Indubbiamente le auto elettriche sono una soluzione stupenda per risolvere tutta una serie di problemi: sono silenziose ed eliminano l’inquinamento acustico, con il vantaggio di far scomparire quello da combustibili fossili. Vantaggi non da poco.
La produzione del sistema propulsivo è semplicissimo: un paio di avvolgimenti di fili di rame ed alcuni sistemi elettronici di controllo. Al limite non necessitano di un cambio, considerato che modificando il flusso della corrente si può far girare il motore per un verso o per l’altro.
Si possono eliminare le polveri sottili causate dall’attrito dei freni sostituendo l’attuale complesso frenante con uno più semplice elettrico.
Disponendo di un garage o posto auto si possono ricaricare le batterie nottetempo, mentre si dorme, evitando le costose fermate alle stazioni di servizio con il semplice inserimento di una spina.
Quindi? Voglio un’auto elettrica, subito!
Quando però la vado a comprare scopro che mi costa circa due terzi in più di una con motore a combustione interna e che per possederne una devo compiere un grosso sacrificio.
Allora comincio a riflettere sui suoi vantaggi e cerco di scovare motivi per non passare all’elettrico. Mi sovviene che si narra che non inquinino. Verissimo se considero la cosa localmente, ma se allargo il campo della produzione della CO2 scopro che in realtà questa viene prodotta altrove dove si genera l’energia. Concludo quindi che la produzione di CO2 prodotta dalla mia auto è solo delocalizzata. Bene per la città, ma male per il clima, sempre che li riscaldamento globale sia antropogenico, cosa della quale dubito non avendo mai saputo dell’esistenza di un confronto scientifico tra scienziati sulla questione. E allora proseguo nella mia disamina.
Se mi termina il combustibile liquido del motore termico, basta una tanica in qualsiasi luogo per ripartire, ma se si scaricano le batterie della mia ecologissima auto non posso che farmi rimorchiare in un luogo di ricarica, sperando che sia nelle vicinanze. E che succederebbe se in Italia diciamo dieci milioni di veicoli elettrici la sera si collegassero alla rete elettrica per la necessaria ricarica?
Oddio! Mi sorge un tragico sospetto. Se in pieno inverno una bufera di neve ha bloccato il traffico cittadino e fuori dei centri abitati creando un intasamento stradale la ipotizzo molto, ma molto brutta. In città posso sempre trovare un bar, un ristorante o altro luogo dove trovare riparo ed attendere gli eventi. Nel frattempo ovviamente insieme agli altri pensieri mi sorge il dubbio di come potrò ricaricare le batterie dal momento che probabilmente molte altre auto si trovano nelle medesime condizioni della mia. Naturalmente quelle che dispongono ancora di energia restano bloccate dalle altre. Ovviamente gli autobus, pure elettrici, sono comunque immobilizzati, così come i taxi. Città, o quanto meno quartiere, paralizzata, niente ambulanze, niente polizia (magari fossi un delinquente!), niente consegna merci. In conclusione nulla che richieda mobilità.
Cerco di distrarmi e consolarmi pensando che nelle vie extraurbane ed in autostrada sarebbe meglio, perché in quel caso… niente da fare. Mi viene l’incubo di vedermi fermo con altre auto parimenti bloccate dalla neve alle quali pure si sono scaricate le batterie. Allora niente movimento, niente radio, niente riscaldamento e mentre la temperatura scende con l’avanzare della notte niente coperte nel bagagliaio, perché un tale evento non è stato ipotizzato! A rendere il tutto più tragico con la luce lunare bloccata dalle nuvole la scena mi si visualizza in un buio opprimente. I soccorsi non possono giungere perché bloccati dai veicoli fermi, la polizia neppure e… se mi venisse improvvisamente un infarto dalla paura? Ovvio, niente ambulanza.
I veicoli dovrebbero essere rimossi uno ad uno dal carro attrezzi.
Una pacchia per i proprietari di questi attrezzi ai quali per l’intensa attività si scaricano le batterie. Quindi insufficienti e saltuariamente fermi per ricarica.
Ed allora provo ad ipotizzare quale sarebbe la situazione ove l’ingorgo chilometrico fosse causato dalle auto viaggianti a singhiozzo in una interminabile colonna di vacanzieri che cercano di raggiungere l’agognata destinazione ed uno ad uno restano senza corrente. Fermi sotto un afoso caldo soffocante senza potersi muovere, senza aria condizionata, senza radio per distrarsi ed ovviamente senza provvista d’acqua. Oddio! Se mi venisse un colpo di calore?
In caso di incidenti stradali come potranno agire i primi soccorritori con la possibilità che la corrente possa provocare elettroshock? Dovrà comunque essere atteso l’arrivo delle speciali attrezzature isolanti per assistere eventuali feriti all’interno dei veicoli? Meglio non pensarci.
Però, a proposito di “pensare” come mai a nessun politico, giornalista, opinionista o “influencer” sembra essere venuto in mente quanto da me casualmente occorso di pensare? Il Presidente Giulio Andreotti, con la sua sagace e pungente ironia avrebbe sussurrato che per convenienza seguono la corrente del pensiero ecologico che, nato con intenzioni validissime, si è trasformato gradualmente in una ideologia che non ammette obiezioni, come ogni ideologia. Ma se è avvenuta questa trasformazione a chi giova e come e perché? Chi in particolare la ha voluta?
La storia, letta al microscopio della critica ci insegna che tutte le guerre giovano alla finanza in quanto i soldi sono la materia prima di tutti gli scontri armati ed ottenuta la pace servono per la ricostruzione. Quanto scritto per questi casi si applica certamente a tutte quelle mode e/o fisime che spingono i governi e la gente spendere e quindi a necessitare credito.
Viene da domandarsi quanto questo estremismo ideologico giovi al Pianeta e quanto piuttosto non sia strumentale per la finanza che comunque incassa. Ora se molte delle iniziative “green” sono utili, la rapidità con la quale vengono talvolta imposte appare oltremodo sospetta dato che ciò implica immense somme da spendere in un breve lasso di tempo aumentando il costo delle materie necessarie alla realizzazione dei progetti e quindi a creare ulteriore debito.
Potremmo considerare un esempio la tempistica con la quale l’Unione Europea sta progettando di imporre le modifiche agli edifici per soddisfare un nuovo parametro di isolamento termico, con tutto sommato, secondo molti studiosi, scarsi vantaggi rispetto al costo.
L’aver bloccato a partire dal 2035 l’immatricolazione di veicoli non a propulsione elettrica senza considerare altre energie in aggiunta a quella elettrica può certamente apparire come una decisione affrettatamente adottata senza ponderare sulle opportunità fornite dall’idrogeno, dalle biomasse etc. Questa imposizione inoltre pone l’Unione Europea ad essere dipendente soprattutto dalla Repubblica Popolare Cinese per via della scarsità delle terre rare indispensabili per la produzione delle batterie e scarsamente reperibili altrove, almeno per l’ipotizzabile futuro.
Quella maestra di vita che è la storia ci insegna che le invenzioni che hanno avuto successo non sono state imposte, sponsorizzate o favorite in alcun modo, ma è stata la loro intrinseca utilità a diffonderle. Nessuna autorità governativa ha imposto le invenzioni che hanno rappresentato cambiamenti epocali per l’umanità, benché talvolta aspramente avversate al momento della loro apparizione.
Se, come è noto, il pianeta Terra sta da diverse migliaia di anni attraversando un’era interglaciale e quindi riscaldandosi; Se, come non è stato tutt’ora provato scientificamente la CO2 antropogenica non è la causa principale dell’aumento della temperatura dell’aria, forse sarebbe il caso che si ponesse seriamente attenzione agli studi esistenti in materia climatologica.
La verità scientifica si ottiene solamente con il “dubbio” anche rispetto a verità fino a quel momento provate. E’ la stessa scienza che con il suo progredire contraddice se stessa.
Nei milioni di anni dell’esistenza del nostro pianeta si sono succedute numerose ere glaciali (Anche con la Pianura Padana sotto il ghiaccio) separate da quelle interglaciali. Attualmente il pianeta attraversa una di queste ultime come apprendiamo dai carotaggi.
Riflettiamo su quanto ci viene narrato circa i motivi dell’aumento della temperatura dell’aria e chiediamo che gli scienziati con teorie opposte possano confrontarsi liberamente e senza condizionamenti ideologici.
Aggiungo: siamo nel terzo millennio malgrado la profezia del mille e non più mille. Il tanto paventato “millennium bug” non si è affatto manifestato al passaggio dal secolo passato. Eppure furono creati comitati di ogni tipo nel mondo per rimediare ai danni che avrebbe creato questo “bug” rivelatosi inesistente. Copiando Descartes si potrebbe scrivere “dubito, quindi sono”.