(di Roberto Falaschi) – Recentemente è tornato prepotentemente alla ribalta il caso dell’Ucraina e della sua scelta di adesione all’Unione Europea alla quale si oppone la Russia, ciò che apparentemente sembra un’ingerenza nelle questioni interne di uno stato indipendente, malgrado la cospicua quantità di ucraini di nazionalità russa.
In realtà la questione va vista “sub specie” scontro fra potenze imperialiste e timori d’accerchiamento da parte di un enorme paese praticamente privo di accessi al mare navigabili tutto l’anno e per di più controllati da possibili rivali nel contesto geopolitico.
Per quest’ultimo fattore è sufficiente una semplice occhiata ad una carta geografica per rilevare come la Russia sia un gigante continentale privo di mare libero, ciò che, la storia insegna, la rende particolarmente vulnerabile ad eventuali assedi strategici, ma soprattutto le impedisce di sviluppare tutte le sue potenzialità di grande potenza ed economiche.
Fin da quando la Russia Zarista ha cominciato ad affacciarsi nel contesto europeo nel XVII secolo si è sempre più scontrata con le Grandi Potenze del tempo ed in principal modo con il Regno Unito, sia in Africa, sia, soprattutto, nel “grande gioco” nell’area afghano-pachistana e con l’Impero Ottomano. Entrambi gli Stati le precludevano l’accesso all’Oceano Indiano ed al Mediterraneo.
Crollato l’Impero Ottomano con la Grande Guerra e declassate le potenze europee in conseguenza dei due conflitti mondiali, la Russia si è vista ostacolata nelle sue aspirazioni da un “nuovo giocatore”, gli Stati Uniti d’America entrati nel novero delle grandi potenze nell’arco della prima meta del novecento con anche una grande e poderosa Marina Militare in grado di controllare tutti i mari. Non necessitava altro per risvegliare il complesso dello “stato assediato” dei russi. Ciò dette origine alla “Guerra Fredda” nel corso della quale la Russia si servì dell’ideologia comunista per minare dall’interno il principale avversario ed i suoi alleati occidentali. Stante le capacità distruttive degli armamenti moderni lo scontro “caldo” si svolse unicamente nelle periferie, come ora avviene in Ucraina, ossia in aree geografiche eccentriche senza impegnare fisicamente e direttamente i contendenti principali.
Finalmente il sistema economico adottato su base comunista portò al fallimento dello Stato Sovietico. Ciò indusse ingenui osservatori, evidentemente ignari del passato seppur storici, addirittura ad ipotizzare la “fine della storia” in quanto oramai tutto sistemato.
In realtà la Russia, pur crollata economicamente, restava sempre un grande stato con tutte le caratteristiche per essere una grande potenza, ossia vasta superficie, numerosa popolazione ed immense risorse minerarie con un valido capitale scientifico e tecnico. Pertanto la rivalità U.S.A./U.R.S.S. si è semplicemente mutata in rivalità U.S.A./RUSSIA, seppur con parzialmente differenti modalità.
Se da una parte gli Stati Uniti cercano, sia direttamente, sia attraverso i suoi alleati, di scalzare l’influenza russa in Europa Orientale e nel Caucaso, dall’altra la Russia dispiega tutte le sue energie per ostacolarli.
Immediatamente dopo il crollo l’U.R.S.S. ha dovuto accettare obtorto collo l’erosione di influenza ai suoi confini occidentali e meridionali vedendo alcuni suoi ex alleati assorbiti dall’Unione europea e dalla NATO, appena la ripresa economica lo ha consentito ha opposto resistenza allo spostamento politico ed economico verso occidente dei paesi suoi confinanti.
Ciò spiega nella sua essenza la situazione attuale del “caso ucraino” che come si vede è uno scontro tra le due Grandi Potenze interessate ad influenzare l’area di confine tra gli alleati degli S.U. e quelli della Russia. Detto confine è mobile e si sposta in relazione all’equilibrio momentaneo politico ed economico dei due “Grandi Giocatori”.
L’Unione Europea in questa partita è solamente un “giocatore” prestigioso con un grande passato, ma senza alcun potere presente ed anzi sottoposto al ricatto energetico per una sostanziale disunione e per non aver sviluppato sufficientemente l’energia nucleare che le consentirebbe una maggiore libertà d’azione, soprattutto ora che il Medio Oriente ed il Nord Africa attraversano un periodo di rinnovata instabilità rendendo l’approvvigionamento energetico alquanto aleatorio. L’opposizione delle popolazioni occidentali è un lascito della propaganda della Guerra Fredda che giova tutt’ora alla Russia.
Che poi se la situazione Nordafricana e Mediorientale si è deteriorata, l’Europa deve solo biasimare se stessa, a partire dalla sciagurata guerra a Gheddafi e l’appoggio incosciente ai movimenti “democratici” capeggiati da estremisti islamici, tutt’ora intenti a portare avanti la jihad, o guerra santa.
Questa viene combattuta tanto con atti terroristici, quanto con un’immigrazione massiccia nei paesi europei dove gli islamici hanno già creato enclaves ove di fatto vige la sharia. In più dato il rapido espandersi di queste zone possiamo essere certi che fra pochi decenni costituiranno maggioranze parlamentari con le conseguenze che possiamo ben immaginare.
Peraltro non perdono occasione di sostenere “vi invaderemo con l’utero delle nostre donne, vi conquisteremo con le vostre leggi e vi governeremo con le nostre”. Il quesito riguardante questo aspetto della politica europea è se i singoli stati e L’U.E. sapranno arginare questo flusso con una qualche forma di Lepanto o Vienna oppure prevarrà l’istinto suicida del lasciar fare. Quien sabe.
Ora, se da un lato la questione Ucraina si pone come la prosecuzione dell’imperialismo delle solite due grandi potenze, dall’altro vi è da considerare quali siano gli effettivi interessi europei e quanto convenga schierarsi con uno dei contendente e quanto piuttosto non sia maggiormente vantaggioso mantenere una posizione che consenta di essere con i russi per la questione jihadista, oltre che energetica, e con gli americani relativamente ad altri fattori soprattutto militari ed economici.
Certo non è un equilibrio facile che la geografia impone all’Europa, ma sicuramente una maggiore coesione tra i suoi membri e più intelligenti politiche di Bruxelles negli affari interni gioverebbero grandemente agli interessi di questa propaggine estrema del continente asiatico che si chiama pomposamente “Continente Europa”. Uno sguardo alla carta geografica rende chiaramente l’idea.
Ritornando al passato possiamo osservare che tutte le invasioni provenienti da oriente si sono fermate ai confini dell’Europa, perfino l’Impero creato da Genghis Kahn si è dovuto arrestare malgrado la sua superiorità militare. Non fu certo merito degli europei se ciò si verificò, ma della geografia. Infatti i popoli orientali arrivavano con enormi quantità di cavalcature, animali da traino e da macello che in Europa non trovavano… erba! Sia però ben evidente nella mente dei politici europei che la tecnologia moderna ha reso questa barriera inesistente e che la questione ucraina si inserisce in un contesto dove la Russia rappresenta e capeggia i popoli orientali che cercano uno sbocco nel Mediterraneo, da cui anche l’importanza della Crimea e di altre città litoranee dell’Ucraina, così come delle popolazioni slave, delle quali la Russia si è sempre dichiarata protettrice.
Cinicamente, ma come realpolitik, poco deve interessare la democrazia ucraina, ma molto la salvaguardia delle terre occidentali da ingerenze orientali. La domanda da porsi con preoccupazione è se l’U.E. nel suo insieme ed i singoli stati sapranno gestire questa crisi nel loro interesse al di fuori di principi teorici, o se la capacità di governo decisionista russa potrà prevalere, anche in considerazione di una presidenza U.S.A. a dir poco traballante ed incapace di una visione pratica della situazione geopolitica mondiale, dato che la questione ucraina non si gioca solo localmente, ma in una grande parte dell’Asia, del Medio Oriente e del Nordafrica.
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