(di Clara Salpietro) – Presso la Biblioteca militare centrale di Palazzo Esercito, a Roma, il 25 settembre, è stato presentato il nuovo stemma araldico dell’Esercito. All’evento sono intervenuti il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Claudio Graziano, e il dottor Francesco Galetta, dell’Ufficio Onorificenze e araldica della presidenza del Consiglio dei Ministri. Presenti numerose autorità militari e giornalisti.
Galetta nel corso del suo intervento ha illustrato le motivazioni che sono state alla base della semplificazione della precedente versione dello stemma araldico risalente al 1991. “L’iter procedurale seguito per la realizzazione dello stemma – ha detto Galetta – ha avuto un percorso lineare grazie alla collaborazione tra la presidenza del Consiglio dei Ministri e lo Stato maggiore Esercito, a cui ha contribuito l’apporto consistente dell’Ufficio storico dello Sme”.
L’esperto di araldica ha infine auspicato che il motto del nuovo stemma: “la sicurezza della Repubblica sia legge suprema”, diventi “l’impegno di ognuno di noi”.
Il generale Graziano ha spiegato che il nuovo stemma rappresenta “la proiezione verso il futuro” della Forza Armata, aggiungendo poi che il colore rosso dello sfondo “è tradizionalmente il colore dell’ardimento, delle nuove sfide, di un personale sempre più preparato e sempre più motivato”. “Mi auguro – ha concluso il capo di Stato maggiore dell’Esercito – che questa giornata possa entrare nella storia”.
Il ministro della Difesa ha evidenziato come “l’elemento umano è la peculiarità dell’Esercito” e come il colore rosso dello sfondo ricorda sì l’ardimento, ma anche “il coraggio e il sacrificio”.
“I nostri comandanti – ha aggiunto – sono bravi perché sanno trasmettere agli uomini e alle donne della Forza armata, l’approccio giusto che serve nelle missioni e, in situazioni difficili, la capacità di entrare in sintonia con la popolazione locale”.
Commentando le armi presenti nel nuovo stemma, il ministro Pinotti ha affermato: “a me piace la scelta della corazza e dell’elmo in quanto ci ricordano il significato più profondo che hanno le Forze armate che è quello di proteggere, non di attaccare ed aggredire ma proteggere. L’Esercito è chiamato a usare la forza quando è necessario, per riportare l’ordine o evitare genocidi, secondo il dettato costituzionale. Oggi non siamo di fronte ad un mondo pacificato e quindi dobbiamo avere la possibilità di difendere la nostra Repubblica e i nostri cittadini e garantire la sicurezza nazionale e internazionale. Per difendere i nostri cittadini per conto dello Stato abbiamo bisogno della corazza e dell’elmo”.
A conclusione della presentazione il generale Graziano ha consegnato lo stemma araldico dell’Esercito numero uno al ministro della Difesa Pinotti.
Il nuovo stemma ha lo sfondo rosso, al centro l’armatura d’oro, cimata dall’asta di legno al naturale. L’elmo dorato e piumato d’argento. Dietro l’armatura romana passano due cannoni di bronzo, due fucili a baionetta d’argento e neri, due lance nere con banderuole azzurre, due asce d’argento con manici neri e due saette d’argento.
Lo scudo è sormontato dalla corona turrita degli Enti Militari, doro, murata di nero, formata dal cerchio, rosso all’interno, con due cordonate a muro sui margini e sostenente cinque torri visibili, riunite da quattro cortine di muro visibili, le torri di foggia quadrangolare, merlate di dodici alla guelfa, quattro merli per lato, chiuse e finestrate di uno di nero, le cortine di muro finestrate ognuna di uno e merlate di tre.
Sotto lo scudo su lista bifida e svolazzante doro, il motto in lettere maiuscole di nero: SALVS REI PVBLICAE SVPREMA LEX ESTO (La sicurezza della Repubblica sia legge suprema). Tra le parole Rei Pvblicae e svprema c’è la granata nera, infiammata di rosso.
Il rinnovamento non è comunque solo per lo stemma, ma anche per il sito web dell’Esercito www.esercito.difesa.it, che dal 25 settembre è rinnovato nella grafica.