Dal 16 settembre al 30 ottobre si terrà a Rovereto, in provincia di Trento, la mostra fotografica “Balcani, vent’anni dopo. 1991 – 2011” di Livio Senigalliesi.
La mostra è promossa da Osservatorio Balcani e Caucaso, nell’ambito di RoveretoImmagini 2011, in collaborazione con Museo Storico Italiano della Guerra, Associazione Paspartù e Associazione ADL Zavidovići e con il sostegno della Regione Trentino-Südtirol.
La mostra fotografica si terrà al Museo Storico Italiano della Guerra fino al 30 ottobre.
La foto di presentazione della mostra è stata scattata da Senigalliesi il 18 marzo 1996, a Grbavica/Sarajevo: nazionalisti serbi hanno dato fuoco all’appartamento in cui viveva una famiglia mista affinché nessuno rimanesse a Grbavica e tutti dovessero fuggire a nord. Balcani.
Nel 20° anniversario dell’inizio della violenta dissoluzione jugoslava, la mostra invita a non dimenticare quel che avvenne dall’altra parte dell’Adriatico e propone una chiave di lettura sugli sviluppi e le contraddizioni che oggi stanno trasformando questa parte d’Europa.
Livio Senigalliesi inizia la carriera di fotogiornalista nei primi anni ‘80 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana, le lotte operaie e studentesche, l’immigrazione, l’emarginazione, i problemi del sud, la lotta alla mafia.
Dopo anni di militanza nel collettivo del quotidiano il Manifesto, alla fine degli anni ‘80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.
La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato su fronti caldi come il Medio Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell’Unione Sovietica.
Ha seguito tutte la fasi del conflitto nell’ex Jugoslavia e dalla fine delle ostilità ha iniziato un ampio lavoro di documentazione sui problemi del dopoguerra.
Ha lavorato in Palestina, Cipro, Afghanistan, Iraq, Kashmir, Mozambico, Sudan, Congo, Ruanda, Nord-Uganda, Caucaso, Guatemala e Libano.
Da alcuni anni porta avanti un progetto dedicato alle vittime civili dei conflitti e collabora con il Photo-desk dell’Unhcr, con l’Ufficio della Cooperazione Italiana e con numerose Ong italiane e straniere.
I drammatici reportage dal Kosovo, frutto di una lunga permanenza nella tormentata regione balcanica, sono valsi all’autore la nomination per il prestigioso “Bayeux War Correspondents Award ‘98”. Nel 2006 gli è stato conferito il Premio Antonio Russo per il reportage di guerra.
Fonte www.balcanicaucaso.org