(di Gianpaolo Ceprini) – Il mondo politico è in subbuglio. Ma qual’è il motivo di tanta agitazione? La Suprema Corte ha confermato le condanne inflitte dalla Corte d’Appello per frode fiscale al Cavaliere Berlusconi rinviando solo per la rideterminazione degli anni di interdizione dai pubblici uffici. Questa notizia tanto attesa ha risvegliato gli animi dei signori della politica. Alcuni di essi si scoprono i garanti della moralità, altri, che esprimono solo la propria indignazione nel sedere negli stessi scranni con un pregiudicato.
Addirittura c’è chi, da fine giurista, afferma che non si potrà tenere alcuna votazione in quanto ogni atto approvato sarebbe nullo essendo inficiato dalla presenza di un condannato. Non mancano i latrati di chi urla che “La sentenza va rispettata, eseguita e applicata”, peccato che quello stesso soggetto non rispettò i referendum popolari che decidevano che i sindacati non dovevano più prelevare soldi dalle buste paga dei lavoratori. E il Governo? teme la fine dei suoi giorni, tanto che il Presidente Letta si aggrappa al buon senso affinchè “Prevalga l’interesse del Paese sugli interessi di parte”.
Evito riportare le affermazioni degli imputati, e delle “prefiche” di partito , indecorose, pesanti e senza peli sulla lingua. Immediato l’invito alla cautela del Presidente Napolitano che esortando alla calma ricorda che la “Strada maestra è: il rispetto della magistratura”. Nel mentre, lemme lemme, riprende a circolare in sordina la possibilità che venga chiesta la grazia al Capo dello Stato tanto che lo stesso Quirinale se ne esce con una dichiarazione tesa a chiarire che “è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia”. Ergo non esclude che ciò possa accadere. Tutto finirebbe così a tarallucci e vino. Mi sa tanto che anche qui c’è stato un “papello” non rispettato, ed ora?
Nulla, la politica ha la sua farsa da consumare.
Ma tutto questo è ben lungi da ciò che si chiede l’uomo della strada che deve convivere con ben altri problemi, sicuramente diversi, distanti, concreti e veramente esistenziali.
Il Paese è nella morsa di una difficile stasi economica dove la ripresa, solo a chiacchiere, si cerca di farla ripartire. Il Governo con qualche colpo ad immagine cerca di attirare su di se l’attenzione dei cittadini nella speranza che quel poco che fa serva a “fare l’ammuina” e non figuri come l’incapace di turno. Ma cosa può fare con un simile Parlamento: nulla. Purtroppo, però, le fabbriche, costrette ancora a convivere con una serie di difficoltà e sotto l’ignobile ricatto dei sindacati minacciano di chiudere definitivamente rischiando di lasciare senza lavoro ancora altra gente, altri padri di famiglia, mentre sotto i ponti della politica siamo costretti a doverci occupare di problemi sicuramente non esistenziali come quelli di molti Padri di famiglia che debbono fare i conti fino a fine mese. Ma che mondo è questo? un mondo di soggetti che vivono al di fuori dei problemi della moltitudine e con i quali personalmente non si ha più voglia di averci nulla a che fare.
E è ben chiaro, con questo clima non ci saranno riforme, ma solo un gran caos fatto di ricatti e veti incrociati dal quale non si sa come uscirne.
Si fa un gran parlare di morale, ma quale? la loro? no, certamente. Sono anni ormai che ci dibattiamo in queste incertezze, nelle quali le istituzioni non fanno che perdere terreno sbiadendo ancora di più quei requisiti di irreprensibilità che il ruolo di parlamentare o di leader di governo o di giudice dovrebbero rappresentare.
Ma questi esempi che quotidianamente ci vengono dati non fanno che alimentare nel cittadino il convincimento che certi atteggiamenti sono ammissibili. Certo, tutto ciò non fa che alimentare quel sentimento di totale anarchia, quella voglia di non rispettare le leggi, quella amoralità latente che sempre più fa parte del modo di vivere, e che rischiano di trasformarsi in comportamenti costanti che trovano la legittimazione proprio nel modo di fare politica dei nostri rappresentanti.
Comportamenti che non possono essere ascritti solo a questo o quel deputato ma all’intero sistema politico ormai degenerato al punto che non solo è lontano dalle vere esigenze della società ma dai valori che la dovrebbero rappresentare, quei valori sui quali si deve fondare la società se vuole vivere in armonia non solo con se stessa ma in quel contesto allargato che noi chiamiamo Europa.
Nessuno di loro può invocare la questione morale.
I partiti sono da tempo diventati delle società d’affari che gestiscono, al di fuori di ogni controllo, interessi economici nel commercio, nei servizi, nelle banche, nelle imprese di Stato e private. Nella gara che li contrappone, come gangs in perenne duello per il controllo del territorio (cioè per non perdere seggi, posti dirigenziali, poltrone nella miriade di enti creati appunto per generare la nuova classe burocratica) si sono dotati di palazzi, di strutture faraoniche, di quadri degni di un’industria, di budgets pubblicitari, di fondi neri, per alimentare tutto questo hanno creato l’impresa di Stato, in perenne passivo, favorito l’impresa consociata politicamente (che è privata, ma paga tangenti in cambio di appalti e di cassa d’integrazione) e il sistema clientelare grazie al quale se volete un posto di lavoro dovete avere un santo nel partito.
Tutto iniziò nel 1953 con la legge truffa, scandalo dei petroli, quello delle banane, delle lenzuola d’oro fino ad arrivare a tangentopoli, dove si pensava che avremmo arrestato il sistema della corruzione, poi scandalo dopo scandalo, arresto dopo arresto, siamo a questa sentenza, discutibile ma pur sempre una sentenza di terzo grado. Cosa si inventeranno ora per proseguire?
Da sessant’anni il popolo ha dovuto accettare tutto questo, con fatalismo e rassegnazione, l’importante per la sinistra era celebrare la Resistenza. Ma quale resistenza? la sola che vedo è quella che abbiamo per resistere a questo dilagante malaffare. E a destra? Ahimè, i ricordi si perdono a Montecarlo.
E’ tempo dunque che i partiti vadano riportati alla loro perduta funzione di catalizzatori di uomini, di ideali e di programmi. Occorre distruggere il partito-padre-padrone fatto di quegli uomini che sono pronti a tutto per “farci sognare” con le scalate alle banche, vogliamo ridare vita ai partiti dei cittadini, a una vita fatta di regole e di moralità. Vogliamo un Parlamento di poche persone che sanno fare l’interesse dei cittadini.
Vogliamo che il pensionato possa godersi la sua meritata pensione e non suicidarsi perché gli sottrarranno la casa riscattata dopo anni di sacrifici grazie a quell’infernale Equitalia di prodiana invenzione.
Vogliamo che i nostri figli abbiano un futuro, che possano imparare e studiare, che siano dei tecnici, dei professionisti, che abbiano un lavoro ed imparino a competere lealmente e che vadano avanti i migliori e non che i migliori siano costretti ad emigrare perchè non hanno posto in un mondo di soli raccomandati.
Ora che tutto è stato travolto, ideologie, Patria, Dio, Famiglia, studio, lavoro, non ci rimane che guardare dentro noi stessi per ricercare nella nostra memoria quei valori essenziali che ci sono stati insegnati ma anche la forza per dissociarci da questa continua immoralità che ci allontana privandoci del diritto ad una convivenza per la difesa del bene comune.
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