(di Roberto Falaschi) – Nell’immediato dopoguerra furono immessi nella carriera diplomatica alcuni politici e mai più si ripeté il fatto. Nello stesso periodo vennero altresì designati per alcune sedi degli ambasciatori scelti tra i politici. Ciò talvolta dette origine a situazioni “originali” come quando l’Ambasciatore designato Avv. Mario Augusto Martini in un’intervista poco prima di assumere a Rio de Janeiro dichiarò che poiché stava per recarsi in Brasile avrebbe cominciato con lo studiare lo spagnolo. Così si tramanda e con tutta probabilità corrisponde al vero.
Altro fu il caso di Malfatti di Motetretto che essendo stato inserito nella carriera diplomatica al livello iniziale svolse un brillante percorso fino a diventare Segretario Generale del Ministero degli Esteri.
Da allora mai più si verificò un’immissione nei ruoli diplomatici di “estranei”, salvo il caso di Diego Moretti, nel 1968, che però rimase costantemente in servizio al Ministero degli Esteri.
Questa premessa per evidenziare l’anomalia della nomina a Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unione Europea in Bruxelles di un estraneo all’Amministrazione degli Esteri. Nomina tanto più anomala se si considera il delicato momento dei rapporti dell’Italia con l’U.E. e quindi della necessità della presenza di un funzionario con particolare conoscenza dei meccanismi assai complessi del “sistema europeo”.
Si aggiunga anche il delicato periodo che attraversa l’U.E. che quindi necessita di personale competente e di lunga “frequentazione” con i problemi e le persone di Bruxelles.
Peraltro la notizia è che due Ambasciatori hanno rifiutato l’incarico e pertanto il Presidente Renzi avrebbe deciso di nominare una persona di sua scelta estranea all’Amministrazione degli Esteri.
Poiché ciò corrisponde al vero è una grave mancanza del Ministro Gentiloni, sia per essere stato scavalcato dal Presidente del Consiglio, sia per non aver saputo gestire la designazione del Rappresentante all’U.E.
Essendo che ogni ministro risponde non al Presidente del Consiglio dei Ministri ma direttamente ed in proprio al Parlamento egli avrebbe potuto e dovuto impedire una siffatta nomina. Sicuramente esistono diplomatici che avrebbero potuto competentemente ricoprire l’incarico e comunque è nelle competenze del Ministro designare un funzionario indipendentemente dalla volontà di quest’ultimo.
Si può essere portati a supporre che il rifiuto dei due Ambasciatori fosse causato da posizioni contrarie alla politica di controversie avviata dal Presidente Renzi con la Commissione, ma in questo caso se due qualificati funzionari con esperienza sul campo pongono delle obbiezioni forse il Presidente Renzi avrebbe dovuto riflettere sulla sua posizione antagonista.
Peraltro la pubblicizzazione di contrasti in ambito internazionale è tanto più dannosa tanto più è pubblicizzata risultando poi più arduo giungere ad una soluzione che possa “salvare la faccia” delle parti al momento di cedere su alcuni punti del contendere essendo una soluzione sempre una serie di reciproche concessioni.
Una delle funzioni della diplomazia è proprio quella di silenziosamente appianare la strada verso posizioni accettabili per le parti e più il contendere è pubblico più la soluzione è ardua, fino ad esplodere talvolta in un conflitto armato, come la storia ci insegna.
D’altra parte non a caso Carl Von Clausewitz sosteneva che la guerra era la diplomazia con altri mezzi.
Ciò che appare strano è che a seguito della nomina di Calenda si sia avuto un comunicato stampa giustamente e decisamente contrario da parte dell’Associazione dei Diplomatici a Riposo, mentre il sindacato dei Diplomatici in servizio, SINDMAE, pur non condividendo la scelta sia possibilista.
E’ certo che le nuove generazioni appaiono molto meno combattive nella difesa delle prerogative del Dicastero di appartenenza mentre sarebbe doveroso non per una difesa di casta, ma per portare avanti con competenza gli interessi dell’Italia che sicuramente sarebbero tutelati assai meno da persone, pur preparate in altri settori, che non hanno contezza di come affrontare situazioni diplomatiche. Come tutto anche la funzione diplomatica si impara con l’esperienza unita a dedizione e dopo anni di apprendimento non è giusto sprecare una professionalità ben qualificata, oltretutto demotivando il personale.
Quanto la funzione diplomatica sia delicata si può vedere dagli svarioni e dai pasticci creati da paesi che non hanno un servizio diplomatico professionale.
A prescindere dalle considerazioni suesposte è da domandarsi come potrà il nuovo Rappresentante italiano presso l’U.E. districarsi in un ambiente per lui nuovo ed alquanto complesso ove ognuno difende gli interessi del proprio paese. Si spera che abbia la dea fortuna dalla sua.
Ma la mossa del Presidente Renzi ha lo scopo di sistemare un suo uomo in un posto chiave oppure quello di liberare una poltrona in occasione del prossimo rimpasto governativo? Oppure sono entrati in disaccordo e la nomina rappresenta un “promoveatur ut amoveatur”? Oppure ha voluto avere lui un contatto diretto con quella Rappresentanza per gestire personalmente le divergenze con la Commissione? Dio ce ne guardi!
Sono interrogativi che vengono naturali per giustificare una mossa sicuramente atipica nel quadro diplomatico italiano, a meno che con questa decisione abbia voluto avviare quello che potrebbe essere un trend di spoil system politico per i posti di Ambasciatore.
In conclusione il Presidente Renzi in pochi giorni è stato capace di inimicarsi la Commissione Europea (inclusa la Signora PESC Mogherini da lui voluta in quell’inutile incarico), l’Intelligence italiana, la Banca d’Italia e la Consob ed infine la diplomazia italiana, cioè quella che dovrebbe essere la sua mano internazionale.
Se egli ha scalato i vertici della politica nazionale con la rottamazione del vecchio, forse dovrebbe valutare che troppi nemici nell’amministrazione italiana sommati a quelli politici potrebbero comportare la sua di rottamazioni, considerando anche che se il nuovo non è necessariamente un assett, lo è l’esperienza.
Concluderei affermando che mentre i diplomatici negoziano per sostenere gli interessi nazionali, i politici abilmente negoziano per ottenere…voti.