(di Antun Gustav Matoš) – La bellezza è elemento fondante l’esperienza della felicità sia che si esprima attraverso l’architettura piuttosto che nell’arredo urbano, sia che si manifesti attraverso gli oggetti di uso quotidiano.
Uscendo dalla stazione della metropolitana Porte de Clignancourt, nel diciottesimo arrondissement parigino, ci si confronta con un quartiere che è tutt’altro che elegante. Un cartello stradale riporta a grandi lettere la scritta Les Puces. Il riferimento è inequivocabile: si tratta del mercato delle pulci di Saint-Ouen, sette ettari di puro piacere.
Situato alla periferia settentrionale di Parigi, Saint Ouen é il nato nel 1885 ed è più grande mercato dell’antiquariato del mondo; riceve dai 120.000 ai 180.000 visitatori ogni fine settimana.
Addentrandosi nelle sue vie o nei suoi mercati coperti ci si imbatte in negozi stipati delle merci più disparati provenienti da quattro angoli della terra.
Nella stessa giornata ho potuto vivere la curiosità, l’amore per la storia, le emozioni per un pezzo raro o per un capolavoro, che muovono appassionati e collezionisti alla ricerca di vecchie testimonianze del passato tra mobili, quadri, bronzi, arazzi, specchi, lampadari, stampe, libri e tanti altri oggetti.
Mi ha sempre attratto l’espressione dell’ingegno e il prodotto del lavoro dell’uomo. Mi sono soffermato in alcuni negozi che proponevano degli autentici capolavori in cristallo e in porcellana: il loro fascino era diretto, immediato.
Sapientemente guidato dalla dolce Irena, la visita è stata anche l’occasione per accostarsi a prodotti dell’intelletto e del gusto per il bello a me totalmente sconosciuti: gli abiti, le scarpe e gli accessori vintage.
Nel rivivere modelli che hanno segnato profondamente alcuni tratti iconici di un particolare momento storico della moda e del costume, ho provato un’esperienza fortemente emozionale che ha evocato perlopiù sensazioni di dolce malinconia, quella che i portoghesi chiamavano suadade.
Lo stile vintage è stata l’occasione in alcuni casi per un assaggio di nostalgia per la mia infanzia e in altri per uno sguardo a generazioni precedenti che avrei voluto conoscere meglio.
Il termine “vintage“, in inglese, significa vendemmia di ottima qualità. Il termine coniato inizialmente per i vini vendemmiati e prodotti nelle annate migliori, è poi diventato sinonimo dell’espressione d’annata. Il termine fu poi esteso ad altri prodotti, in particolare quelli legati alla moda e al design.
L’abito o l’accessorio vintage si differenzia e contraddistingue dal generico “seconda mano” (l’usato) poiché la caratteristica principale non è tanto quella di essere stato utilizzato in passato quanto piuttosto il valore che progressivamente ha acquisito nel tempo per le sue doti di irripetibilità e irriproducibilità con i medesimi elevati standard qualitativi in epoca moderna, nonché per essere testimonianza dello stile di un’epoca passata.
Sono particolarmente grato a chi con semplicità mi ha guidato, attraverso la bellezza, verso esperienze più profonde e fondanti.