(di Roberto Falaschi) – Stando ai fatti di cronaca sembra che l’Italia sia recentemente entrata in guerra con la Francia e l’abbia persa così rapidamente che noi cittadini non ce ne siamo neppure accorti.
Sarà sicuramente citata nelle accademie militari quale classico esempio di “guerra lampo”. Se non ci siamo accorti dello stato di belligeranza è però con sorpresa che lo ha constatato il comandante del peschereccio “Mina”, che il 13 gennaio 2016 è stato condotto nel porto di Nizza in stato di fermo per aver pescato in acque territoriali francesi, mentre secondo le carte nautiche e quindi in perfetta buona fede, stava lavorando in quelle italiane.
Sembra che anche diverse imbarcazioni italiane nelle acque tra la Sardegna e la Corsica abbiano ricevuto, con grande stupore, ingiunzioni ad allontanarsi mentre si credevano in acque italiane, così come era sempre stato.
Questi episodi hanno fatto venire alla luce una delle conseguenze di quello che per il momento può essere definito il trattato di pace clandestino tra Francia ed Italia che prevede la cessione di acque territoriali al “vincitore”.
Venuto alla luce il fatto, come immancabilmente doveva accadere, si è scoperto che il 21 marzo 2015, cioè undici mesi fa, fu firmato un accordo dai Ministri degli Esteri Gentiloni e Fabius con il quale si cedono ai vicini tratti di mare in Liguria e Sardegna.
In linea di principio si possono cedere parti di territorio al fine di rettificare confini non più validi e spesso ciò avvenne con la Francia, ma sempre modifiche prevedenti uno scambio per razionalizzare la spartizione del territorio e non “in cambio di nulla” come appare in questo caso. Oppure abbiamo ottenuto compensi per tali alienazioni nazionali?
Sarebbe opportuno che i cittadini italiani ne venissero a conoscenza così come appare intrigante che il Parlamento non ne sia stato investito in tutto questo tempo. In fondo si tratta di cessione di sovranità su parte del territorio, ancorché… liquido.
Poiché tale circostanza ha formato oggetto di interrogazione parlamentare, sarebbe il caso che l’accordo del 21 marzo 2015 Italia/Francia venisse tempestivamente discusso dai Rappresentanti del Popolo Italiano esaminando attentamente le clausole per appurare se è utile alla Nazione e se del caso non approvarlo.
E’ altresì da aggiungere e certo non a margine della questione, del perché la nostra burocrazia, quindi l’Italia, abbia tralasciato di informare i naviganti ed aggiornare le carte nautiche.
Era proprio necessaria questa brutta figura?
Mi viene da pensare con tristezza agli sghignazzamenti dei francesi nel tradurre a Nizza il “Mina”.
“Ahi serva Italia” scriveva Dante Alighieri…