Al Palazzo della Gran Guardia di Verona, dal 2 al 5 maggio, si sono dati appuntamenti oltre 650 tra medici e professori che hanno risposto all’appello della Ifiaci (Federazione delle Società Italiane di Immunologia, Allergologia ed Immunologia clinica) per il terzo congresso nazionale.
Il titolo “L’allergologia e immunologia del terzo millennnio: dalla clinica alla proteomica” ha subito chiarito finalità e contenuti: il rilancio della categoria come unico riferimento scientifico del settore grazie all’apporto e ai contributi di specialisti giunti da tutta Italia e da altre parti del mondo.
“La figura dell’allergologo deve oggi essere un punto di riferimento familiare a livello di consulenza della famiglia e del medico di base – ha sottolineato il presidente dell’AAITO (Allergologi Territoriali e ospedalieri) Gianenrico Senna – che in un’ottica di collaborazione e interazione fra diverse figure specialistiche vede la base per la risoluzione dei casi più complessi”.
“Nella prospettiva di una sempre più stretta sinergia fra ricerca, didattica e clinica – prosegue Senna – nasce l’idea dell’integrazione ospedale-università che ha ormai più realtà consolidate, come ad esempio quella di Verona. Inoltre la complessità della patologia immunologica e il suo espandersi nel meccanismo di un numero sempre maggiore di malattie impone modelli gestionali multidisciplinari”.
Sulle allergie e le intolleranze alimentari “la percezione da parte del pubblico e dei pazienti – ha dichiarato Oliviero Rossi, consigliere Siaic (Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica) di avere una qualche forma di allergia o di intolleranza alimentare è molto alta, si parla addirittura del 30%. Se andiamo alla realtà, l’allergia alimentare vera colpisce il 4-5% della popolazione globale, le intolleranze vere sono quelle al glutine, al lattosio, al nichel che si trova anche negli alimenti: molto spesso questo tipo di pubblicità porta a degli approcci diagnostici non corretti e questo va denunciato perché molti pazienti si rivolgono alla medicina alternativa per fare dei test che non sono assolutamente affidabili da un punto di vista scientifico”.
Rossi insiste sulla necessità di rivolgersi innanzitutto agli specialisti per seguire un iter diagnostico standardizzato e scientifico e, una volta individuato realmente i fattori responsabili dei sintomi, “occorre attuare delle diete mirate, compatibilmente con le caratteristiche del paziente”.
Per Alessio Fasano va distinta la malattia celiaca dall’allergia al frumento e va sgombrato il campo da possibili confusioni. Il gastroenterologo e pediatra salernitano ha annunciato la recente scoperta di una nuova molecola, la zonulina, che rende l’intestino permeabile, il che può dare speranza agli oltre 500 mila celiaci. Fasano avverte su una moda che sta facendo sempre più proseliti: “Negli Stati Uniti – dice – 60 milioni di consumatori comprano prodotti “Gluten free” senza glutine, ma se non si è colpiti da allergia celiaca o al frumento perché si comportano in tal modo? È solo una tendenza, laddove manchi una necessità medica. E questa moda sta diffondendosi anche in Italia, laddove si crede ad un maggiore benessere seguendo una dieta senza glutine. È un errore grave solo pensarlo”.
Il prof. Triggiani (Siaic) sulla nube di Mosca: Attenzione a simili fenomeni per gli allergici in questo periodo
aprile 30, 2012