Nella chiesa di San Laurentius di Schaan, domenica 23 settembre, è stato presentato il volume sul Cinquantesimo anniversario della Missione Cattolica Italiana nel Principato del Liechtenstein e Valle del Reno. (nella foto, da sinistra: Daniel Hilti sindaco di Schaan, Sua Altezza Serenissima Hans Adam II principe del Liechtenstein, Tindaro Gatani mentre riceve i complimenti del parroco di-Schaan e il Missionario Mons. Egidio Todeschini)
La pubblicazione fa la cronistoria delle Missioni Cattoliche di Buchs, di Mels e di Marbach, oggi riunite in quella di Schaan, fondata appunto 50 anni fa. “Negli anni Sessanta — ricorda nella prefazione il missionario Egidio Todeschini — nel momento del massimo boom dell’emigrazione italiana in Svizzera, le diocesi elvetiche hanno eretto numerose Missioni cum cura animarum… Cinquanta anni di vita: un compleanno importante, dunque, da vivere con riconoscenza a Dio, ai Missionari che si sono succeduti in questa Missione, ai laici che si sono maggiormente impegnati. Ma anche con gratitudine alla Chiesa locale per essere venuta incontro alle esigenze della nostra comunità e alle Autorità civili per averla sostenuta in vari modi e in diverse circostanze”.
La parte storica, curata da Tindaro Gatani, fa una sintesi dei fatti salienti dell’emigrazione italiana in Svizzera e i vari interventi della Chiesa per i lavoratori italiani nella Confederazione e nel Principato del Liechtenstein. Accanto all’impegno della Chiesa italiana, è ricordato quello dell’Episcopato locale sempre presente nel sostegno degli immigrati: la prima Conferenza episcopale svizzera sul tema fu quella del 28 agosto 1888, nella quale fu affrontata la questione del fenomeno emigratorio con un intervento del vescovo di San Gallo, Mons. Egger, che auspicava la presenza di sacerdoti italiani per offrire un’adeguata assistenza spirituale ai loro connazionali.
Da allora è stato un impegno costante, che ha visto la fondazione di oltre 100 Missioni per gli Italiani in Svizzera e l’avvicendarsi negli ultimi 120 anni di circa 1700 missionari e religiose e laiche consacrate.
Di fronte a questo nuovo esodo biblico con oltre 30 milioni di italiani costretti a lasciare il loro Paese in cerca di lavoro, la Chiesa è stata sempre presente nei cinque Continenti. E non si è trattato solo di assistenza religiosa, la figura del missionario è stata quella di “prete tuttofare”.
Le Missioni all’estero hanno avuto, infatti, anche la funzione di segretariato del lavoro, di difesa dei diritti degli immigrati, di assistenza sociale a tutti i livelli, seguendo l’insegnamento di Mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza, fondatore delle Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo per gli emigrati in America e di Mons. Geremia Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona, fondatore dell’Opera per gli emigranti in Europa e nel Levante, che porta il suo nome.
Al missionario si sono chiesti gli uffici più disparati, che lo hanno costretto a improvvisarsi maestro, infermiere, animatore sociale, supplente delle carenti strutture dello Stato italiano.
Tra i sacerdoti che sono stati attivi nella Svizzera Orientale, che comprende la zone limitrofe al Principato, viene ricordata la figura di Don Primo Mazzolari, “il prete dei lontani”, che da giovane fu missionario bonomelliano tra gli emigrati italiani di Arbon.
Il contributo storico si conclude con un apprezzamento al metodo di integrazione svizzero e del Liechtenstein, che dovrebbe servire da esempio a molti altri Paesi europei: “Con la bocciatura dei referendum antistranieri degli anni Settanta — scrive Gatani — veniva sconfitta la teoria di quanti volevano la più celere assimilazione dei nuovi arrivati agli Svizzeri. Assimilazione significa omogeneizzare, cioè rendere simili in tutto e per tutto. Ha vinto, invece, la saggia politica della lenta e armoniosa integrazione, senza imporre la rinnegazione delle proprie radici culturali… L’esperienza svizzera ha dimostrato che il naturale riconoscimento delle diverse identità è il presupposto all’unità, a patto che ognuno sia cosciente della propria identità e delle proprie radici culturali”.
Concetti sui quali insiste anche Don Carlo de Stasio, coordinatore nazionale delle MCI in Svizzera, che, nel suo intervento, dal titolo “Un cammino di comunione nella diversità”, tra l’altro, scrive: “I tempi moderni sollecitano forme nuove di pastorale migratoria. Siamo chiamati a lasciarci orientare dal futuro mediante una conversione pastorale frutto non di operazioni di bilancio o di manovre ingegneristiche calate dall’alto; a scegliere il cammino giusto e non quello più facile o più appagante in termini d’interessi personali o particolari. Vogliamo lasciarci guidare dallo Spirito in un dialogo schietto, sereno e collaborativo e da una riflessione condivisa con tutti gli attori della pastorale migratoria per entrare nella logica di una pastorale veramente missionaria, convinti che le migrazioni sono un’opportunità, un segno dei tempi. Occorre… puntare tutti insieme sul domani per rendere conto in parole e opere della nostra appartenenza all’unica comunità umana”.
La seconda parte del volume comprende una narrazione delle vicende della comunità italiana nel Liechtenstein e nelle regioni del cantone San Gallo (Werdenberg, Sarganserland, Rheintal) facenti parte della Missione Cattolica Italiana di Schaan. Nella terza parte si getta uno sguardo verso il futuro.
“Questo 50° anniversario — scrive ancora don Todeschini — è, dunque, una occasione per ripensare al ruolo e al futuro delle Missioni, cogliendo i valori e i segni dei tempi per ricavarne nuovi orientamenti, alimentando la fiaccola della memoria per consegnarla alle nuove generazioni, facendolo all’interno di una comunità che è diventata sempre più multiculturale”.
L’importanza della manifestazione di Schaan è stata sottolineata dalla presenza di Sua Altezza Serenissima Hans-Adam II, principe del Liechtenstein, alla Messa solenne presieduta da S.E. l’Arcivescovo Wolfgang Haas, che nel suo saluto ha voluto sottolineare la presenza della Chiesa cattolica al servizio dei migranti come “protagonista, testimone e strumento per l’integrazione rispettosa di diversi popoli, nazioni, lingue, culture, mentalità e sentimenti religiosi; integrazione basata sul comandamento dell’amore vero verso Dio e il prossimo”.
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