(di Clara Salpietro) – “Serve una riflessione profonda su cosa bisogna difendere e proteggere, su cosa sia davvero vitale e determinante per salvaguardare i nostri interessi diffusi. Cambiano i tradizionali interpreti del sistema sicurezza e di conseguenza occorrono nuovi strumenti di difesa”. Sono le parole pronunciate dal presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro, nel corso della lectio magistralis, dal titolo “Sicurezza ed interesse nazionale alla sfida della modernità”, tenuta a Roma al Centro Alti Studi per la Difesa (Casd), in occasione della cerimonia di apertura dell’anno accademico 2014/2015.
Il Casd, che ha sede presso Palazzo Salviati, è l’organismo di studio di più alto livello nel campo della formazione dirigenziale e degli studi di sicurezza e di difesa.
“Come ha detto Papa Francesco – ha affermato De Gennaro – ‘siamo di fronte alla prima guerra mondiale a pezzi’. Gli Stati più forti scoprono nemici impensabili, popoli al limite della modernità hanno armi avanzate comprese quelle chimiche e nucleari, aree che sembravano marginali prendono il centro della scena mondiale. Emerge anche un radicalismo religioso che sembra irriducibile. Non è una guerra fra un ‘noi’ e un ‘loro’, è una guerra ‘vicino a noi’. Il nemico è accanto a noi, può essere uno di noi e così il mondo diventa terra di tutti e di nessuno. Lo scenario si complica enormemente, crescono i pericoli, si riducono le possibilità di governare i conflitti”.
Il presidente di Finmeccanica ha poi menzionato il rapporto “Creative Disruption: Technology, Strategy and the Future of the Global Defense Industry”, pubblicato dal Center for a New American Security (CNAS), evidenziando: “il fatto che nel titolo compaia l’espressione “global defense industry” è qualcosa di innovativo. Gli americani hanno sempre considerato l’industria della difesa come una cosa domestica; dunque qualcosa sta cambiando nella loro percezione. La conferma – ha proseguito – arriva dall’incipit del rapporto in cui si afferma che: ‘La recente acquisizione, da parte di Google, di Boston Dynamics – un’organizzazione finanziata dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), che sviluppa alcuni dei robot più innovativi al mondo – ha dato al Pentagono un avvertimento inquietante: il baricentro della ricerca più avanzata con applicazioni militari si sta spostando rapidamente dall’establishment della difesa verso aziende commerciali relativamente nuove con molto denaro da investire. Questo è solo un esempio di una tendenza più generale, ove aziende commerciali e internazionali stanno assumendo il comando in quello che finora era dominio tecnologico del Dipartimento della Difesa’. Gli Stati Uniti prendono atto che qualcosa sta cambiando nel campo della Difesa e sviluppano di conseguenza riflessioni serie e nuove su come misurarsi con questa nuova tendenza. I cambiamenti nell’ambito dei processi e delle scelte industriali, ma anche nella scelta e nell’uso di nuove tecnologie, vedono coinvolti attori diversi: l’amministrazione pubblica, le forze armate, l’industria, i centri di ricerca”.
“Il nuovo equilibrio tra mondo commerciale e mondo della difesa – ha aggiunto De Gennaro – vuol dire che nuovi attori industriali entreranno in campo portando con sé nuove soluzioni tecnologiche, ma anche nuovi modelli organizzativi e gestionali. Inoltre, una maggiore competizione può avere importanti risvolti positivi sia per il versante della domanda sia per quello dell’offerta. Un terzo aspetto che fa diventare significativa l’interazione tra industria della difesa e pubblica amministrazione è di stabilire una proficua collaborazione per creare insieme una diffusa e consapevole cultura della difesa e della sicurezza nell’opinione pubblica”.
“È difficile, ma avvincente – ha osservato -, il tentativo di spostare l’ambito della competizione industriale dalla protezione dei propri confini alla conquista di nuovi mercati, anche attraverso la costituzione di nuove alleanze e collaborazioni”. “Occorre comprendere – ha concluso – che in Italia siamo in ritardo rispetto ai nostri competitor, sottolineo il concetto di competitor e non di nemico o avversario perché oggi anche i nostri alleati possono avere interessi particolari e divergenti a tutela del proprio interesse nazionale. Il Paese deve sapere che dovrà affrontare una vera rivoluzione culturale”.
Rivolgendosi a tutti gli studenti del Casd, il presidente di Finmeccanica ha dichiarato: “in Italia c’è bisogno di un dibattito “lucido e continuo” sulle questioni della difesa e della sicurezza in quanto Interessi Nazionali a se stanti. Questo è il luogo migliore dove poter trovare la sintesi e la composizione delle istanze provenienti dalle istituzioni, dal mondo militare, dal mondo industriale”.
Ad indicare le direttrici su cui si muoverà il Centro Alti Studi per la Difesa, è stato il suo presidente, ammiraglio di squadra Rinaldo Veri: “le principali linee di indirizzo del nuovo corso accademico – ha detto – terranno conto della fluidità degli scenari politico-militari di riferimento. Sentiamo forte la spinta all’attualizzazione dell’offerta formativa con il pieno convincimento che essa rappresenta un investimento certo per il futuro dell’organizzazione militare. In linea con le direttive del capo di Smd, il Casd intende proseguire il compito assegnatogli di polo nazionale della cultura per la difesa, contribuendo a formare comandanti e dirigenti militari moderni, versatili, proattivi, capaci di adottare scelte tempestive e consapevoli. Il Casd continuerà a concorrere ed accrescere le relazioni specie con quei Paesi extraeuropei divenuti di interesse strategico, sulla base di specifici piani di cooperazione. Intensificheremo la collaborazione con gli organismi Nato e dell’Unione Europea”.
“La formazione è l’essenza del progresso” ha evidenziato il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, “è il miglior investimento per fronteggiare le sfide della modernità e le incertezze del futuro. Un futuro sempre più complesso, incalzante, imprevedibile, che richiede capacità di analisi e di gestione omnicomprensive, basate su approcci multidisciplinari e sull’attitudine a prevenire piuttosto che a reagire”.
“La minaccia terroristica – ha osservato – di matrice islamica ha rotto gli schemi e l’idea di terrorismo, aprioristicamente ‘contro’, privo di una visione di sistema che per anni abbiamo ricondotto a gruppi ‘chiusi’, estranei alle nostre società, oggi è radicalmente mutata. Le capacità non solo militari, ma ideologiche e di ‘marchio’ o di ‘brand’ pubblicitario di ISIL, o DAESH acronimo arabo che significa esattamente la stessa cosa, dimostrano che la minaccia terroristica può andare ben oltre, pur mantenendo, e perfino esasperando, quei connotati di efferatezza ed asimmetricità che per anni sono ne stati l’unico ‘marchio di fabbrica’. Con le sue dinamiche economiche e sociali da vero e proprio ‘stato’, seppur autodeterminatosi, il Califfato possiede ‘di fatto’ un apparato pseudo-istituzionale, una grande forza economica e una capacità militare che associa e sfrutta abilmente caratteristiche convenzionali, asimmetriche e ibride, ma soprattutto dispone di una visione e una forte attrattiva strategica che ha esasperato il fenomeno dei ‘foreign fighters’. Il suo potenziale militare è moltiplicato, reso ancora più pericoloso da efficaci capacità di manovra e comando e controllo, abbinate ad efficaci tecniche mediatiche e all’uso spregiudicato del terrore. Stiamo parlando di una forza militare a pieno titolo, in grado di individuare e perseguire obiettivi di livello tattico, operativo e strategico, e soprattutto capace di individuare e sfruttare a proprio vantaggio le nostre non poche vulnerabilità”.
“Sento forte la responsabilità – ha dichiarato l’ammiraglio Binelli – di assicurare per il futuro all’Italia e all’Europa uno strumento militare coerente alle linee di indirizzo politico nazionali, adeguato, bilanciato e flessibile, capace di rispondere a queste nuove sfide e che non può prescindere dalla piena integrazione con la NATO e dalla sinergia con l’UE”.
“Se è vero che le Forze Armate – ha proseguito – sono il naturale strumento di deterrenza a disposizione del Paese o di un’Alleanza, esse devono assicurare questo ruolo, articolare il proprio patrimonio di capacità nel quadro delle Alleanze ed organizzazioni cui il Paese aderisce: Nato, Onu ed Unione Europea in primis. Devono farlo a partire dal mantenimento delle capacità esistenti in termini di Capability e di Capacity (qualità e quantità) bilanciate. Se la Libia oggi è una potenziale minaccia ai confini dell’Europa, occorre affrontare le cause ‘lontane’ che alimentano l’instabilità libica e contrastarne gli effetti negativi quali i flussi migratori, il rischio pandemie, le infiltrazioni terroristiche ed i traffici illeciti. Si devono rompere barriere culturali e preconcetti, a partire da quello del ‘lontano uguale ininfluente’, ‘non di interesse’ o addirittura ‘non pericoloso’. In questo senso il CASD può fare la differenza attraverso quella ‘contaminazione’ culturale che è anche condivisione delle conoscenze, non ultimo l’apporto proveniente dal connotato di trasversalità dei frequentatori”.
L’intervento conclusivo è stato del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, secondo il quale “a scuoterci dal torpore sono state le crisi in Ucraina, in Libia, in Siria e in Iraq, geograficamente più vicine agli interessi dell’Europa, e la cui rapida e grave evoluzione ha preso in contropiede l’intera comunità internazionale. È emersa la necessità di assegnare nuova priorità ai problemi di sicurezza che permangono sul continente europeo e che pressano i suoi confini più prossimi”.
“Siamo consapevoli – ha affermato – che alla realizzazione di un quadro di sicurezza comune debbano concorrere equamente tutti gli Stati dell’Unione. Solo attraverso una dimensione europea di difesa e sicurezza, l’Unione potrà garantire la propria integrità e nel contempo aspirare a recitare un ruolo da protagonista. La coesione europea è un ‘valore’ che deve essere attentamente considerato prima di compiere scelte isolate a livello nazionale”.
In merito alla redazione, da parte del ministero della Difesa, del “Libro Bianco sulla sicurezza internazionale e la difesa” il sottosegretario Alfano ha affermato “in esso sarà fondamentale il tema della evoluzione delle relazioni con i Paesi a noi più vicini in termini di valori e di condivisione della visione del mondo. Il Libro Bianco rappresenta un’occasione imperdibile per interrogarsi sulle questioni fondamentali del sistema difesa del Paese, su quali siano i rischi che promanano dai cambiamenti in atto, sulle minacce a noi più prossime. Dalla risposta a queste domande discenderanno i compiti da assegnare in futuro alle nostre Forze Armate”.
L’evoluzione del peacekeeping. Il ruolo dell’Italia: workshop al CASD a Roma
aprile 20, 2016