(di Clara Salpietro) – Le attività internazionali dei Carabinieri spaziano dalla partecipazione alle missioni di pace e formazione delle forze locali; al ripristino delle condizioni di sicurezza in territori instabili, propedeutico al processo di “institution building”; fino alla protezione delle rappresentanze diplomatiche e consolari e molto altro ancora. Importante anche la costante ed incisiva attività finalizzata al contrasto dell’immigrazione clandestina. Proprio su questo ultimo fronte, importante è la cooperazione fra le due sponde del Mediterraneo così da garantire la sicurezza e la legalità nel bacino del Mediterraneo. Le relazioni di cooperazione sono rinsaldate ogni anni attraverso l’esercitazione Canale 13, che quest’anno si è tenuta nelle acque antistanti l’isola di Malta.
Alla cerimonia di chiusura della Canale 13 era presente il generale di brigata Sebastiano Comitini, comandante della 2a Brigata mobile Carabinieri.
La Brigata è una unità militare monoarma dell’Arma dei Carabinieri, dipendente dalla Divisione unità mobili Carabinieri, di stanza a Livorno, ha la responsabilità di: organizzare la partecipazione e la condotta alle missioni militari all’estero per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza nei teatri nei quali il reparto è chiamato ad intervenire; provvedere alla ricostruzione ed al ripristino dei corpi di polizia locali nelle aree teatro di operazioni delle Forze Armate con attività di addestramento, consulenza, assistenza e osservazione secondo quanto promosso dalla comunità internazionale o in base ad accordi internazionali; assicura le funzioni di polizia militare presso le grandi unità multinazionali.
La 2a Brigata mobile Carabinieri è articolata su uno Stato maggiore, un centro addestramento, un servizio amministrativo ed un reparto supporti
, ha alle dipendenze: 7º Reggimento carabinieri “Trentino-Alto Adige”, reparto mobile con propensione all’impiego estero, con sede in Laives (Bolzano); 13º Reggimento carabinieri “Friuli-Venezia Giulia”, reparto mobile con propensione all’impiego estero, con sede in Gorizia; 1º Reggimento carabinieri paracadutisti “Tuscania”, con sede in Livorno; reparto paracadutisti con propensione all’impiego estero; Gruppo di intervento speciale (GIS), antiterrorismo e operazioni speciali, con sede in Livorno.
Attraverso le unità dipendenti, la 2a Brigata costituisce l’asse portante delle Multinational Specialized Unit (MSU), reggimenti costituiti per le missioni all’estero. La brigata ha la capacità di schierare due/tre unità MSU a livello di reggimento o, in alternativa, due battaglioni di polizia militare ed un gruppo tattico di paracadutisti.
Il generale Comitini è nato a Brindisi, allievo della Scuola Militare “Nunziatella” dal 1972 al 1976, ha frequentato il 158° Corso dell’Accademia Militare di Modena. Promosso Sottotenente nel 1978, ha comandato, fra l’altro: un Plotone del Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”; una Sezione del Gruppo di Intervento Speciale (GIS); la Compagnia Carabinieri di Bitti (NU); il Gruppo di Intervento Speciale; il Comando Provinciale di Brindisi; il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”, il Reparto Corsi presso il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units di Vicenza.
Il Generale ha inoltre ricoperto gli incarichi di Capo Ufficio OAIO del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” e di Capo di Stato Maggiore della 2^ Brigata Mobile, prendendo parte a numerose missioni di pace in Somalia, Bosnia Herzegovina, Cisgiordania, Iraq e Afghanistan.
Dal 12 ottobre 2011 è il Comandante della 2^ Brigata Mobile Carabinieri di stanza a Livorno, che comprende, tra gli altri reparti, il GIS (Gruppo Intervento Speciale) e il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania”.
“I Carabinieri – spiega il generale Sebastiano Comitini – all’esercitazione Canale 13 hanno fornito un loro contributo con un assetto navale costituito da una motovedetta d’altura classe 800, che è l’imbarcazione di maggior stazza che noi schieriamo, che normalmente fa servizio in Sicilia ed è continuamente impiegata in questo tratto di mare. Inoltre il capitano Marano, ufficiale del 7° Reggimento carabinieri, che è il reparto mobile con propensione all’impiego estero, ha dato un contributo nella cellula di coordinamento nella direzione dell’esercitazione”.
Per i Carabinieri quanto è importante un’esercitazione interforze e internazionale?
Per noi è importantissimo, la capacità di operare all’estero integrati in sistemi multinazionali e anche tra diverse Forze armate si acquisisce prevalentemente con l’esperienza. Certamente esistono i manuali su questi temi, ma l’importante è l’esercitazione interforze in un contesto all’estero. Ogni impegno estero e ogni esercitazione come la Canale è un’evoluzione della precedente. Se non si partecipa continuamente, se non si garantisce una presenza continua si rischia di rimanere fuori dell’evoluzione sia in termini di procedure di comunicazione che di materiali ed equipaggiamento.
I Carabinieri ormai da tempo operano anche nei contesti internazionali.
Come Arma dei Carabinieri proiettiamo personale in tutti i teatri del mondo. Come 2° Brigata mobile, che siamo l’assetto deputato in modo specifico alla proiezione, forniamo sicurezza a 16 ambasciate tra quelle più sensibili, siamo impegnati in Afghanistan, in Cisgiordania, in Kosovo, adesso anche in Africa, dove abbiamo dei progetti di formazione della polizia somala, sponsorizzati dall’Unione Europea. Di recente abbiamo concluso un corso di formazione a Gibuti a favori di 200 poliziotti somali, abbiamo un altro assetto in Uganda. Abbiamo una notevole proiezione all’estero, mirata soprattutto alla formazione delle forze di polizia straniere.
Come si può risolvere la problematica dell’immigrazione clandestina?
Questo è un problema di ordine politico strategico, noi Carabinieri contrastiamo il fenomeno dell’immigrazione clandestina su più livelli, su livello investigativo centrale di connessione con le polizie di altre nazioni, perchè è un problema che non si può risolvere a livello unilaterale, poi a livello operativo sul terreno e anche in questa fase integrata con una serie di iniziative dell’Unione Europea ed internazionali. Il problema è complesso, è anche il segno dei tempi che stiamo vivendo, è una delle caratteristiche del periodo di trasformazione e periodo storico in cui siamo. È un fenomeno delicato.