(di Clara Salpietro) – Ha fatto il giro del web, ma soprattutto delle stanze dei vertici militari, a tal punto da diventare un caso nazionale, la canzone cantata da un gruppo di paracadutisti del 186° reggimento Folgore di stanza alla caserma Bandini di Siena. Il video presente su youtube mostra un gruppetto di militari in divisa con allo sfondo una struttura, probabilmente la caserma militare, i quali, insieme ad un reduce di El Alamein, cantano il canto degli Arditi, risalente quindi alla prima guerra mondiale, che alcuni quotidiani nazionali hanno bollato come “inno fascista” o addirittura “Stornello fascista”.
Sulla presenza del reduce di El Alamein, Giulio Corsi su Il Tirreno scrive: “L’uomo è sempre ripreso di spalle ma si tratta di Santo Pelliccia, classe 1923, reduce della battaglia di El Alamein, dove morirono nell’ottobre del ’42 quattromila soldati della Folgore”.
A spiegare bene che la canzone non è un famoso canto del ventennio fascista è Cristiano Coccanari sul portale online Il Primato Nazionale, in cui spiega che la “canzone, con testo modificato, viene cantata da anni nelle caserme”, che era un canto degli Arditi, risalente alla prima guerra mondiale.
“Alla canzone originale – prosegue – sono seguite innumerevoli versioni con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma ad esempio anche una degli Arditi del Popolo. Tra le versioni del dopoguerra, anche quella cantata dai militari della Folgore, incentrata sull’orgoglio paracadutista (Se non ci conoscete, guardateci dall’alto / noi siamo i paraca del battaglion d’assalto) e sulla tradizionale rivalità coi fanti con i relativi sfottò (Paraca e lupi neri giocavano a scopone / han vinto i paraca con l’asso di bastone). Nulla a che vedere insomma con la politica, molto con la goliardia interna ai reparti dell’Esercito”.
A creare scalpore è stato però, ad un certo punto della canzone, il riferimento alla bandiera rossa e la stampa ha gridato allo scandalo in quanto ha interpretato questo riferimento alla bandiera del partito comunista, ma Cristiano Coccanari evidenzia invece: “Peccato però che il rosso, e torniamo agli sfottò, sia il colore della fanteria. Del resto anche i fanti, nelle loro canzoni, prendono in giro l’azzurro dei paracadutisti. Speriamo che in quel caso non insorga Forza Italia”.
Questa canzone cantata dal gruppo di militari, che ha fatto il giro del web ma soprattutto attenzionata da alcune testate nazionali, con titoli un po’ forzati, ha portato i vertici delle Forze Armate italiane ad aprire un’inchiesta sulla Folgore.
Cristiano Coccanari afferma: “Mentre sono passati oltre 2 anni e mezzo dall’arresto dei nostri Marò e 18 mesi da quando sono stati rimandati in India, i vertici delle Forze Armate italiane, nello specifico tramite lo Stato Maggiore dell’Esercito, pensano bene – probabilmente dietro pressioni politiche – di aprire un’inchiesta sulla Folgore”.
Cecilia Marzotti su La Nazione si chiede: “E’ mai possibile che questi uomini stiano facendo disonore alla loro bandiera che conta, purtroppo, numerosi morti in varie missioni di pace all’estero?”.
Ecco il commento del capo della pubblica informazione della Brigata Folgore, maggiore Marco Amoriello: “Un gesto stupido, che ci amareggia e ci mortifica, dando vita ad un’immagine che non ci appartiene e che col lavoro serio che portiamo avanti tutti i giorni, in Italia e all’estero, pensavamo cancellata. I primi ad essere danneggiati siamo noi, semplicemente perché non siamo quelli rappresentati in quel video. E’ in corso un’indagine interna per individuare i responsabili e capire se tra questi ci sono eventualmente appartenenti alla forza armata. Se ci fossero saranno presi i provvedimenti del caso”.
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