(di Clara Salpietro) – La più antica attività di ricerca delle informazioni – incentrata sui contatti umani, sulle abilità e capacità di una persona nell’instaurare relazioni, nel confrontarsi e rapportarsi con realtà diverse – è la HUMINT.
La Humint, da HUMan INTelligence, cioè ricerca informativa condotta tramite fonti umane, è la “costola” dalla quale è stata generata l’Intelligence, ma di questa attività si sa ben poco.
Per capire meglio come senza la Humint è difficile, se non impossibile, conseguire vantaggi sugli avversari, bisogna leggere il libro “Humint…Questa sconosciuta”, di Claudio Masci e Luciano Piacentini (Rubbettino Editore, 2014).
I due autori hanno vissuto da dentro l’intelligence, avendo svolto attività ad alto livello sia di analisi che operative.
Nel volume, che ha visto la luce dopo circa tre anni e mezzo di lavoro, oltre ad una analisi approfondita sul ruolo e sui requisiti degli operatori dei servizi informativi, alcuni episodi delineano le vicende dell’Intelligence attraverso i secoli, dagli antichi egizi ai giorni nostri, sottolineando come la Humint costituisca la Funzione Informativa più antica che esista. Sono inoltre approfonditi gli aspetti riguardanti la figura e il ruolo dell’“Agente segreto”, la cui professionalità si deve basare sul rispetto delle regole ed elevati requisiti morali.
La Humint ha come obiettivo quello di creare una rete di contatti volta ad assicurare un flusso di informazioni, al fine di controllare e neutralizzare le iniziative avversarie per mezzo di un sistema difensivo di “counter-intelligence” (controspionaggio). Agisce, in sintesi, a favore della Sicurezza Nazionale e, a tal proposito, il fattore informativo umano costituisce la ‘conditio sine qua non’ del successo.
La premessa del libro si apre con la significativa frase: “La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre” (Albert Einstein), poche parole che indicano come sia importante una formazione di base da affinare sempre più anche con l’esperienza, la conoscenza delle lingue e di strumenti tecnologici e informatici sempre più avanzati. La prefazione è della professoressa Maria Luisa Bassi, docente presso la LUSPIO a Roma.
Per capire come sia importante la Humint in un mondo come quello di oggi globalizzato e sempre più alle prese con le nuove sfide quali quelle della cyber security, abbiamo intervistato il Generale Luciano Piacentini, che ha svolto in particolare peculiari incarichi in diverse aree del continente asiatico, il quale con competenza ci illustra i punti salienti di questa attività di Intelligence.
“La Humint – esordisce il Generale Piacentini – è il secondo mestiere più vecchio del mondo. Fino all’avvento e all’evoluzione della tecnologia, la Humint è sempre stata la prima ed unica funzione di Intelligence. Con la scoperta di apparati e strumentazioni utili a fini informativi, come il telegrafo prima e il telefono dopo, è stata data vita alla funzione dell’Intelligence tecnologica. Questo vuol dire che tramite il telegrafo e il telefono si poteva spiare e sapere cosa si dicessero due persone o due avversari, senza che loro ne fossero a conoscenza. A queste due scoperte ne sono seguite altre, ad esempio la macchina fotografica, il radar, il sonar, e quindi la componente tecnologica ha assunto sempre più importanza”.
“L’intelligence tecnologica è progressivamente cresciuta – aggiunge – fino ad arrivare al dopo seconda guerra mondiale quando si sono costituiti i due blocchi: quello Atlantico e quello Sovietico. Fin dall’inizio del confronto bipolare la Humint ha assunto progressivamente la veste di Cenerentola, mentre la Sigint (Signals intelligence) e l’Imint (Imagery Intelligence) hanno acquisito sempre più importanza. La Humint però non ha ceduto alle altre forme di Intelligence le sue prerogative, cioè conoscere le reali intenzioni dell’avversario. Un esempio a tal proposito è stata la crisi cubana del 1962, che vide contrapposti USA e URSS a causa dello spiegamento a Cuba di missili nucleari sovietici. La crisi si è risolta con l’istituzione del cosiddetto ‘telefono rosso‘ tra il premier dell’Unione Sovietica Nikita Chruščëv e il Presidente degli Stati Uniti d’America John Kennedy. In quel caso è intervenuta la Humint che, con la mediazione di ‘fiduciari’ da una parte e dall’altra, ha aperto e mantenuto un dialogo fra i vertici delle due superpotenze, arrivando così ad una soluzione. Questo esempio mostra come sia sempre l’uomo che viene fuori. Da allora le scoperte tecnologiche hanno avuto un’accelerazione, sono apparsi sulla scena i satelliti, il computer e i missili per portare in orbita i satelliti. Un incremento quindi della tecnologia, la quale era più richiesta della Humint in virtù del fattore tempo”.
“Con la scoperta di queste tecnologie – prosegue il generale Piacentini -, con l’avvento degli aerei prima ad elica e poi a reazione, con la creazione dei due blocchi Atlantico e Sovietico, con l’avvento dei missili a testata nucleare da una parte e dall’altra, è chiaro che il fattore tempo per l’acquisizione delle informazioni assumeva un’importanza fondamentale. Questo vuol dire che agli inizi l’informazione aveva dei tempi pressoché incomprimibili. Tenga conto che inizialmente il conflitto avveniva su un campo di battaglia cioè in un’area che aveva due dimensioni: lunghezza e larghezza. Se l’informazione arrivava dopo uno o due mesi non era un problema. Con l’avvento dell’areo è stata introdotta la terza dimensione: l’altezza. Ne é derivata l’esigenza di una informazione in tempi più contratti rispetto a prima. Dal 1950 in poi, infatti, a fronte di un graduale incremento delle esigenze informative, si registra una contestuale diminuzione del tempo necessario per raccoglierle, elaborarle e trasformarle in prodotto Intelligence. Pertanto a causa della tecnologia i tempi si sono contratti sempre più fino ad arrivare ad oggi ove l’informazione deve essere ‘near real time‘. La Humint, funzione Intelligence che si basa sulla componente umana, necessita della fonte/agente che ricerchi le informazioni e, attraverso un ciclo Intelligence, le fornisca ad un decisore politico. Una volta acquisita, l’informazione viene analizzata e quindi convertita in Intelligence, cioè caratterizzata da capacità previsionale: l’informazione a sé stante e non analizzata, oppure un dato grezzo, sono carenti/privi di capacità previsionale. Per tali motivi la Humint – che per la sua peculiarità esige tempi non ridotti – è stata relegata al ruolo di Cenerentola”.
Può spiegare meglio le tre dimensioni?
La tutela della Sicurezza Nazionale costituisce la missione primaria e riconosciuta delle Agenzie di Intelligence in ogni Paese e le dimensioni della Sicurezza Nazionale stessa si identificano nell’ambito entro il quale opera la sovranità di ciascun soggetto statale. In sostanza si tratta del territorio costituito dallo spazio terrestre – superficie e sottosuolo, e acque territoriali – nonché lo spazio aereo sovrastante con la comparsa dell’aviazione civile e soprattutto militare. L’altezza è rappresentata dall’atmosfera terrestre: se, ad esempio, aerei non nazionali non identificati arrivano nel nostro spazio areo nazionale, essi possono costituire una minaccia tale da far decollare aerei militari (intercettori) italiani ai fini del controllo di detti aerei “intrusi”.
Cos’è cambiato con la globalizzazione?
Con la globalizzazione viene detto che i confini non ci sono più e questo influisce anche sull’Intelligence. Nel concetto dell’evoluzione ci sono altre due dimensioni, peraltro immateriali, che non hanno né spazi né confini: lo spettro elettromagnetico (cyberspazio) e quello extra atmosferico. In tale quadro, l’Intelligence ha a che fare con 5 dimensioni, le quali sono proprie della sicurezza nazionale. La globalizzazione ha portato diversi fenomeni tra cui lo spazio immateriale, che non è tracciabile. La cyber warfare ha come riferimento l’immaterialità che è riferimento di tutta la componente dei computer. Il computer è una macchina velocissima ma “stupida”, elabora tutto in tempi rapidi, “near real time”, ma fa quello che vuole l’uomo. Pertanto dietro la macchina c’è l’uomo, ma c’è l’uomo anche dietro ogni funzione di Intelligence. Tra le funzioni di Intelligence voglio ricordare la Sigint (Signals intelligence), Imint (Imagery Intelligence), Osint (Open Source Intelligence), Elint (Electronic Signals Intelligence), Masint (Measurement and Signature Intelligence), tutte Funzioni Intelligence di natura tecnologica che non entrano in funzione da sole, ma dietro loro c’è l’uomo. Dietro la cyber warfare c’è l’uomo perché dietro la macchina c’è l’uomo: ad esempio è l’uomo che programma un blackout ferroviario o una speculazione finanziaria. Io non contrasto una parte tecnologica con un’altra parte tecnologica perché non ottengo nulla. Pertanto in questi casi è necessaria la Humint, a quell’uomo viene contrapposto un altro uomo che necessariamente deve avere una formazione Humint e che quindi cerca di percepire, capire e prevedere cosa sta facendo quell’uomo dietro la macchina. La Humint tra tutte le funzioni di Intelligence è stata la prima ed è la costola da cui sono nate le altre, ma è l’unica tramite la quale riesco a percepire e capire quali sono le reali intenzioni dell’avversario. La Humint non ha mai ceduto ad altre funzioni le proprie attribuzioni, è rimasta esclusiva ed unica. In merito al cyber warfare, l’uomo che sta dietro la macchina deve avere una formazione Humint, oltre che tecnologica, per fare in modo che lui riesca a percepire le reali intenzioni di chi vuole fare danni con la cyber warfare, deve riuscire a prevenire le azioni che l’avversario ha in mente di porre in essere. L’uomo Humint deve essere “wet wear”, cioè deve essere in grado di ripararmi dall’umidità prima e dall’acqua dopo, cioè dai danni che può fare la cyber warfare.
Chi fa parte dei servizi di sicurezza e informazione deve rispettare un codice deontologico?
Parlare di etica nell’ambito dei servizi di sicurezza e informazione potrebbe sembrare una contraddizione, un ossimoro sia in relazione alle tipiche modalità operative di questa attività ed alla riservatezza che le circonda, sia perché il concetto che si ha dell’agente operativo è quello che i media o il cinema sono riusciti a mettere più in luce. Nel caso specifico quando si parla di 007 la prima persona che viene in mente come agente operativo è James Bond, il quale può andare bene nel settore cinematografico ma non è il prototipo di agente operativo che viene impiegato normalmente nei servizi. Il modello dell’agente operativo è completamente diverso, è l’opposto ed è basato su parametri di valenza etica che implicano la continua verifica dell’assenza di condizionamenti esterni sul proprio operato, l’affrancamento da influenze di qualsiasi genere (morale, materiale, politica, ideologica, economica ed anche familiare), subordinando le proprie azioni soltanto alla piena tutela degli “interessi vitali nazionali”. Prima di diventare agente operativo c’è una selezione particolare, da questa selezione emerge chi ha potenzialità per fare questo tipo di attività, la quale richiede prima di tutto possedere valori etici, unitamente a questo devono esserci doti di natura intellettuale, una certa preparazione tra cui la conoscenza delle lingue, di cui almeno una rara (ad esempio arabo, cinese ecc..), conoscenze di geopolitica e molti altri fattori. L’agente Humint deve conoscere la politica e il tessuto sociale del Paese dove andrà a svolgere l’attività nonché ad integrarsi con la società di quel Paese; inoltre deve essere modesto, determinato quando il caso lo richiede, avere molta memoria, fotografare con gli occhi e la mente il luogo in cui ci si trova e le persone che si conoscono, avere sempre la mente flessibile ed essere abituato ad una lunga resistenza fisica. Queste sono alcune delle principali capacità che dovrebbe avere un agente operativo Humint.
Come si pone la Humint di fronte alle nuove minacce?
La Humint è sempre esistita ma con l’evoluzione della specie umana c’è stata anche l’evoluzione della minaccia, sono due cose che vanno di pari passo. La Humint, come tutta l’Intelligence, deve esprimere una sua capacità che si traduce in una parola: adaptation (adattamento). Di fronte ad una nuova minaccia mi devo adattare, questo vale sia per l’Intelligence in generale che per la Humint in particolare. Non possiamo concepire di non conoscere il computer e tutte le sicurezze o danni che è possibile fare con il computer. La prima insidia che arriva dal computer è l’inganno e quindi bisogna esserne a conoscenza.
C’è qualcosa che si può migliorare nell’ambito della Humint?
Tutto è perfettibile, si possono fare due tipi di miglioramenti, uno riguarda le agenzie di informazione affinché diano alla Humint sempre l’appropriato “peso specifico”. L’altro consiste nel cercare di rifinire sempre più l’agente operativo Humint, investire quanto più possibile sulla formazione e nei primi passi il giovane agente operativo sia affiancato da un senior, con le funzioni di tutor, così da perfezionarsi sempre meglio. La preparazione di un agente Humint non avviene in poco tempo, occorrono anni di formazione ai quali si aggiunge l’esperienza.
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Luciano Piacentini, proveniente dall’Accademia Militare di Modena e poi brevettato incursore, è stato Comandante di Unità delle Forze Speciali e dell’allora btg. “Col Moschin”. In servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, ha in seguito ricorperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Brigata paracadutisti “Folgore”. Transitato negli Organismi di Informazione e Sicurezza, ha svolto in particolare peculiari incarichi in diverse aree del continente asiatico. È laureato in Scienze Politiche. Tra i suoi contributi: “L’intelligence fra conflitti e mediazione”, Cacucci Editore. Bari 2010; “The future of Intelligence”, 15 aprile 2012, Longitude, rivista mensile del MAE italiano.
Claudio Masci, Ufficiale dei Carabinieri proveniente dall’Accademia Militare di Modena, dopo aver assunto il comando di una compagnia territoriale – impegnata prevalentemente nel contrasto del crimine organizzato – è transitato negli Organismi di Informazione e Sicurezza nazionali. Laureato in Scienze Politiche. Tra i suoi contributi: “Il terrorismo internazionale”, pubblicato sulla Rassegna dell’Arma dei Carabinieri nel febbraio 1979; “L’intelligence tra conflitti e mediazione”, Caucci Editore, Bari 2010; “The future of intelligence”, 15 aprile 2012, Longitude, rivista mensile del MAE italiano.