(di Roberto Falaschi) – Grazie all’India veniamo a scoprire che l’Italia è uno Stato terrorista che invia i suoi militari ad uccidere inermi pescatori indiani.
Sicuramente questa rivelazione dimostra la grande competenza indiana in materia di terrorismo e naturalmente di pirateria. Sicuramente il PM indiano potrà sostenere l’accusa con prove inconfutabili che ha accumulato nel corso di ventiquattro mesi di intense ed indefesse indagini e potrà portare un gran numero di testimoni a sostegno della sua accusa, oltre naturalmente a numerose evidenze delle malefatte italiane.
Se la questione non fosse seria si presterebbe ad un film comico nel quale una “repubblica banana” accusa uno Stato serio di commettere atti di pirateria…senza trarne profitto.
Apparentemente le autorità indiane si sono fissate su un ipotetico atto di pirateria compiuto da esponenti delle FF.AA. italiane senza che vi sia stato un “abbordaggio” per depredare l’imbarcazione aggredita. Demenziale.
Rivediamo brevemente i fatti di quel giorno di due anni fa: 15 febbraio 2012.
Un natante si avvicina con manovra evidentemente sospetta alla Enrica Lexie, protetta da alcuni sottufficiali della Marina Militare Italiana ed i due di turno lanciano segnali luminosi volti ad allertare il battello sconosciuto, che continua la sua rotta verso l’apparente bersaglio senza dare segni di risposta.
Quando il natante sospetto arriva a trecento metri dalla Enrica Lexie viene sparata una raffica di venti colpi con l’arma d’ordinanza cal. 5,56 NATO. Non ottenendo il risultato sperato da duecento metri essi sparano una seconda raffica di venti colpi d’avvertimento. L’avvicinamento del battello sospetto continua, quindi a cento metri esplodono una terza ed ultima scarica di venti colpi che finalmente persuade il padrone dell’imbarcazione non identificata a modificare la rotta allontanandosi.
Immediatamente, come da regolamento, inviano un messaggio al loro comando per informare dell’accaduto descrivendo dettagliatamente il natante sospetto non identificato che è ben diverso da quello nel quale erano imbarcati i due pescatori morti.
La prima osservazione che viene alla mente alla luce delle pretese indiane è: ma che razza di pirati che sparano ad un’imbarcazione e poi proseguono la rotta senza abbordarla. Credo che nella millenaria storia della pirateria mai si sia verificato un simile evento.
Nelle vicinanze della Enrica Lexie vi è una nave greca che asseritamente avrebbe subito un tentativo di abbordaggio positivamente respinto, ma nulla viene intrapreso contro la sua scorta, anche perché saggiamente continua la sua rotta.
Notoriamente nell’area oltre a scontri armati tra pescherecci si verificano attacchi di pirati ed è proprio per questo che incrocia in quelle acque un nucleo militare internazionale, del quale è parte anche la Marina Militare Italiana, a protezione delle rotte.
Inoltre l’Italia sulle navi di propria bandiera ed a loro maggior tutela imbarca dei Fucilieri di Marina della San Marco.
Ora il PM indiano vorrebbe sostenere che la Marina Militare Italiana approfitta della missione antipirateria per compiere atti di pirateria senza fini di lucro. Uomo di grande fantasia!
L’India pertanto dato che il Kerala non ha un valore internazionale e quindi è responsabile lo Stato federale, “sequestra” i due sottufficiali della Marina Militare Italiana asserendo che sono due assassini e si appropria delle armi di proprietà dello Stato italiano. Come vanno considerate dette armi? Preda bellica come se vi fosse uno stato di guerra tra i due Stati interessati alla vicenda?
Date le incongruenze commesse degli inquirenti del Kerala, lo Stato Federale Indiano avoca a se il caso e tira in ballo la questione della pirateria. Ma il PM non trova elementi per formulare un’accusa che regga e si destreggia (malamente) tra pena di morte e anni di galera mentre dei fatti probanti un duplice omicidio non vi è finora traccia e se in due anni non sono neppure affiorati evidentemente non vi è nulla di corroborante.
In definitiva la magistratura, non smentita dalla politica, sostiene che fra pochi mesi la presidenza UE sarà presa da uno Stato pirata.
Povera India, è proprio sommersa in una orrenda palude.
In tutto questo l’Italia come si muove? Alzando acuti lai e sostenendo che non accetta neppure l’idea della pena di morte in ciò vocalmente sostenuta dall’UE, nota per le sue energiche posizioni in politica estera ed internazionalmente così temuta che alla minaccia di sospendere le trattative per accordi commerciali l’India risponde beffarda che eventualmente tratterà coi singoli Stati.
Ma la grande offensiva italiana passa tramite l’ONU, organizzazione notoriamente dedita ad iniziative risolutive, per violazione dei diritti umani. Se il nostro governo non aggiunge altro alla sua iniziativa che non può essere considerata altro che accessoria siamo proprio arrivati alla fine della nostra Patria. Tanto vale anche per l’UE che in una questione che coinvolge un suo Stato fondatore non avviare alcuna iniziativa cogente nei confronti di uno Stato che viola le più rispettate norme di consuetudini e diritto internazionale. Si crede forse presuntuosamente “legibus solutus”?
Sia l’UE, sia la NATO avrebbero potuto risolvere la questione con giustizia nei confronti dell’Italia e dei nostri Marinai, ma è mancato il pungolo italiano dato che i nostri consecutivi governi oltre a latitare di iniziative per dirimere una questione di importanza nazionale hanno mancato di stimolare gli alleati.
Ci sarà purtroppo ancora modo di disquisire sull’India quale Stato canaglia e sull’Italia quale Stato dal governo imbelle.
Ma la vogliamo finalmente risolvere questa questione dei Fucilieri di Marina?
gennaio 8, 2015