(da Herat Clara Salpietro) – “Comunicazioni operative per la popolazione afghana”, questa l’attività che viene portata avanti dal “Regional PSYOPS Support Element” (RPSE) presente a Herat, in Afghanistan, nell’ambito dell’Operazione Nato “International Security Assistance Force” (Isaf).
Il nucleo è presente in teatro afghano dal 2005 ed attualmente è costituito da circa 30 militari su base del 28° reggimento “Pavia”, con sede a Pesaro.
Dal 2004, il 28° reggimento è l’unica Unità, dell’Esercito e delle forze armate italiane, addetta alla condotta delle azioni comunicative sviluppate principalmente allo scopo di creare, consolidare o incrementare il consenso della popolazione locale nei confronti dei contingenti militari impiegati all’estero.
I miliari del 28°, guidati dal tenente colonnello Giuseppe Manglaviti (foto sopra), per raggiungere gli obiettivi prefissati si avvalgono dell’ausilio dei tradizionali, ma anche dei più moderni e sofisticati, mezzi di comunicazione di massa, conducendo attività quali: la disseminazione di messaggi attraverso le comunicazioni dirette (face to face), la diffusione di messaggi a mezzo di altoparlanti, il lancio di volantini da bordo di velivoli ad ala fissa o rotante, il broadcasting radio e Tv.
“Le comunicazioni operative – afferma il tenente colonnello Manglaviti – rappresentano una fondamentale funzione di supporto e trovano applicazione in tutte le tipologie di operazioni militari. Certamente alla base deve esserci uno studio e un’analisi della cultura locale”.
L’esperto della cultura islamica è il tenente Milanesi, socio-antropologo ed appartenente alla riserva selezionata, che ci spiega come i “messaggi vengono strutturati in modo che, i destinatari, possano agevolmente individuare, attraverso simboli o immagini facilmente riconoscibili, la fonte che li ha originati”.
“Le campagne di comunicazione in corso – ha precisato il tenente colonnello Manglaviti – si pongono l’obiettivo di incrementare la positiva percezione della popolazione locale nei confronti del Governo afghano, delle forze Isaf e delle forze armate afghane, nonché di promuovere il processo di reintegrazione dei combattenti che decidono di deporre le armi”.
“L’efficacia dei messaggi – come evidenzia il comandante del Regional PSYOPS Support Element di Herat – dipende dall’accuratezza con cui sono stati preventivamente studiati ed analizzati usi, costumi e tradizioni del Paese in cui il contingente opera. Per questo motivo, soprattutto per il Teatro operativo afghano, al personale è richiesta una spiccata capacità di comunicare in modo idoneo con popolazioni di cultura diversa privilegiando un approccio etnorelativista piuttosto che etnocentrico”.
Solitamente i messaggi prodotti vengono diffusi attraverso mezzi mediatici propri, ma, quando la situazione lo consente, gli assetti specialistici possono rivolgersi anche ad emittenti radio-televisive locali disponibili a mandare in onda il prodotto.
L’attività sviluppata dal Regional PSYOPS Support Element, a partire dal 20 aprile del 2010, si è arricchita delle frequenze di Radio Bayan, come illustra il maggiore Pier Paolo De Salvo, giornalista e appartenente alla riserva selezionata. “Si tratta – racconta De Salvo – del primo esempio di radio sviluppata in un contesto operativo rivolta esclusivamente alla popolazione locale con un palinsesto di news, rubriche ed approfondimenti diffusi nelle lingue dari e pashto”.
“Un’altra importante campagna di comunicazione – ci dice infine il tenente colonnello Giuseppe Manglaviti – è quella a favore dell’educazione, perché c’è la tendenza a non mandare a scuola i figli, e insistiamo soprattutto sull’educazione femminile. Il messaggio che trasmettiamo alla popolazione è: l’educazione è la chiave del futuro dell’Afghanistan”.
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