(di Clara Salpietro) – “Un mio rimpianto risiede proprio nel non aver potuto, mettendo a profitto queste mie origini, contribuire alla causa […]” queste le parole proferite, con visibile amarezza, dall’ammiraglio di squadra Rinaldo Veri, nato a Bombay (India) il 22 aprile 1952, nel corso del suo intervento presso il Centro Alti Studi per la Difesa (CASD) in merito alla ben nota vicenda dei due sottufficiali del battaglione San Marco ingiustamente trattenuti in India e su cui, sin da subito, si è focalizza l’attenzione dei media e non.
L’ammiraglio Veri a conclusione del suo discorso ha infatti affermato: “non posso congedarmi oggi senza un pensiero dedicato ai nostri due marò Girone e Latorre, cui rivolgo in questo momento il mio più affettuoso saluto e la mia sentita vicinanza, con l’accorato auspicio di una pronta soluzione della delicata vicenda. E ciò in una duplice veste, quella di marinaio ma anche di chi possiede origini indiane, che mi vedono soffrire per questa angosciosa situazione. Un mio rimpianto risiede proprio nel non aver potuto, mettendo a profitto queste mie origini, contribuire alla causa, pur possedendo il vantaggio inconfutabile di conoscere la realtà sociale, culturale e relazionale con la gente e le istituzioni di quel Paese”.
La cerimonia, che si è tenuta a Palazzo Salviati, alla presenza del sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi e del capo di stato maggiore della Difesa generale Claudio Graziano, segnava la chiusura dell’anno accademico 2014-2015 per la 66^ Sessione Ordinaria e 14^ Sessione Speciale dell’Istituto Alti Studi per la Difesa (IASD), per il 17° Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI), l’avvicendamento nella carica di presidente del CASD tra l’ammiraglio Veri ed il generale di corpo d’armata Massimiliano Del Casale ed ancora la conclusione del servizio attivo nelle Forze Armate dell’ammiraglio Veri.
Un altro punto dell’intervento dell’ammiraglio Veri sono stati i tagli attuati a causa della spending review nell’ambito del settore Difesa e quindi anche all’interno del CASD. “Un concetto ha che mi sta particolarmente a cuore – ha detto – è l’importanza del binomio elemento umano e formazione. infatti, come ricordai in quella occasione, se da un lato le missioni internazionali sono il nostro oggi e rappresentano l’impegno quotidiano più importante, e dall’altro la trasformazione in atto dello strumento militare rappresenta il nostro domani, l’elemento umano rappresenta il nostro sempre; l’uomo, infatti, resta l’elemento centrale di ogni trasformazione. Il mio impegno maggiore di questi 30 mesi è stato focalizzato proprio sul fattore umano. Ho più volte sostenuto che la formazione e la cultura, debba essere, anche in un quadro di difficoltà, salvaguardata, in quanto non rappresenta una spesa, bensì un investimento certo per il futuro del paese”.
“Sarebbe un peccato – ha sostenuto l’ammiraglio Veri – se degli interventi motivati esclusivamente da risparmi, peraltro modesti, dovessero incidere significativamente nella struttura, nella durata e nella composizione dei corsi, dove con tanto impegno si sta cercando di mantenere quel respiro internazionale e di sviluppare quella mentalità interforze e inter‐agency, essenziale per affrontare la complessità del presente. Si devono fare dei distinguo per i settori ritenuti strategici quali la formazione e la ricerca. Un’organizzazione efficiente e che guarda al futuro, proprio nei momenti di difficoltà investe nelle menti per superare le crisi”.
“Non si creda – ha proseguito – che chi opera qui al CASD vive in maniera avulsa dalla realtà più generale di ristrettezze in cui versa la difesa. I cambiamenti che sono stati già avviati in seno al CASD sono il segno che l’esigenza di rinnovamento e di razionalizzazione non è solo necessaria, è anche sentita e condivisa”.
Ai frequentatori dello IASD e dell’ISSMI l’ammiraglio Rinaldo Veri ha voluto lasciare la sua “eredità di 44 anni di patrimonio professionale allo scopo di offrire loro una visione di maggiore consapevolezza critica, senso di responsabilità e spirito di servizio nei confronti della carriera che hanno intrapreso”. Lo ha fatto con un decalogo con cui ha dato delle indicazioni ai futuri comandanti e dirigenti militari e civili: “dedicate sempre una particolare attenzione al personale; non disperdete il vostro tempo cercando di compiacere i vostri superiori con l’illusione di beneficiarne in carriera, trascurando invece la maggiore cura e sensibilità che dovete ai vostri collaboratori per instillare in essi motivazione e senso dell’ownership; le persone sono al servizio delle istituzioni e dell’organizzazione cui appartengono e non viceversa; in qualunque organizzazione tutti sono necessari e nessuno indispensabile; ognuno di voi deve sempre ispirare la propria azione ad uno autentico spirito interforze e al gioco di squadra; negli Stati Maggiori adoperatevi per migliorare i processi di lavoro e quelli decisionali, eliminando ogni forma di burocrazia inutile e sovrapposizione di funzioni; cercate di abolire dal vostro linguaggio la terminologia ‘competizione sana’ tra le diverse forze armate, sostituendola invece con ‘cooperazione creativa’; ogni alto ufficiale è al contempo comandante e uomo di staff; tenuto conto delle attuali realtà sociali e operative, l’esercizio del comando, oggi, si deve esplicare attraverso l’esempio personale ed il consenso, giammai attraverso il bieco autoritarismo, segni evidenti di insicurezza e debolezza di carattere; una virtù fondamentale che deve possedere un buon capo è quella di saper valutare a fondo i propri collaboratori. Il merito deriva dalla effettiva messa in campo delle prestazioni professionali e non dalla offerta di favori e comportamenti servili, la fiducia si conquista col senso del dovere, l’onestà intellettuale e la disponibilità, non per mera conoscenza amicale. Una organizzazione di successo non può mai reggersi sui yes-men; infine un buon comandante sa di non essere onnipotente, per cui sa sempre ascoltare i suoi collaboratori prima di prendere decisioni”.
Rivolgendosi poi al generale Del Casale ha evidenziato: “il CASD è un’organizzazione forte, rodata ed al tempo stesso delicata, ma ha al suo interno potenzialità umane e organizzative di altissimo livello. Hai a tua disposizione uno strumento efficace in grado di diffondere cultura e valori”.
“In definitiva – ha concluso l’ammiraglio Veri – ritengo di poter affermare che la mia vita nelle Forze Armate si possa sintetizzare in una frase: ‘forse i gesti dei giusti non rivoluzioneranno il mondo, intanto però un poco alla volta lo migliorano’. In tal senso credo di aver dato il mio contributo”.
Dopo un breve intervento del generale Massimiliano Del Casale nuovo presidente del Centro Alti Studi per la Difesa, il quale ha rivolto un pensiero a tutti i militari caduti ed ha evidenziato l’importanza di “tenere lo sguardo sempre rivolto al futuro”, ha preso la parola il generale Graziano, che ha ringraziato l’ammiraglio Veri per la sua azione sia come presidente del CASD, sia come Comandante, che come consigliere del capo di stato maggiore della Difesa.
“Sono certo – ha evidenziato il generale Graziano rivolgendosi all’ammiraglio – che stai lasciando il servizio attivo ma non stai lasciando il lavoro ed il contributo nei confronti delle Forze armate che hai tanto amato e per cui hai tanto dato, come il periodo in cui eri in una posizione chiave nel 2011 in qualità di comandante delle forze marittime della NATO nell’Operazione “Unified Protector” relativa alla Libia”.
“Il CASD – ha sostenuto – deve essere non solo il luogo dove vengono effettuati i corsi IASD e ISSMI ma un centro di pensiero, di dottrina militare, di sviluppo e di capacità di partecipare ai processi interagenzia, interministeriali che sono alla base per superare le crisi, perché l’interforze non è più sufficiente. Per questo dobbiamo ancora crescere e valorizzare questo istituto anche attraverso la razionalizzazione. Gli elementi chiave della realtà delle forze armate in questo momento sono rappresentati da un lato dal mantenimento dell’operatività delle missioni in corso e di quelle che ci stiamo preparando ad affrontare, dall’altro dall’operare per ammodernare lo strumento militare al meglio, affinché sia compatibile con le trasformazioni in atto e con le risorse disponibili. Un ammodernamento consolidato e che possa essere sostenuto nel tempo”.
“Alle minacce che già conosciamo – ha affermato il capo di stato maggiore della Difesa – se ne aggiungono di nuove che sono costituite dall’emigrazione clandestina non controllata e dal terrorismo che cambia dimensione e diventa terrorismo geografico. Minacce e rischi che dobbiamo affrontare in un’ottica internazionale, di impegno nazionale e di preparazione di studi e in questo senso ci dobbiamo rifare alla tradizione culturale militare italiana per individuare quali sono i percorsi del Centro Alti Studi della Difesa. Qui fino ad oggi vengono sviluppati tre corsi, adesso bisogna capire se questi corsi possono essere concentrati su due principali e magari di durata annuale, ad esempio parte dell’ISSMI e dello IASD possono confluire insieme, cosicché l’interscambio possa essere altamente efficace nell’ottica sia di razionalizzare le risorse che di aumentare l’efficacia e la credibilità di questo Istituto, che è di alto profilo”.
Il discorso conclusivo è stato del sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, in rappresentanza del ministro della Difesa Roberta Pinotti. “Il mondo parlamentare – ha osservato Rossi – dovrebbe ricordare un po’ più spesso non solo i caduti, ma il perché sono morti, per mandare dei messaggi che siano non solo relativi a quante risorse finanziarie servono per la Difesa, ma perché è necessario averla, e per quale motivo non esiste Paese dove non sia legato il binomio sicurezza e sviluppo economico e sociale“. “In questo senso – ha commentato – dobbiamo intervenire tutti e mi rivolgo a tutti gli assetti dello Stato affinché ognuno faccia la sua parte”.
“Le Forze Armate sono un assetto sano della società – ha concluso il sottosegretario Rossi -, l’importanza dei valori si evince anche dal Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la Difesa da poco presentato e in cui nell’articolo 210 vi è un punto che reputo fondamentale, dove viene sottolineato che solo attraendo e motivando il personale, la Difesa potrà svolgere le attività e i compiti assegnati”.