(di Roberto Falaschi) – Accettando di recarsi da un amico o conoscente è buona norma osservare e rispettare le abitudini della casa di chi offre ospitalità. Questa regola di buona condotta vale anche presso circoli in qualità di socio od ospite ed a maggior ragione visitando paesi stranieri, o nello stabilirvi una nuova residenza. Le leggi e gli usi del posto devono diventare parte della propria vita.
In Italia ed in Europa in generale non si sono verificasi casi di comportamenti scorretti da parte degli immigrati, salvo inevitabili casi di delinquenza comune inevitabili in qualsiasi comunità, sia da parte degli indigeni che degli allogeni. Ciò vale anche per gruppi di immigrati provenienti dai più lontani luoghi, vuoi dall’estremo oriente come ad esempio dalle Filippine o dall’America centromeridionale.
Salvo per le caratteristiche fisiche differenti che li distinguono, non si sono registrati casi di gruppi di immigrati che abbiano osteggiato e rigettato la cultura e la religione locale pretendendo che gli italiani modificassero i loro usi e costumi o le loro leggi perché sgradite in quanto non confacenti al loro sistema di vita. In altre parole, si sono doverosamente integrati andando a formare parte del tessuto nazionale.
Con la presenza degli immigrati di religione musulmana la situazione è radicalmente mutata in quanto avendo questi raggiunto un numero rilevante hanno iniziato a pretendere in maniera sempre più insistente che venissero adottate le loro consuetudini religiose, osteggiando il prevalente sentire italiano di cristiani ed i relativi simboli.
Sicuramente un’arrendevolezza europea ed italiana li hanno incoraggiati in tal senso, ma sono i musulmani che sono venuti nella terra della nostra cultura giudeo cristiana e quindi è doveroso far comprendere loro chiaramente e fermamente che i padroni di casa siamo noi che atavicamente dimoriamo in queste terre e non loro.
La nostra cultura è costata secoli di lotte e di sofferenze ed è quindi un bene prezioso che deve essere tutelato gelosamente. Che essa piaccia o meno agli immigrati. Forse nei loro luoghi d’origine accetterebbero una cultura diversa occidentale?
Per quanto concerne il nostro Paese, anche i musulmani devono comprendere la necessità di adattarsi all’Italia, alle sue abitudini, alle sue tradizioni ed al suo stile di vita, perché questo è il luogo dove hanno volontariamente scelto di immigrare. Che capiscano che si devono integrare ed imparando a vivere in Italia. Essi debbono cambiare il loro stile di vita, non gli italiani che li hanno generosamente accolti il proprio.
Sta a loro comprendere che gli italiani non sono ne razzisti, ne xenofobi e che in passato hanno accettato numerosi immigrati senza problemi che sono sorti con la loro presenza. Non deve essere accettata alcuna forma di arroganza nell’imporre la loro volontà. Che considerino anche l’inospitalità dei loro paesi in quanto gli stati islamici non accettano immigrati non musulmani.
Ad essi va fatto comprendere chiaramente che, così come altre nazioni, l’Italia non intende rinunciare alla propria cultura. E’ anche essenziale che i musulmani si rendano conto che in Italia esiste una cultura e delle radici giudeo/cristiane, un Presepe, un Albero di Natale e delle croci che riflettono il sentire prevalente nazionale che intendono mantenere e che essi sono doverosamente tenuti a rispettare. Considerino che nessun italiano ha obbiettato per l’esposizione della Mano di Fatima, della Mezzzaluna o della Croce di Agades o altri simboli religiosi musulmani, dimostrando una tolleranza a loro sconosciuta.
Infine che sia ben evidente che la religione è un fatto personale e che non può in nessun modo interferire con la vita del prossimo e della comunità nazionale. L’Italia è un paese nel quale, come nel resto d’Europa ed in altri stati del mondo, vige una netta separazione tra stato e chiesa, ossia tra religione e leggi nazionali democraticamente votate da parlamenti eletti. Le leggi non devono adeguarsi a precetti religiosi, ne questi possono condizionare i governanti, che si tratti della Bibbia o del Corano.
Sicuramente molti musulmani non concorderanno con quanto precede non accettando il secolarismo e pertanto non si sentono a loro agio in Italia. Sappiano quindi che al mondo vi sono cinquantasette meravigliosi stati islamici, buona parte dei quali sottopopolati e pronti a riceverli a braccia aperte e con usi dettati dal Corano e nei quali la sharia non è sgradita, se non di rigore
La codardia di fronte a possibili attentati porterà immancabilmente all’avvento della sharia ed alla perdita di quei principi che hanno fatto dei luoghi a cultura occidentale tra i migliori nei quali vivere e quindi assai attraenti per nuovi arrivati, pertanto è inderogabile reagire prontamente a qualsiasi tentativo di avviare l’Italia verso una cultura shariatica. Sia ben chiaro che si tratta di tutelare la democrazia evitando una dittatura teocratica.
Se gli immigrati musulmani hanno lasciato il loro paese per recarsi in Italia è perché reputavano di potervici condurre una qualità di vita superiore e pertanto che si pongano seriamente questa domanda: “Perché è meglio vivere in Italia che nel paese dal quale provengono?”.
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