Il 3 luglio Franco Frattini con un tweet ha comunicato la nomina di Angelino Alfano a Presidente della Fondazione De Gasperi. Presidenza ricoperta proprio da Frattini da novembre 2011 al 3 luglio 2013. (foto a sinistra Franco Frattini e Angelino Alfano)
L’ex ministro degli Esteri sulla sua pagina di twitter ha scritto: “Ho passato ad Angelino Alfano il testimone della presidenza d.Fondazione De Gasperi.Grazie x aver accettato b.lavoro!!!!”.
Frattini, essendo rientrato al Consiglio di Stato, ha ritenuto opportuno lasciare la carica.
La scelta è ricaduta su Alfano con cui l’ex ministro degli Esteri ha sempre mantenuto ottimi rapporti e con il quale condivide il riferimento ai valori e ai principi del Ppe.
In una recente intervista, Franco Frattini ricordando la sua elezione a Presidente della Fondazione De Gasperi ha detto: “Quando Andreotti mi chiese di prendere il suo posto come presidente della Fondazione De Gasperi rimasi sorpreso, non essendo mai stato un militante della Democrazia Cristiana. Lo chiamai per ringraziarlo. Si diceva di lui che fosse una persona distante, ma invece era attento anche se discreto”.
Gli obiettivi della Fondazione De Gasperi sono racchiuse ne Il Manifesto: “La Fondazione De Gasperi si propone di contribuire allo sviluppo dell’Unione Europea e della qualità democratica. Il processo d’integrazione europea rappresenta la grande scelta ideale e politica per avviare una stagione di riforme e intraprendere un nuovo periodo di crescita sostenibile e di prosperità, secondo i principi dell’economia sociale di mercato.
Il contributo di De Gasperi al processo d’integrazione europea ha ispirato la convivenza pacifica e l’individuazione dei principi su cui si fonda l’Unione Europea. La centralità dell’individuo, il rispetto dei principi di libertà, uguaglianza, solidarietà, democrazia e stato di diritto, realizzano la visione dei Padri nobili dell’Europa. La lungimiranza di statisti illuminati e coraggiosi ha consentito il raggiungimento di un traguardo che secoli di conflitti e gli egoismi nazionalistici hanno a lungo impedito.
De Gasperi era convinto, come diceva Sturzo, che nel dopoguerra fosse necessario cercare ‹‹la chiave della politica interna ed economica nella politica estera››.
La partecipazione all’Europa è stata per l’Italia un volano di modernizzazione, sviluppo e trasformazione e ha consentito la costruzione di un sistema di valori condiviso da un numero di attori crescente della sfera pubblica. (Di seguito alcuni esempi: la liberalizzazione degli scambi avviata nei primi anni’50, l’ammodernamento della siderurgia con la partecipazione alla Ceca, il miracolo economico favorito dalla partecipazione alla Cee, la stabilità economica e finanziaria raggiunte con la partecipazione allo Sme, l’adozione del Trattato di Maastricht e dell’Euro).
L’Europeismo, l’Atlantismo e l’attenzione al Mediterraneo sono i tre cerchi concentrici in cui si è sviluppata la politica estera italiana del dopo guerra. Ancor oggi, queste dimensioni, declinate in senso globale, sono i riferimenti fondamentali per qualificare la missione internazionale dell’Italia.
La Fondazione De Gasperi stimola l’interesse all’approfondimento della costruzione europea, in una prospettiva d’ispirazione federalista che individui la soluzione dei problemi del debito sovrano, della legittimità democratica e della governance europea, senza che le specificità e i sensi di appartenenza nazionali vengano per questo pregiudicati.
Una maggiore integrazione europea favorisce il rafforzamento del quadro politico e la soluzione dei problemi economici e sociali che affliggono l’Italia. Il ‹‹vincolo esterno›› può essere determinante per perseguire il superamento definitivo di strutturali criticità nazionali e non più strumentale al ‹‹solo›› perseguimento di obiettivi interni circoscritti.
La destrutturazione del sistema politico italiano degli anni ’90, in seguito alla caduta del muro di Berlino e allo scandalo di Tangentopoli ha determinato un vuoto politico. Si è instaurato, nel sistema politico, il principio bipolare dell’alternanza delle coalizioni. Non si può, peraltro, negare che un’interpretazione estremizzata del bipolarismo abbia condotto a tensioni insostenibili e alla reciproca delegittimazione tra le forze politiche contrapposte.
La Seconda Repubblica ha consentito di rimodellare l’assetto partitico, legittimando la destra moderata come forza di governo. Tuttavia, negli anni, si sono determinate forme di spettacolarizzazione della politica con l’accelerazione della trasformazione dei partiti italiani in macchine politico – elettorali. I partiti sono diventati strumenti di sottogoverno e non di governo, strutture deresponsabilizzate che hanno reagito al declino con l’irrobustimento dell’organizzazione a livello centrale e nelle cariche pubbliche, compensando la caduta di iscritti con contributi pubblici ed altre forme di sostegno statale.
La tendenza ad alimentare le preferenze dei cittadini da parte dei media e l’utilizzo di tecniche di mercato hanno sostituito la riflessione, l’elaborazione di proposte e il dibattito. Il sistema politico pretende di soddisfare tutte le aspettative sociali, con il rischio a volte di determinare un clima di tensione e di insoddisfazione per l’impossibilità di realizzare concretamente quanto promesso. Un evidente decadimento etico – morale e professionale e la centralità del sistema finanziario ed imprenditoriale completano il contesto delineato.
Una profonda disaffezione dei cittadini nei confronti della politica è il naturale portato di questa situazione. In particolare, la crisi di fiducia nei partiti e i livelli di astensionismo elevati, rilevati dai principali sondaggi di opinione, sono gli indicatori più significativi di questa situazione.
Richiamandosi alla tradizione dei valori cattolici e liberali, di cui De Gasperi è stato uno dei più autorevoli interpreti nella storia politica europea, la Fondazione De Gasperi persegue tre principali linee di azione:
- alimentare il dibattito politico con contributi di approfondimento, studio e analisi;
- accrescere la cultura civica del Paese;
- colmare il vuoto di formazione politica che penalizza le scelte politiche.
Le democrazie contemporanee hanno raggiunto livelli di complessità e attribuzioni di competenze che richiedono ai decisori politici conoscenze e capacità di analisi notevoli. La competizione internazionale e la globalizzazione premiano il lavoro, l’approfondimento e l’innovazione. I contributi della società civile e l’interazione tra la sfera politica e la sfera socio – economica devono moltiplicarsi per cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione, nell’autonomia delle arene di azione. Nuove elaborazioni teoriche e proposte possono contribuire sia a sensibilizzare l’opinione pubblica, sia a migliorare la qualità del dibattito politico e delle scelte dei decision makers.
Una grande stagione d’impegno e rinnovamento culturale attende l’Italia e il continente europeo, quale presupposto necessario per uscire dalla crisi, che prima di essere finanziaria ed economica, è crisi politica e di valori. L’Italia deve coltivare l’ambizione di porsi alla testa di questo processo virtuoso e diventare l’avanguardia di un nuovo slancio europeistico, unica prospettiva per evitare la marginalizzazione e la decadenza.
La cultura civica è l’espressione della coesione nazionale di una comunità e spesso è la cifra di scelte politiche condivise per il bene comune. Negli ultimi decenni, l’intensità e la qualità della partecipazione politica sono peggiorate, con ricadute negative sulla capacità dei rappresentanti di rispondere alle domande dei cittadini. L’urgenza di restituire dignità alla partecipazione politica in tutte le sue forme è funzionale alla necessità di ridurre la sfiducia nelle istituzioni e il conseguente scollamento tra la classe dirigente e i cittadini.
L’attenzione alle generazioni future si declina nella necessità di contribuire alla formazione di una classe dirigente di alto profilo, competente, integra e capace di scelte orientate alla realizzazione del bene comune. Al fine di ricostruire l’autorevolezza del potere politico è necessario individuare percorsi formativi che consentano e agevolino l’emersione delle eccellenze. Il governo dei migliori deve essere il frutto di una competizione basata sulla conoscenza e sulle pubbliche virtù. L’impegno politico deve tornare a farsi passione civile e civica di uomini e donne che vivono per la politica e non di politica. Lo spirito dei padri costituenti e dei fondatori dell’Europa, teso alla realizzazione del bene comune e non al soddisfacimento di egoismi di parte deve essere l’esempio ideale da seguire.
Nel processo di formazione della classe dirigente sono mancati meccanismi virtuosi di selezione diélite politiche capaci di affrontare le sfide della contemporaneità. Nell’attuale fase di crisi internazionale, il richiamo a leadership autorevoli, ispirate a valori universali e capaci di una visione dell’interesse comune è fondamentale per la capacità di una comunità politica di individuare obiettivi condivisi di lungo periodo e perseguirli con convinzione.
La Fondazione De Gasperi intende raccogliere la sfida, presente nelle liberaldemocrazie contemporanee, di migliorare la qualità democratica, considerata rispetto alle dimensioni dell’accountability (responsabilità), della responsiveness (rispondenza), della rule of law (stato di diritto) e dell’affermazione piena dei principi di libertà ed uguaglianza.
Il principio di responsabilità prevede che i detentori del potere politico rispondano del proprio operato. I cittadini – elettori e gli organi costituzionali a ciò preposti hanno il compito di controllare la qualità dell’azione politica, comminando sanzioni o riconoscendo premi. Spesso accade che i rappresentanti politici non sono valutati per le decisioni adottate e l’accountability si gioca sull’immagine delle persone piuttosto che sui risultati conseguiti. Performance negative possono essere giustificate con eventi imprevisti, influenzando l’opinione pubblica attraverso media accondiscendenti. Occorre migliorare le premesse che consentano l’esercizio della responsabilità, attraverso una corretta informazione, l’azione efficace di organi indipendenti di controllo e valutazione, un’opposizione parlamentare responsabile e vigile, strutture intermedie radicate e maggiore democrazia nei partiti.
La capacità di risposta dei governanti alle domande provenienti dai governati, in modo adeguato e tempi ragionevoli, pone notevoli problemi manifestati dall’elevato grado d’insoddisfazione dei cittadini. La funzione fondamentale dei partiti politici di gatekeeping nella formazione delle politiche pubbliche è in crisi. La classe politica è troppo spesso incline ad assecondare la pressione sociale e del sistema economico dei gruppi meglio organizzati, minoranze intense che determinano eccessivi costi economici ed inaccettabili costi sociali. La limitatezza delle risorse disponibili rispetto alle aree d’intervento delle politiche pubbliche, insieme all’obiettivo dei politici di garantirsi la rielezione, rappresentano gli ostacoli da superare per migliorare la qualità democratica.
Lo stato di diritto può migliorarsi con il forte contenimento della corruzione e della criminalità organizzata, l’azione di una Pubblica Amministrazione competente, forze dell’ordine efficienti, la ragionevole durata dei processi e la completa indipendenza dei giudici, oltre all’applicazione erga omnes di un sistema legale che garantisca i diritti e l’eguaglianza di tutti cittadini.
Infine, l’affermazione piena dei valori della libertà e dell’uguaglianza, che interpretano compiutamente gli ideali democratici, è il correlato sostanziale di una democrazia di qualità. Il principio di libertà deve declinarsi con l’arricchimento del patrimonio di diritti e libertà civili, politici e sociali, senza ledere i diritti e le libertà degli altri cittadini. L’uguaglianza, invece, si sostanzia nel divieto di discriminazioni e nella rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza sociale ed economica. La limitata disponibilità di risorse economiche e amministrative necessarie deve essere superata.
In definitiva, la politica sembra aver smarrito il ruolo di ‹‹equilibratore autorevole e decisionale delle volontà democratiche››. Bisogna ritornare ai punti focali che declinano le finalità della politica:
- La dignità individuale, primo fattore di libertà democratica;
- La Democrazia, basata sul pluralismo, che consenta ai cittadini di scegliere tra politiche alternative;
- La realizzazione del bene comune, in una società fondata sull’individuo, sulla libertà e sulla coesione sociale;
- Una strategia di lungo periodo, che garantisca uno sviluppo sostenibile declinato in programmi coerenti e in un’azione di governo efficace;
- La valorizzazione dei giovani. La partecipazione politica deve ricevere sostanza e significato”.