In questi giorni, un gruppo di studiosi sta concentrando l’attenzione sul Monastero di San Filippo di Fragalà, struttura presente a Frazzanò, comune in provincia di Messina.
La presenza degli studiosi è un ritorno nell’Isola, dopo un primo sopralluogo ispettivo effettuato nell’agosto del 2010 in terra di Sicilia, regione scelta come avvio del progetto studio della pittura «bizantina» in Italia meridionale e Sicilia.
L’équipe, sulla scorta di una collaborazione Francia-Italia, nello specifico è formata da l’École Pratique des Hautes Études (Catherine Jolivet-Lévy, Prof. Ordinario di Storia dell’Arte Bizantina), l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne (Sulamith Brodbeck, Docente di Storia dell’Arte Bizantina, che ha di recente pubblicato un bel volume su Les Saints de Monrelale), l’Unité Mixte de Recherche 8167 Orient et Méditerranée (Marie-Patricia Raynaud, Ricercatore). Da Lecce invece sono arrivati studiosi dell’Università del Salento, come Marina Falla Castelfranchi, professore Ordinario di Storia dell’Arte Medievale e Bizantina, e Manuela De Giorgi, Docente di Storia dell’Arte Medievale.
Gli storici dell’arte bizantina si sono focalizzati a lungo sui mosaici della Sicilia normanna o sulla decorazione delle cripte pugliesi, laddove invece, le decorazioni monumentali e rupestri di altre aree, talora inedite, ma ragguardevoli a volte per qualità, e certamente per numero, di rado sono rientrati tra gli interessi degli specialisti del settore.
La creazione di un Corpus risponde dunque all’esigenza di creare uno strumento di ricerca chiaro, coerente e il più completo possibile del patrimonio pittorico bizantino e bizantineggiate delle regioni considerate. La sistemazione topografica, per regione, del Corpus – Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania – da una parte, obbedisce alla necessità di rendere il più agile possibile tale strumento, e dall’altra appare indispensabile al fine non soltanto di far conoscere questo ricco patrimonio, ma anche e in una certa misura, per incentivarne la salvaguardia, considerato l’avanzato stato di degrado di numerosi siti.
L’arco cronologico prescelto va dal VI al XIV secolo, periodo che corrisponde all’inizio della dominazione bizantina in Italia sotto l’imperatore Giustiniano e fino alla fine del XIII e inizio del XIV secolo, quando la Napoli angioina diverrà progressivamente il maggiore polo artistico dell’Italia meridionale.
Il progetto del Corpus è stato inoltre già presentato ufficialmente lo scorso novembre in un convegno, organizzato dall’École française de Rome, riscuotendo un buon successo e suscitando un forte interesse nel mondo accademico nazionale ed internazionale; e questo anche in virtù dello spiccato carattere multidisciplinare del progetto che si costruisce anche su collaborazioni strettissime tra storici, paleografi, epigrafisti, archeologi.
Il programma ha l’ambizione di censire le testimonianze di pittura bizantina delle regioni e avrà una duplice struttura: una serie di volumi ‘regionali’ con il censimento di tutti i siti per regione/provincia, e organizzato in singole schede arricchite di rilievi e di un ricco apparato fotografico (gli uni e l’altro interamente eseguiti ad hoc), cui si accompagnerà una serie di volumi monografici per quei siti meritevoli di un ulteriore approfondimento, in numero diverso da regione a regione e decisi sulla scorta di quanto s’è conservato.
La prima pubblicazione riguarderà infatti proprio la Sicilia, e più precisamente la parte settentrionale dell’isola (le aree di Messina, Palermo e Trapani), seguiranno la Calabria, la Basilicata, la Puglia e la Campania.
Parallelamente alla preparazione dei volumi del Corpus vero e proprio, si procederà – come ammette Marina Falla Castelfranchi, professore Ordinario di Storia dell’Arte Medievale e Bizantina dell’Università del Salento – alla pubblicazione di monografie per monumento. È questo il caso del Monastero di San Filippo di Fragalà, sito di straordinaria importanza e bellezza, fulcro delle ricerche di questi giorni. Questo monumento conserva pitture dell’ultimissimo XI secolo e inizi del XII secolo di qualità stilistica ed esecutiva eccezionali, sviluppandosi intorno ad un programma iconografico variegato di cicli e figure di santi che le specialiste stanno cercando di ricostruire nella sua integrità.
Lavoro, quest’ultimo, non facile, dato il precario stato di conservazione in cui la storia ci ha consegnato il monumento e soprattutto la sua decorazione, e che ne rende non facile lo studio.
“Per fortuna – continua Marina Falla Castelfranchi – il supporto delle istituzioni del territorio, prima fra tutte dell’amministrazione comunale di Frazzanò nella persona del sindaco Antonino Carcione, che s’è messa immediatamente ed interamente a disposizione delle studiose, hanno consentito di fare nuove scoperte che troveranno posto nella prossima pubblicazione del volume, previsto entro il 2013”.
“L’aiuto delle istituzioni, – conclude la professoressa Castelfranchi – del Comune, ma anche dell’architetto Salvatore Scuto Soprintendente di Messina, il calore e l’interesse della gente comune, anch’essa pronta ad aiutare al meglio l’équipe di lavoro, rendono questa ricerca fruttuosa non solo scientificamente, ma anche sul piano umano”.
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