Il muro ha rappresentato una barriera fisica che ha separato l’Occidente dai Paesi del blocco comunista dal 1961 al 1989. Costruito dal Governo della repubblica Democratica Tedesca a partire dal 13 Agosto 1961, divideva Berlino Ovest dal resto del Paese. I paesi dell’Est affermavano con convinzione che il muro era stato eretto per proteggere la popolazione da elementi fascisti che cospiravano per impedire “la volontà del popolo” nella costruzione dello stato socialista nella Germania dell’Est (Antifaschistischer Schutzwall). In realtà, il muro serviva ad impedire la massiccia emigrazione, nonché le numerose defezioni che hanno caratterizzato tutto il periodo della guerra fredda.
Nel 1989, una serie di cambiamenti radicali sono intervenuti nel blocco orientale e il governo annunciò il 9 novembre 1989 che i cittadini della DDR si sarebbero potuti recare nella confinante Germania Federale. Folle di tedeschi salirono sul muro e si ricongiunsero con i loro concittadini a Berlino in una atmosfera gioiosa, talvolta euforica.
Per ricordare quel periodo storico abbiamo intervistato Michael Groza, un ex capitano dell’aeronautica romena ai tempi del regime. Michael, un nome di fantasia, é una persona solare e piena di vita, forte anche delle sue scelte coraggiose operate nel passato; ha accettato con estremo piacere, anzi trasporto, di farsi intervistare a condizione di non vedere pubblicato il suo nome e la sua immagine.
Michael, infatti, é stato condannato a 9 anni di carcere in contumacia da un tribunale militare rumeno perché disertore. Un decreto presidenziale di amnistia é poi intervenuto restituendogli l’onore perduto, oltre che la pensione. Ora é un cittadino francese e vive serenamente con la propria famiglia a Parigi.
Quale era il tuo incarico quando eri in servizio?
Ero un pilota di caccia dell’Aeronautica militare, pilotavo i Mig 25.
Ti sei mai trovato in un combattimento reale?
Eravamo costantemente in elevato stato di prontezza e decollavamo al minimo sospetto di minaccia, ma non mi sono mai trovato nella circostanza di aprire il fuoco su un obiettivo reale.
Facevamo numerose esercitazioni in Crimea ma sempre in combattimenti simulati.
Come erano le tue condizioni di vita?
Eravamo dei privilegiati. La popolazione era in miseria, ma i militari stavano relativamente bene.
Certo, le forze armate erano sempre in conflitto con i membri della Securitate che dipendevano dal Ministero degli Interni. Ce ne erano anche nella mia base. Loro si che erano veramente privilegiati.
Il vostro rapporto con i militari russi?
Collaboravamo molto con loro. I russi! Sono sempre gli stessi: per niente cortesi…
Cosa ti ha portato a lasciare il tuo Paese?
Andavo in Russia e vi erano evidenti segnali di quello che stava accadendo. Non si sapeva quello che in un anno sarebbe accaduto, ma il sistema si stava disgregando in maniera evidente.
Nel 1988, ho deciso di scappare e con il mio aereo sono atterrato in Turchia in una base americana.
Inizialmente erano sospettosi e non mi hanno certo trattato bene: mi trattavano da spia.
Nel giro di tre mesi sono andato in Francia dove sono stato naturalizzato e dove presto mi ha potuto raggiungere la mia famiglia.
Come descriveresti la situazione politica di quegli anni?
Un periodo storico, una pagina della nostra storia che per fortuna é stata voltata. In Romania non avevamo scelta
Rimpiangi quello che hai fatto?
No, non condividevo il sistema. Certo amo il mio Paese d’origine ma non ci sono più tornato.
Hai più volato da quando hai lasciato la Romania?
Certo, adoro volare. Le autorità francesi mi hanno riconosciuto il brevetto e l’attività di volo pregressa. Adesso volo ancora per diletto e ho all’attivo 5800 ore.