(di Roberto Falaschi) – La notizia eclatante pubblicata dal quotidiano indiano The Economic Times è che l’Italia avrebbe proposto all’India di risarcire i familiari dei pescatori morti il 15 febbraio 2012 e di processare i Fucilieri del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in Italia.
L’Ambasciata italiana a New Delhi non ha espresso commenti in proposito, mentre le autorità indiane hanno dichiarato di avere all’esame una proposta che potrebbe essere in tal senso. Vorrei sperare che quanto scritto da The Economic Times non corrisponda al vero, perché se così non fosse ci sarebbe da chiedersi, ancora una volta, ma da che tipo di politici siamo governati e di che razza di burocrazia disponiamo.
In primo luogo non è affatto provato che a sparare al St. Antony siano stati i due Fucilieri di Marina, ma comunque se fossero stati loro avrebbero agito in base a regole di ingaggio a loro impartite e che ad ogni modo sono di gran lunga più “blande” di quelle di molte altre marine che partecipano alle operazioni antipirateria.
Inoltre, commettendo una madornale bestialità una volta creato il caso da parte indiana, l’Italia indennizzò le due famiglie dei marinai morti con una somma di centocinquantamila dollari ognuna, così facendo ammettendo una colpevolezza tutt’altro che accertata e sperperando il denaro del contribuente italiano. Somma stratosferica per una famiglia di pescatori indiana.
Questo caso è un esempio da “studio” di incompetenza sia da parte italiana che indiana. Il sistema investigativo di quest’ultima ha omesso, tra l’altro, di indagare verso altri possibili attori, non ha custodito correttamente i reperti giudiziari causandone le distruzione, non ha consentito l’ammissione della difesa alle prove tecniche ora irripetibili, ha mantenuto segreti gli atti dell’incriminazione formale cosa inammissibile in un processo penale, ha creato gravi sospetti di costruzione di false prove, ha omesso ogni indizio valido per la difesa, ha escusso testimoni che si sono palesati inattendibili.
Come se quanto precede non bastasse, all’oscuro del fatto che le armi sono in dotazione personale in base al numero di matricola, gli investigatori indiani hanno utilizzato per le prove balistiche i fucili di altri due Fucilieri di Marina imbarcati sulla Lexie, Andronico e Voglino, ipotizzando che ognuno dei due accusati avesse ucciso un pescatore, mentre in realtà fu solo uno a sparare.
Non hanno neppure saputo leggere sulle armi il loro tipo specificando erroneamente che si trattava di Beretta ARX 160, non in dotazione al Battaglione San Marco, anziché correttamente Beretta 70/90. Vorrei aggiungere che hanno sequestrato, e tutt’ora trattengono abusivamente, tutto il materiale militare trovato a bordo della Lexie di proprietà dello stato italiano e che nulla ha a che vedere con i fatti contestati ai Sottufficiali Latorre e Girone.
In definitiva a quasi tre anni dai fatti e dopo ben due distinte indagini penali, una statale ed una federale, non è stata esibita alcune evidenza inoppugnabile non solo della colpevolezza dei nostri Sottufficiali, ma neppure della certezza del fatto che i colpi sparati fossero partiti dalla Lexie. Quindi da parte indiana abbiamo finora un’inammissibile limitazione dei diritti della difesa limitandone l’accesso agli atti ed una proclamazione di colpevolezza senza basi in aperto contrasto con i principi basilari del processo penale. Sembra che due secoli di Raj non siano bastati agli indiani per apprendere le nozioni di base del diritto penale!
Non è che da parte italiana si sia agito con minore incompetenza accumulando una serie incalcolabile di corbellerie ampiamente note e che fanno rabbrividire per l’assoluta incompetenza dimostrata e per il totale senso dello Stato evidenziato da chi lo Stato dovrebbe essere. Ora sembra che questo governo sarebbe andato a formulare un’oscena proposta come quella menzionata per risolvere il caso. Per amor di Patria vorrei che la notizia fosse assolutamente falsa, ma smentite italiane non ne ho purtroppo sentite.
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