(di Clara Salpietro) – “Da un punto di vista legislativo sarebbe possibile avere un Segretario generale della Difesa-Direttore nazionale degli armamenti che non sia un militare. Ancora non è mai accaduto, vedremo in futuro”. Ad affermarlo è stato il ministro della Difesa Roberta Pinotti nel corso del suo intervento alla cerimonia del cambio al vertice del Segretariato generale della Difesa-Direzione nazionale degli armamenti tra il generale di corpo d’armata Enzo Stefanini e il generale di squadra aerea Carlo Magrassi.
L’avvicendamento si è tenuto il 9 ottobre a Roma presso la Caserma “Amione”, sede del Reggimento di Manovra Interforze, alla presenza del ministro Pinotti, del sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, del capo di stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, di rappresentanti del Parlamento e autorità civili, militari, religiose e dell’industria nazionale.
Il Segretariato generale della Difesa-Direzione Nazionale degli Armamenti è stato costituito nel 1965 e si occupa dell’attuazione delle direttive impartite dal ministro in materia di alta amministrazione e del funzionamento dell’area tecnico-amministrativa della Difesa. Temi di interesse sono anche la promozione e il coordinamento della ricerca tecnologica collegata ai materiali d’armamento, l’approvvigionamento di mezzi, materiali e sistemi d’arma per le Forze armate e il supporto all’industria italiana della Difesa.
“Il segretariato generale della Difesa è una struttura – ha affermato il ministro Pinotti – a servizio delle Forze Armate, ma anche a servizio di un pezzo importante dell’industria del nostro Paese che è l’industria della Difesa. Vi sono studi importanti che dimostrano quanto l’industria della Difesa sia fondamentale per la crescita del PIL, è un’industria di cui dobbiamo andare orgogliosi”.
“L’Italia è stato uno dei primi Paesi – ha proseguito – che si è dato regole molto chiare per quello che riguarda le transazione di cooperazione militare. La legge 185 risale agli anni ’90 e regolamenta quali sono gli Stati con cui si può fare questa cooperazione, sulla base di quali regole e di quali principi etici. Noi aiutiamo Stati, e purtroppo ce ne sono molti, che escono da situazioni di fallimento, devono ricostruire una capacità statuale ed hanno bisogno di costruire le Forze Armate, che è uno dei primi elementi per far sì che uno Stato ricominci a camminare”.
“Come Governo abbiamo voluto – ha aggiunto il ministro – lo strumento del G2G (Government to Government) ci consente di muoverci come sistema Paese con massima trasparenza e garanzia, perché in un settore così delicato è importante poter interloquire con l’industria ma anche con lo Stato che si fa garante”.
“Sulla base del Libro Bianco – ha evidenziato – abbiamo pensato di avere due figure in riferimento al Segretariato generale della Difesa-Direzione nazionale degli armamenti, questo per l’evoluzione e la complessità che sta avendo la struttura e anche perché credo che vada valorizzata al massimo la componente civile della Difesa, la quale deve avere delle possibilità di sviluppo di carriera, quindi di riconoscimento, anche apicale, possibilità più alte di quelle che ha avuto fino ad ora”. Non solo da un punto di vista legislativo la Difesa potrebbe, in futuro, avere un Segretario generale della Difesa-Direttore nazionale degli armamenti civile e quindi non militare come invece è sempre accaduto fino ad oggi, ma la Direzione nazionale degli armamenti (Dna) è destinata ad ampliare le sue attività anche in ambito logistico interforze, e vedrà un più forte collegamento con il capo dello Stato maggiore della Difesa.