(di Clara Salpietro) – “Le persone ritardatarie sono ottimiste, efficienti e veloci, a differenza di coloro che sono puntuali e che risultano essere negativi ed ansiosi, in casi estremi anche soggetti a sindromi maniacali”, ad affermarlo è la rivista scientifica Airone, che spiega la teoria del dottor Salvatore Di Salvo, psichiatra e presidente dell’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino, secondo il quale “le persone con un temperamento più rilassato si rapportano ai propri impegni e scadenze senza nevrosi e preoccupazioni, lontane da qualunque ansia”.
Sembra quindi che i ritardatari abbiano un temperamento più calmo ed equilibrato, cosa che li porta ad essere più efficienti e soprattutto più ottimisti rispetto a coloro che sono sempre puntuali.
In un articolo apparso, alcuni mesi fa, sul quotidiano online Elite Daily, John Haltiwanger sostiene che “i ritardatari abbiano una marcia in più perché guardano alla vita con più leggerezza, ma soprattutto sono uomini e donne di grandi speranze”.
“Le persone costantemente in ritardo – si legge – sono in realtà solo più ottimiste. Sono convinte di poter svolgere più attività in un certo arco di tempo e stanno bene quando riescono ad essere multitasking. In poche parole confidano nel futuro. Anche se spesso sbagliano a calcolare i tempi e possono essere poco realistiche sul da farsi, il loro atteggiamento le ripaga sul lungo termine in altri modi. Uno studio condotto dall’Università di San Diego ha associato la tendenza a essere in ritardo alle ‘personalità di tipo B’, più rilassate e accomodanti, inclini a non fossilizzarsi sulle piccolezze ma a guardare al quadro generale, vedendo nel futuro una miniera di infinite molteplici possibilità”.
“Certamente – scrive Haltiwanger – puntualità e ritardo assumono una connotazione differente anche in base alla latitudine: se per gli americani il tempo è denaro, basta spostarsi in Europa per scoprire che il tempo ha un’accezione diversa da Paese a Paese. In Germania, terra dell’efficienza, la puntualità è di estrema importanza. Quando il presidente russo Vladimir Putin arrivò in ritardo all’incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel, lei andò via, perché i tedeschi ragionano così. Completamente diversa la situazione in Spagna. Gli spagnoli sono noti per cenare alle 10 di sera”.
“Bisognerebbe trovare – continua John Haltiwanger – un equilibrio tra puntualità e ritardo. Gli orari sono importanti, certo, ma non spaccare il secondo non è la fine del mondo. I ritardatari amano fermarsi a sentire il profumo delle rose: i fanatici dell’orologio potrebbero imparare da loro cose come queste. La vita non è pensata per essere pianificata nei minimi dettagli. Rimanere eccessivamente legati agli orari significa essere incapaci di godersi il momento. Fermarsi a vivere il presente a volte è molto meglio di lasciarsi trascinare dalla corrente. Non si può passare il tempo a soffermarsi sul passato o sognando il futuro, altrimenti finiremo per rinunciare alle cose meravigliose che accadono intorno a noi”.
Ai ritardatari quindi bisogna dare una seconda opportunità e poi come disse Tito Livio (Ab urbe condita, I sec. a.e.c.) “Meglio tardi che mai” (Potius sero quam nunquam). André Breton, poeta, saggista e critico d’arte francese sosteneva, invece, che “La puntualità è la virtù di chi si annoia”.
Non sempre il ritardo è voluto, spesso lo si subisce e purtroppo a cascata ricade anche su chi ci sta aspettando. Non dobbiamo accanirci sui ritardatari, non lo fanno apposta e non desiderano irritare gli altri.
Ovviamente esistono diversi “tipi” di ritardatario. Oltre al ritardatario involontario, vittima di fattori esterni, ritardi imprevedibili e indipendenti da sé, ci sono: l’ottimista che, nonostante possa essere vittima di ritardi involontari e imprevedibili, cerca di sbrigare più cose possibili rimanendo, alla fine, comunque soddisfatto di quanto è riuscito a fare; il ritardatario in perenne lotta contro il tempo, estremamente sicuro di sé, carattere forte, efficiente, competitivo e vincente che svolge un numero di attività nelle sole ventiquattro ore, attività che per esser realizzate al meglio necessitano di un individuo che non si preoccupi di rispettare orari.
Infine, c’è quello che Paolo Zucconi, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Udine, ha definito ritardatario cronico, il quale è in costante ritardo non perché impegnato in attività che richiedono tempo e costanza, bensì in quanto è concentrato (troppo!) a soddisfare i bisogni personali; a volte si tratta di individui anche un po’ egocentrici, “incuranti degli altri”.
Quindi cari ritardatari involontari, come è accaduto a me di essere ritardataria involontaria durante la visita alla FAO (L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) a Roma nell’ambito del Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali, organizzato dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) in collaborazione con Eidos Communication, infondo arrivare in ritardo a causa di fattori esterni non è poi una grande colpa!
Secondo la smorfia napoletana “ritardare” corrisponde al numero 82, “il ritardo” al numero 33. Consiglio di giocare questi numeri su tutte le ruote…..mi raccomando non in ritardo, ma puntuali, prima che inizi l’estrazione dei numeri!