(di Clara Salpietro) – Scuole, ospedali, carceri, strade e ponti: è il lavoro che porta avanti il Provincial reconstruction team (Prt) di Herat, guidato, da ottobre, dal colonnello Giacinto Parrotta del 3° reggimento Bersaglieri, di stanza a Teulada, alle dipendenze della brigata Sassari.
All’interno del Prt, che ha una competenza su 15 distretti della provincia di Herat, operano, congiuntamente, una componente militare su base 3° Reggimento bersaglieri, e una componente di cooperazione civile militare su base del Multinational Civil-Military Cooperation (CIMIC) Group di Motta di Livenza. Il Prt opera in stretta collaborazione con diplomatici ed esperti in materia di ricostruzione del Ministero Affari Esteri. Nella sua composizione ci sono anche due civili sloveni e tre ingegneri afghani.
“Tutti i progetti pianificati nel 2011 – ci spiega il colonnello Parrotta durante la nostra visita al Prt – saranno conclusi entro marzo 2012, mentre a fine febbraio sarà completato il pronto soccorso e tra 15 giorni saranno consegnati 150 armadietti alle detenute del carcere di Herat. A questo si aggiunge la realizzazione del terminal dell’aeroporto di Herat, che sarà dedicato al capitano Massimo Ranzani, morto in Afghanistan il 28 febbraio scorso. La struttura sarà completata entro fine gennaio, nel caso in cui ci sarà un ritardo nei lavori saranno applicate delle penali”.
Il terminal passeggeri dell’aeroporto civile di Herat è sicuramente il progetto più importante fra quelli in via di realizzazione. La struttura ha un costo complessivo di circa 750.000 euro ed è interamente finanziata dall’Italia. L’aeroporto civile, che potrebbe diventare il secondo scalo aeroportuale del Paese, subito dopo l’ingresso prevede uno shop e un’area bar, il controllo delle persone e dei bagagli a mano, una zona di attesa per le partenze nazionali e una per quelle internazionali, un ufficio per il controllo dei passaporti, le toilette, un’area dedicata agli arrivi sia nazionali che internazionali, il ritiro dei bagagli dopo l’arrivo dei voli, un ingresso e delle stanze dedicate ai Vip.
“Il nostro compito principale – aggiunge il comandante del Prt – è la ricostruzione in coordinamento con la polizia afghana e le autorità locali. Il pilastro centrale del nostro lavoro è la sostenibilità: vuol dire che noi costruiamo ma la società afgana deve sapere mantenere nel tempo quanto noi abbiamo realizzato. In pratica le opere, una volta consegnate, devono essere autonomamente gestibili dalle autorità afghane sia dal punto di vista professionale, utilizzando cioè proprio personale specializzato, sia da quello economico, non necessitando dunque di alcun ulteriore contributo internazionale”.
A valutare le diverse criticità dell’area ed estrapolare una serie di progetti prioritari da sviluppare anno per anno è il Governatore della Provincia di Herat, attraverso il Capo Dipartimento dell’Economia. Le proposte di progetto sono poi finanziate attraverso il budget fornito annualmente dal Ministero della Difesa italiano. Il Prt segue i progetti dalla fase di approvazione fino al loro completamento, collaborando e supportando le autorità locali e allo stesso tempo monitorando i progetti durante la fase di realizzazione.
Il PRT di Herat a guida italiana è un modello di riferimento per tutti gli altri ventisei enti similari distribuiti sul territorio afghano.
Dal 2005, anno in cui è nato, ad oggi, il Provincial reconstruction team può vantare la realizzazione di altre grandi opere, distribuite in tutta l’area di propria responsabilità. Tra le più importanti figurano: l’ospedale pediatrico (537.000 euro) nel 2007 a Herat; il Karta Bridge (416.000 euro) nel 2008 a Herat; il carcere minorile (834.000 euro) nel 2008 a Herat; il carcere femminile di Herat (340.000 euro) nel 2009; il Ponte Zirko Valley a Shindad (costo di 1.000.000 euro) costruito nel 2010; il Woman Business Center nel 2010 (216.000 euro) a Herat. La progettazione di queste grandi infrastrutture si deve all’opera del Cimic che le sviluppa attraverso i propri ingegneri militari, gli ingegneri civili afghani e gli specialisti appartenenti alla riserva selezionata, cioè tecnici civili che sono richiamati nelle forze armate per dare il loro contributo di professionalità.
Proprio il carcere femminile di Herat diventa il centro della nostra attenzione e così seguiamo il colonnello Giacinto Parrotta per una visita alla struttura. Ad accoglierci è il direttore del carcere, il generale Abdul Majid Sadeqi, che afferma: “la struttura ospita 150 donne più 85 bambini inferiori agli otto anni, che vivono in cella con le loro mamme e che hanno la possibilità di studiare. Al compimento degli otto anni i ragazzini vengono portati in un orfanatrofio e ogni giovedì possono fare visita alla loro madre. In cella ci sono donne, la maggior parte delle quali giovanissime, accusate di omicidio ma pure donne scappate da casa e che per questa azione dovranno scontare una pena. A 50 detenute il presidente Hamid Karzai ha concesso l’amnistia”.
Tutte sono impegnate in vari lavori, come la realizzazione di tappeti, vestiti, collane e bracciali, ma c’è pure chi si dedica all’alfabetizzazione delle donne la mattina e a quella dei bambini il pomeriggio. Dalla vendita dei vari oggetti, il 40% del ricavato viene incassato dal carcere e il 60% viene consegnato alla detenuta che ha eseguito il lavoro.
Nel presentarci il tenente colonnello donna della polizia afghana che guida il carcere femminile, il generale Abdul Majid Sadeqi evidenzia: “nella struttura, realizzata dal Prt a guida italiana, è presenta una parte dedicata alla reclusione degli uomini e anche un laboratorio per curare i drogati”.
Mentre visitiamo ogni cella e stanza in cui le detenute lavorano, il direttore aggiunge che il Prt ha appena donato 5 mila litri di cherosene, che serve per alimentare le piccole stufe che consentono alle donne di riscaldare gli ambienti.
“Ogni comandante italiano a capo del Prt e in modo particolare il colonnello Parrotta – prosegue – capiscono sempre le esigenze che abbiamo dentro il carcere. Tra i tanti aiuti che abbiamo avuto rientra anche la donazione di materiale di cancelleria e delle medicine per curare i bambini. Ringrazio i militari italiani per il loro impegno nei confronti del penitenziario”.
Uscendo dal carcere, prima di salutarci, vediamo due bambini rannicchiati vicino l’ingresso principale con gli occhi velati dalle lacrime, il generale afghano si avvicina, parla con loro e dopo dice qualcosa ad uno dei suoi uomini. “Sono due bambini che vogliono vedere la loro mamma – ci spiega -, oggi però non è giovedì, giorno di visita, ma io ho dato ordine di farli entrare ugualmente”.
Rientrati a Camp Vianini, sede del Prt, nel cuore di Herat, il colonnello Parrotta ci racconta dell’attacco, molto probabilmente pianificato da almeno un anno, avvenuto il 30 maggio 2011, che ha comportato il ferimento di cinque militari italiani. Intorno alla base il livello di sicurezza è aumentato, tanto che si può ben notare un sistema di video sorveglianza a cui si aggiunge il controllo a 360° del muro di cinta da parte dei militari italiani.
“A marzo – conclude il colonnello Giacinto Parrotta del 3° reggimento Bersaglieri, di stanza a Teulada – il Prt lascerà il centro della città per spostarsi a Camp Arena, sede del Regional Command West dell’operazione Isaf (International Security Assistance Force). Una decisione che comunque era stata presa già prima dell’attentato di maggio scorso”.
Con i circa 30 milioni di euro stanziati dal Ministero della Difesa italiano, dal 2005 ad oggi l’Italia ha realizzato nella Provincia di Herat, fra i suoi numerosi progetti, 65 scuole, 715 pozzi, 41 strutture mediche, 25 strade. Attualmente il Prt ha in corso di realizzazione 43 progetti, che spaziano in tutti i campi dello sviluppo dell’Afghanistan: sanità, educazione, infrastrutture, agricoltura, sociale e governance.