(di Anthony Brown) – Propongo un estratto dell’intervista che l’autore Jean-Dominique Merchet ha pubblicato, venerdì 1 febbraio, sul suo blog Secret defense per la rivista Marianne, intitolato Combattimento aereo: “I nostri alleati sono stupiti!”, in cui l’autore incontra il generale Olivier Gourlez de La Motte, comandante dell’Aviazione Leggera dell’Esercito francese, per fare il punto sull’aeromobilità.
Generale, nei recenti conflitti, si ha l’impressione che gli elicotteri siano la componente che fa la differenza. Qual’è il vostro pensiero in proposito?
Ciò che abbiamo osservato in Libia, come in Costa d’Avorio e in Afghanistan, e ai giorni nostri in Mali, è il risultato di un lungo processo di maturazione della ALAT. Nella nostra dottrina d’impiego l’elicottero demoltiplica l’azione terrestre. Per numerosi anni, ci siamo addestrati per intervenire in regioni ostili. Ciò ci permette di operare in montagna (Afghanistan), sul mare e partendo dallo stesso (Libia), in ambiente desertico (Mali) e in zone urbane (Costa d’Avorio). Negli anni 90, si navigava di notte e a quote sempre più basse e ormai si combatte di notte. In Libia come anche in Costa d’Avorio, la totalità delle nostre missioni di volo sono state notturne, in Afghanistan sono un 40%. E in Mali, siamo sul 50% del totale. Utilizziamo degli occhiali per la visione notturna, ma sempre più frequentemente utilizzeremo dei sistemi agli infrarossi quali quelli a bordo del Caïman (NH-90). La maggior parte dei nostri sistemi per la visione notturna e di vecchia generazione come quelli del Gazelle e del Puma, ma siamo riusciti a raggiungere una buona evoluzione tecnologica agli stessi.
La morte del tenente Boiteux, il primo giorno dell’operazione Serval, ha suscitato delle perplessità sulla blindatura degli elicotteri. Come commentate il fatto?
L’ufficiale è stato colpito alla coscia da un proiettile che ha lesionato l’arteria femorale. Due centimetri più avanti e sarebbe solo stato ferito dal proiettile di piccolo calibro che ha attraversato la porta del velivolo. E’ necessario comprendere che gli elicotteri non sono blindati per ragioni di peso: un Gazelle pesa due tonnellate, un Tigre sei tonnellate mentre un Apache americano è categorizzabile in una classe delle undici tonnellate. Ora, il prezzo d’un elicottero è funzione del proprio peso. Più è pesante più aumenta il suo costo! Comunque il Tigre è più protetto del Gazelle: l’equipaggio è sistemato su un banco blindato e una piastra blindato separa i due motori per evitare che vengano colpiti contemporaneamente dallo stesso colpo. I più pesanti Apache sono evidentemente meglio protetti – come anche i Mi-24 russi. Ma sono delle macchine diverse, sono piuttosto delle piattaforme d’artiglieria volanti, molto stabili con un grosso radar, come il Longbow americano, che può fare fuoco da una altitudine superiore. Noi, utilizziamo il volo tattico, raso terra per infiltrarci.
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E’ corretto affermare che lo schieramento attuale in Mali è uno dei più importanti da numerosi anni?
Si, abbiamo superato il numero di venti macchine se consideriamo tutte le Forze Armate schierate. Vi sono tra l’altro due Puma dell’Esercito per gli sgomberi sanitari a cui si aggiungeranno per questa missione dalle macchine belghe. Complessivamente, dovremmo superare il numero di 25. In Libia, vi erano circa venti machine e dodici in Afghanistan. E’ una operazione importante in termini aermobili.
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Ringrazio il collega Jean-Dominique Merchet per la sua disponibilità e cordialità.