolgore.com e l’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia.
Si tratta di un percorso storico contrassegnato da 62 cippi memoriali distribuiti lungo la linea del Fronte, divisi in 7 percorsi che portano ad attraversare i luoghi più significativi della battaglia.
Il primo cippo, donato dalla Presidenza della Camera dei Deputati, è stato scoperto come atto finale dell’opera intrapresa in terra egiziana il 20 ottobre dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla presenza delle autorità diplomatiche e militari e della medaglia d’oro al valor militare Gianfranco Paglia.
Il Progetto El Alamein ha come scopo lo studio, la documentazione e la preservazione del fronte della battaglia, oggi minacciato dall’aumento delle attività di sfruttamento petrolifero e dallo sviluppo urbanistico incontrollato del settore costiero.
La salvaguardia del fronte passa attraverso il censimento, la mappatura e il ripristino delle postazioni più significative e, da ottobre, anche attraverso visite organizzate al parco storico.
Sono circa 500 i primi visitatori che nell’ultimo mese si sono potuti recare nel deserto, con mezzi fuoristrada, e che hanno potuto visitare trincee e postazioni riportate alla luce dopo tre anni di lavoro sul campo.
I dati raccolti dai volontari che si recano a proprie spese nel deserto egiziano ogni 60 giorni circa, vengono registrati in forma digitale nel Centro di Documentazione Campagna del Nord Africa dell’Università di Padova, affinché siano disponibili sul web.
Le stesse squadre, accompagnate da un ricercatore dell’Università, ripristinano i luoghi più significativi, individuati attraverso un meticoloso incrocio di dati. Prima della missione, infatti, vengono esaminate ed interpretate le foto aree e le immagini satellitari, la documentazione raccolta presso gli archivi storici italiani e internazionali e le foto dell’epoca. In questo modo l’Università assicura una regolare e coordinata azione di censimento e ripristino.
Ci sono voluti tre anni di lavoro e 266 volontari, che, a proprie spese, hanno compiuto le prime 15 missioni nel deserto egiziano. Ben 1500 le postazioni censite e 450 quelle ripristinate. Sarà a breve pubblicato un Atlante Storico Geografico che agevolerà la visita sul campo.
Il Parco non gode di finanziamenti statali ed è interamente sostenuto dalle sottoscrizioni di singoli donatori.
Chi vuole ripercorrere la storia della Battaglia, sia attraverso la visita di un giorno, o partecipando ad una missione di ricerca vera e propria che dura quattro o cinque giorni, potrà contare sull’organizzazione del progetto El Alamein che opera senza scopo di lucro. Per partecipare alle prossime missioni si possono contattare gli organizzatori tramite i siti web www.siggmi.it o www.congedatifolgore.com.
Pellegrinaggio in occasione del LXX anniversario della battaglia di El Alamein
ottobre 30, 2012