(di Roberto Falaschi) – I Fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre continuano a vivere una incredibile odissea iniziata or sono tre anni e caratterizzata da una lunga serie di situazioni facilmente definibili dal loro punto di vista kafkiane, mentre per un osservatore non decerebrato il tutto appare come una lunga sequenza di errori, imbecillità, vigliaccheria e orgoglio mal riposto. Il tutto a spese umane dei militari e della dignità italiana ed indiana.
L’ultima alzata d’ingegno nazionale consiste nel suggerire di condannare i due Fucilieri per omicidio colposo e quindi con la fedina penale sporca e la coscienza infangata farli ritornare in Italia. In effetti la pena comminata in questo caso sarebbe già stata abbastanza scontata con il “carcere preventivo” e quindi potrebbero essere rimessi in libertà, cioè dissequestrati.
I tre proponenti, senatori Luigi Manconi, Lucio Malan (ingegno bipartisan!!!) e l’avv. Franco Maria Jayendranatha (italiano convertito all’induismo), pensano con tale proposta di aver dato la chiave di volta per risolvere finalmente la disputa fra i due paesi e consentire il “dissequestro” dei militari italiani inviati dall’Italia quale protezione antipirateria su una nave italiana.
Appare assai difficile immaginare che due governi si ergano a tribunale, condannino sic et simpliciter due persone e quindi le facciano viaggiare da uno dei due paesi all’altro. Con quale autorità legittima? Come ipotizzano che la magistratura indiana possa essere consenziente? Non arrivano a supporre che probabilmente interverrebbe un giudice italiano per investigare i membri del governo che si sono arrogati la potestà di erigersi a tribunale? A prescindere dalle contestazioni giuridiche quale figura farebbe l’Italia comportandosi in tal fatta? Dove vogliamo porre la dignità delle FF.AA. e di suoi esponenti in servizio? Per carità di Patria è meglio dismettere questa proposta assolutamente assurda senza altri commentari, tanto più che ove implementata metterebbe a rischio gli oltre seicento Fucilieri del Battaglione San Marco in servizio antipirateria su navi nazionali.
La via d’uscita va anzitutto trovata nel coraggio di agire con decisione e competenza senza alcun timore di danneggiare le relazioni commerciali con l’India. Non è comportandosi con sottomissione che si difendono gli interessi della Nazione, inclusi quelli commerciali, ma mostrando un’azione decisa in ogni circostanza. Solo così un paese viene rispettato nell’agone internazionale.
Da molto tempo ormai sono noti alcuni elementi fondamentali dell’inchiesta che scagionano gli inquisiti “con capo d’accusa generico di omicidio” Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, cittadini italiani all’estero per servizio di stato, e non resta che farli valere sia nei confronti dell’India che di vari organizzazioni internazionali contemporaneamente.
È ormai noto che essi non furono presenti quando i due marinai del Kerala vennero uccisi data l’incompatibilità con le armi d’ordinanza il calibro della pallottola trovata nel corpo di un deceduto, non corrispondono i tempi in base alle dichiarazioni dei Comandanti ed al rapporto sul tentato abbordaggio redatto subito dopo l’evento ed inviato ai superiori dei Fucilieri. Vi sarebbero molte altre prove esimenti, ma queste sarebbero già sufficienti. In più ove fossero stati, come non è, i Fucilieri a causare il decesso dei due pescatori sarebbe da incriminare il comandante del peschereccio in quanto navigava in acque pericolose senza le dovute precauzioni, mentre chi avrebbe aperto il fuoco ha agito in base a regole d’ingaggio rispettate e quindi nell’adempimento del proprio dovere.
L’ azione da espletare consiste nel presentare una Nota Verbale (comunicazione ufficiale tra ambasciate e ministeri degli esteri) all’Ambasciata indiana a Roma. Quindi nel far mettere in discussione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la questione portando tutta l’abbondante documentazione in possesso dell’Italia esimente i due Fucilieri di Marina.
La stessa azione andrebbe svolta sia in ambito NATO, che Unione Europea, senza scordare la Corte Europea dei diritti dell’Uomo e le Organizzazioni Marittime. Parimenti andrebbero investite della questione le innumerevoli organizzazioni della famiglia delle Nazioni Unite. A fiancheggiamento un’azione attraverso le nostre Ambasciate presso tutti quegli stati che siedono nelle istituzioni summenzionate. Ciò andrebbero svolto consecutivamente dando all’India la possibilità di addivenire seriamente ad una trattativa volta al rilascio dei due dandole la possibilità di “salvare la faccia”, cosa opportuna interfacciando con orientali ed accesi nazionalisti.
Fin’ora tre consecutivi governi italiani hanno brillato per incompetenza, arruffoneria ed illusione di risolvere la questione pagando. Ora venga dato un taglio a questi tentativi arruffoni il cui unico risultato è la perdita di dignità nazionale e di soldi del contribuente. Che siano difesi tutti gli interessi nazionali con azioni concrete, decise e coerenti. E’ gran tempo.
Ma la vogliamo finalmente risolvere questa questione dei Fucilieri di Marina?
gennaio 8, 2015