(di Roberto Falaschi) – Da ventisei mesi in India, paese notoriamente arrogante quant’altri, si trovano due militari italiani, i sottufficiali dell’Unità San Marco, Latorre e Girone in attesa non di giudizio, ma di un semplice capo di accusa basato su un minimo di evidenza.
Da ventisei mesi tre governi italiani successivi hanno speso forse qualche parola per difendere l’onore dell’Italia indegnamente calpestato da un paese che si pretenderebbe civile e con un passato plurimillenario dal quale evidentemente non ha appreso molto.
Da ventisei mesi la classe politica italiana spende qualche parola per i due esponenti delle FFAA nazionali sequestrati e nulla più.
Siamo arrivati al punto che l’ex (per fortuna!) ministro degli esteri Bonino arrivò ad affermare che non sappiamo neppure se sono innocenti. Ma se non sappiamo neppure se l’imbarcazione sospettata di pirateria fosse la medesima nella quale morirono i marinai/pescatori/pirati del Kerala (India).
Credo che sia giunto il momento di agire seriamente nei confronti dell’India direttamente da un lato e dall’altro attraverso le innumerevoli organizzazioni internazionali che peraltro si mantengono anche con i nostri contributi, comunque superiori a quelli del sequestratore che ha la pretesa di entrare quale membro permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La domanda da porre al governo italiano che si è da poco insediato è se ha alcuna intenzione di agire seriamente e fermamente nei confronti dell’India. Dubito che si otterrebbe altro che parole, parole, parole… alla Ornella Vanoni.
Eppure non sarebbe affatto difficile imbastire un’azione avvolgente per ostacolare, e anche bloccare in taluni casi, la politica estera indiana, soprattutto in ambito organizzazioni internazionali, sia a livello candidature a posti vari, sia alla partecipazione a gruppi specifici, quali ad esempio il prestigioso Gruppo Fornitori di Know How Nucleare al quale l’India tiene in modo particolare, o al Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U.. Parimenti si possono ostacolare progetti delle N.U. che vadano a vantaggio dell’India, sviandoli verso altri paesi.
Certo, queste sono azioni che non si pubblicizzano, ma è evidente che nulla di ciò è stato attuato altrimenti ne avremmo visto i risultati.
Pure in ambito N.A.T.O. e U.E. potrebbe essere condotta un’intensa campagna anti indiana e ricattatoria minacciando il ritiro delle costose numerose missioni militari che avvantaggiano pure l’India.
Rinunciare alla guerra ex art. 11 della costituzione è un discorso, farsi umiliare quando si hanno tutti i mezzi necessari per evitarlo è ben altra cosa. Ma forse manca quello principale: un governo con orgoglio nazionale ed amor proprio.
Inoltre qual è stata la politica italiana nei confronti del sistema giudiziario locale? Quanti studi legali di prestigio ha ingaggiato? Quale azione di lobby ha svolto a ogni possibile livello?
Risulterebbe che siano stati inviati per trattare con i magistrati locali vari avvocati italiani che non conoscevano neppure l’inglese, figuriamoci il diritto anglosassone, che è quello che dovrebbe essere vigente costà. Vero, falso un dì si saprà.
Per certo è subito stato mandato un membro del governo Monti, poi confermato dai successivi governi, per trattare con gli indiani, ossia il Sottosegretario di Stato Staffan De Mistura, noto in localmente per la sua amicizia con il Pakistan e notoriamente non personalità dal carattere forte, con l’intento di risolvere celermente la faccenda.
La diplomazia, quella vera, ci insegna che per trattare con una controparte bisogna conoscerne le abitudini, gli usi ed i costumi. Pertanto con uno Stato orientale si negozia dimostrando di non avere fretta e discutendo di molte altre questioni contemporaneamente fino a quando non si ottiene lo scopo. Mai avere fretta.
Dopo queste poche considerazioni, che si sommano ad una marea di altre già espresse, sembrerebbe opportuna una domanda: Ma in Italia ci si è resi conto che questa faccenda con l’India incide sul prestigio nazionale e quindi sulla possibilità futura di svolgere politica estera? Oppure la dignità nazionale deve poggiare solamente sul comportamento esemplare dei nostri sequestrati?
Ma la vogliamo finalmente risolvere questa questione dei Fucilieri di Marina?
gennaio 8, 2015