(di Roberto Falaschi) – All’inizio furono le banche ad aiutare il trasferimento della moneta da un luogo ad un altro con le lettere di credito che corrispondevano esattamente a quanto depositato presso di loro. Quindi rendendosi conto che non veniva ritirato simultaneamente quanto depositato e che pertanto restavano sempre con un fondo disponibile, iniziarono ad emettere lettere di credito “semivirtuali”, cioè a creare moneta basata su beni esistenti ma non di loro proprietà, ciò che aiutò grandemente la creazione di ricchezza anche facilitando i commerci.
Un grave impedimento allo sviluppo dell’industrializzazione era la mancanza di forza motrice, ossia di un motore che potesse muovere l’utensileria. Con l’introduzione del motore a combustione esterna quest’ostacolo venne rimosso e poté cominciare l’industrializzazione, che aveva costantemente maggior necessità di credito per produrre impianti sempre più complessi e costosi che venne fornito dalle banche continuando a moltiplicare la quantità di moneta “virtuale”, ossia di debito.
L’introduzione di macchinario sempre più complesso e produttivo con conseguente aumento delle merci disponibili portò alla necessità di aumentare il potere di acquisto delle popolazioni, con quindi una ricchezza che si espanse sempre più.
L’industrializzazione si accompagnò pertanto al capitalismo, privato e di stato. Ma quest’ultimo, per finanziare le sue costantemente molteplici crescenti attività, soprattutto nei regimi democratici, necessitava di sempre maggiori fondi che venivano volentieri forniti dalle banche che, con il tempo, sono divenute i veri padroni degli stati in quanto sono in grado di portarli al “fallimento”.
La conseguenza fu che gradatamente gli stati cessarono di stampare moneta in proprio comprandola dalle banche che la vendevano e vendono con gli interessi, cioè i diritti di “signoraggio”.
E’ generale convinzione che le Banche Centrali siano organi dello stato preposti all’emissione di moneta e che, in linea di massima, questa sia in qualche maniera “coperta”. Nulla di più errato. Le Banche Centrali sono in realtà proprietà di banche private che traggono lauti guadagni dal diritto di signoraggio.
Questo in maniera estremamente succinta come si è giunti all’attuale debito di tutti gli stati, che per pagare gli interessi si indebitano viepiù.
Potrebbe pure al limite essere considerata un male accettabile questa depredazione di ricchezza, se la moneta ottenuta col signoraggio fosse investita in attività redditizie per la collettività, cioè nel sistema economico reale e locale. Purtroppo la maggioranza di questi fondi finiscono nella speculazione finanziaria in quanto, contrariamente agli investimenti nelle industrie, questa offre lauti e più certi guadagni in tempi brevi.
Inoltre l’investitore finanziario sposta i capitali da un luogo all’altro con un “click” sul computer senza curarsi di altro che del suo profitto immediato. Una differenza fondamentale tra il finanziere e l’industriale è che il primo non vive nella comunità, mentre il secondo ha necessità per poter progredire e guadagnare di un sistema funzionante, ossia di servizi e di infrastrutture efficienti, il che conseguentemente va a vantaggio di tutta la popolazione.
I grandi banchieri ben a conoscenza del danno arrecato alla collettività da questo sistema finanziario si ingegnarono e si ingegnano a mantenerlo il più possibile occultato al grande pubblico e sono ben coscienti che ove venisse reso noto al grande pubblico ne nascerebbe istantaneamente una rivoluzione.
Nel 1863 i Rothschild scrissero ai soci di New York che “i pochi che comprendono come funziona questo sistema sono o così interessati dai suoi profitti o tanto dipendenti dai suoi favori che non si opporranno, mentre la massa della popolazione culturalmente incapace di comprendere l’ enorme vantaggio che il capitale ottiene ne sopporterà il peso senza lagnarsene e senza neppure sospettare che il sistema è contrario ai suoi interessi”.
Un altro Rothschild disse “Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione e non mi interesserà sapere chi emetterà le leggi”.
Il fondatore della Bank of England fece presente che “…la banca trae profitto dai denari che essa crea dal nulla”.
Sempre restando nella Bank of England, nel 1920 il suo presidente affermava che poiché le banche hanno la possibilità di creare dal nulla potere di acquisto e quindi di comprarsi tutto, ne risulta “che il sistema bancario è stato concepito nella colpa e nato dal peccato. I banchieri possiedono la Terra. Porta via da loro lasciandoli il potere di creare denaro e con un colpo di penna creeranno abbastanza depositi da ricomprarsi tutto”.
Per concludere questa minuscola rassegna di detti di banchieri citerei Sir Reginald McKenna, Presidente della britannica Midland Bank che nel 1924 faceva presente agli azionisti come l’opinione pubblica sarebbe dispiaciuta dall’apprendere che le banche possono creare denaro dal nulla e poiché queste controllano il credito delle nazioni ne possono dirigere le politiche tenendo in loro potere il destino dei popoli.
Per converso vari governanti e scrittori si rendevano conto di questo vassallaggio nei confronti dei produttori di moneta.
Napoleone Bonaparte sosteneva che “quando uno stato dipende per il denaro dai banchieri, sono essi e non i Governi a dirigere le mosse, dato che la mano che dà è sempre in posizione superiore a quella che riceve” aggiungendo che “…i finanzieri non hanno patriottismo e sono senza vergogna…”.
Karl Marx nel Manifesto Comunista sostiene che “Il denaro gioca la parte predominante nel determinare il corso della storia”.
Il Presidente degli U.S.A. Garfield, inaugurato nel marzo 1881, ferito nel luglio e deceduto nel settembre dello stesso anno (gli succederà Chester) dichiarò che “Chi controlla il volume di denaro nel nostro Paese è indiscusso padrone di tutta l’industria e del commercio…e al momento di renderti conto che l’interro sistema è controllato, in qualche modo, da pochi e potenti uomini non può esserti spiegato come originino i periodi di inflazione e depressione”.
Le citazioni in tal senso sono numerosissime, ma credo che queste già diano un’idea della situazione e del potere dei banchieri sull’umanità.
In definitiva è evidente che chi è riuscito a controllare la creazione di moneta ed a gestire i tassi di interesse controlla l’intero paese, ma poiché tutti gli stati sono nelle medesime condizioni è altresì evidente che le stesse relativamente poche persone controllano e quindi gestiscono il mondo intero condizionando nel loro interesse crisi finanziarie, guerre, ideologie e quant’altro possa influire sulla condizione umana.
Alcuni governanti hanno cercato di modificare questa situazione che li esautora di fatto dalla vera gestione del potere. Il Presidente Garfield, già citato, fu assassinato da un individuo di poco conto che potrebbe essere facilmente stato indotto al compimento di quel gesto assassino. Ma veniamo a casi nella loro somma inoppugnabili ed eclatanti. Sia Abramo Lincoln che J.F.K. stamparono direttamente la loro moneta bypassando il sistema bancario e non sopravvissero a lungo a questo oltraggio al potere costituito dei banchieri.
Lincoln per poter finanziare la Guerra Civile, che stava prolungandosi ogni ragionevole previsione data la tenace resistenza degli stati secessionisti (erano stati ipotizzati tre mesi di guerra!), si trovò nella condizione di dover prendere in prestito i fondi per finanziare il conflitto e le banche, date le circostanze, esigevano interessi tra il 24 ed il 36%, tassi che avrebbero impoverito la Nazione precludendone il futuro sviluppo oltre alla ricostruzione postbellica.
Lincoln nel 1862, secondo anno di guerra, disse: “il diritto di emettere moneta non è solo la suprema prerogativa dello Stato, ma anche la sua massima risorsa creativa. Mediante l’adozione di questi principi, al contribuente verranno risparmiati immensi importi di interessi”.
Le banconote conseguentemente emesse furono i “Greenbacks” perché stampati con inchiostro verde sul retro. Con questa moneta e con i relativi buoni del tesoro combatté e vinse la guerra senza rovinare finanziariamente il suo popolo e lo stesso Sud sconfitto ne trasse successivamente beneficio.
Il Cancelliere Bismarck disse alcuni anni dopo commentando l’azione di Lincoln: “Ottenne dal Congresso il potere di prendere a prestito dal popolo vendendogli titoli di stato… e lo stato e la nazione sfuggirono alle macchinazioni dei finanzieri stranieri. Essi capirono al volo che gli Stati Uniti sarebbero sfuggiti alla loro stretta. La morte di Lincoln era con ciò decisa”. Fu trovato un attore fallito per sparagli e quasi tutti gli implicati nella congiura impiccati.
Purtroppo di lì a poco il Congresso emanò il National Banking Act che stabiliva che le banche nazionali (dei vari stati dell’Unione) sarebbero passate ai privati ed il denaro emesso gravato di interesse (signoraggio).
Non contenti di questo successo i banchieri riuscirono nel 1913 a far approvare dal Congresso il “Federal Reserve Act” con il quale si spogliava lo stato del diritto costituzionale di emettere moneta passandolo ad un sistema di corporazioni finanziarie, includendo anche la facoltà di stabilire i tassi di interesse.
(continua)
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