L’attaccamento per la lingua materna e l’amore per la terra natia – l’evidente abbruzzesità – in Gabriele d’Annunzio hanno sempre costituito una componente costante nella sua produzione letteraria.
A lui, Vate della letteratura italiana che “fece dell’Abruzzo la terra della propria fantasia” sarà dedicato il settimo appuntamento della rassegna sui dialetti in programma per mercoledì 22 maggio alle ore 17, a Roma presso la Galleria del Primaticcio di Palazzo Firenze.
L’incontro, in collaborazione con I Parchi Letterari® – Parco d’Annunzio di Anversa degli Abruzzi – vedrà la partecipazione di Licio Di Biase, scrittore e storico pescarese attualmente delegato al Patrimonio storico del Comune di Pescara, con un intervento dal titolo “A Giacumine Acerbe”: D’Annunzio e il suo dialetto, di Giordano Bruno Guerri, Presidente del Vittoriale degli Italiani, e di Daniela Musini, scrittrice dannunziana e attrice.
In occasione dell’appuntamento il Presidente del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri illustrerà al pubblico le iniziative in programma per le celebrazioni del 150° della nascita del Vate.
Nel corso dell’incontro l’attrice e scrittrice Daniela Musini leggerà una selezione di poesie in vernacolo e tre monologhi tratti da La figlia di Iorio, nella versione in dialetto abruzzese di Cesare de Titta, eminente studioso e grande amico del Vate.
Con gli amici pescaresi egli parlava sempre in dialetto abruzzese e alla propria terra si rivolgeva sempre con quella struggente nostalgia che più volte lo spinse a fare di quel mondo di “Pastori” l’ambientazione ideale per molti suoi scritti.
Ispirate all’Abruzzo sono, ad esempio, Le novelle della Pescara, pubblicate nel 1902 – una rielaborazione dei racconti apparsi in Terra vergine (1882) – Il libro delle Vergini (1884) e San Pantaleone (1886). Romanzo d’ispirazione abruzzese è poi il Trionfo della morte, come abruzzesi sono le tragedie La figlia di Iorio (1904) e La Fiaccola sotto il moggio (1905); di queste opere, però, la critica nazionale e internazionale si è a lungo ed ampiamente occupata, trascurando quella produzione minore che ha visto il Vate impegnato nella stesura di componimenti in dialetto abruzzese, tra cui molti sonetti, non compresi nell’Opera omnia e, pertanto, rimasti perlopiù sconosciuti.
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giugno 22, 2013