(di Clara Salpietro) – Il “Nodo di Gordio”, nome che rievoca la leggenda di Alessandro Magno, che sciolse con un secco colpo di spada il mitico “nodo” di Gordio, simbolica rappresentazione della separazione fra Europa ed Asia, è un think tank di studi geopolitici e di economia internazionale, un web magazine di informazione ed una rivista quadrimestrale.
Chairman del think tank “Il Nodo di Gordio” e Direttore responsabile dell’omonima rivista quadrimestrale è Daniele Lazzeri, giornalista pubblicista, che lavora da 20 anni nel settore dell’analisi e della consulenza in materia finanziaria. Suoi saggi sugli impatti geopolitici delle nuove reti di pipeline (gasdotti e oleodotti) sono apparsi su quotidiani e riviste in Francia, Russia, Azerbaijan, Turchia e Kazakhstan. Sue interviste televisive sono state trasmesse da emittenti nazionali in Italia, Russia, Libano e Kazakhstan.
Del think tank, della rivista quadrimestrale, dei temi presenti nello speciale “War Games”, degli argomenti del primo numero della rivista del 2015, del ruolo della Difesa, dell’Intelligence e della Diplomazia a tutela dell’interesse nazionale e di come il settore Difesa sia strategico per l’Italia, ne abbiamo parlato con il Chairman Daniele Lazzeri, che gentilmente ha risposto alle nostre domande.
Lazzeri, Lei è Chairman de “Il Nodo di Gordio”, come nasce l’idea di dare vita al think tank?
Nasce della necessità determinata dai tempi che stiamo vivendo. In un mondo sempre più globalizzato e caratterizzato da complessità crescenti in campo economico, geopolitico, militare e sociale, si evidenzia sempre più chiaramente l’esigenza di una maggiore specializzazione e conoscenza della realtà circostante. Le strutture politiche tradizionali di fronte all’emergere di questi nuovi e multiformi scenari non sono ancora riuscite a stare al passo coi tempi. Ecco perché diventa di fondamentale importanza l’attività di gruppi di lavoro autorevoli e preparati, in grado di studiare e definire gli scenari futuri per dare un supporto qualificato alle istituzioni e al mondo imprenditoriale nelle sfide che si profilano all’orizzonte.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?
Viviamo nell’era della “bulimia informativa”. Il dilagare della rete internet, l’incessante nascita di portali e blog di vario genere e tipo ma anche la diffusione capillare dei social network, impongono nuovi ritmi e metodologie della comunicazione che non sempre si sposano con la qualità dell’informazione. Nel turbinio di dati e notizie che ci vengono sottoposte incessantemente, diviene difficile discernere il vero dal falso, il razionale dall’emozionale.
Da qui la necessità di selezionare autori e contributi scientifici di valore, proponendoli ad un pubblico di esperti ed appassionati ai temi legati alla geopolitica, all’economia, alla Difesa e alla relazioni internazionali. Grazie ad un board qualificato e alla scelta di mettere in relazione i molti soggetti che si occupano da diverse angolature di queste tematiche, abbiamo promosso convegni internazionali e tavole rotonde per illustrare analisi e prospettare scenari futuri utili alle Istituzioni italiane, cercando sempre di valorizzare l’importanza delle relazioni diplomatiche tra il nostro Paese e numerosi Stati esteri nella costruzione del mondo di domani.
Il think tank edita anche l’omonima rivista quadrimestrale di geopolitica ed economia internazionale di cui lei è il direttore responsabile. Quali sono i temi che vengono affrontati?
Il valore aggiunto che viene ascritto da molti addetti ai lavori alla nostra rivista è quello di aver sempre associato ai molteplici studi geopolitici presenti, alcuni focus e approfondimenti di carattere più strettamente culturale e linguistico. Siamo sempre stati convinti, infatti, che sia imprescindibile, per un’adeguata comprensione degli scenari futuri, una profonda conoscenza della storia e delle tradizioni culturali e religiose dei Popoli. Ecco perché in tutti i numeri della rivista, oltre ai saggi di natura geopolitica, economica e di strategia militare, sono presenti articoli che ripercorrono le dinamiche storiche delle Civiltà che si sono succedute nel corso del tempo in determinati territori. Spiegare l’evoluzione sociale e culturale dei Popoli è uno strumento utile per meglio cogliere le possibili declinazioni future delle relazioni internazionali. In particolare, i nostri studi si rivolgono al continente eurasiatico, al mondo turcofono e a quel “continente liquido” che è il Mediterraneo, senza mai dimenticare la rilevanza delle “Americhe” e di quel gigante a tratti ancora sconosciuto che è l’Africa.
Tuttavia, profondamente convinti che l’economia sia uno dei motori principali del mondo contemporaneo, osserviamo con attenzione le dinamiche delle relazioni commerciali ed energetiche in vaste aeree del pianeta e le inevitabili ricadute sugli accordi diplomatici tra i Paesi.
Il 9 dicembre a Roma, nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina, è stato presentato il quarto numero del 2014 della rivista dal titolo “War Games – Giochi di guerra”. Di cosa vi siete occupati in questo numero speciale?
Quello alla Camera dei Deputati è stato sicuramente un evento importante per due ordini di motivi. Innanzitutto perché ha radunato alcuni tra i maggiori esperti in Italia di questioni legate alla Difesa e qualificati esponenti delle Forze Armate. In secondo luogo perché – come ha avuto modo di dichiarare durante i lavori il Sen. Sergio Divina, Vicepresidente della Commissione Difesa di palazzo Madama – la società civile è arrivata prima delle Istituzioni preposte a stilare un documento, presente nello speciale “War Games” de “Il Nodo di Gordio”, che fornisce al Ministero guidato da Roberta Pinotti una serie di qualificati contributi, utili alla stesura del Libro Bianco della Difesa, lo strumento che delineerà la vision strategica, le nuove minacce alla sicurezza, nonché le necessità organizzative e finanziarie delle Forze Armate italiane per i prossimi lustri.
Quali sono oggi le “aree di interesse nazionale” dell’Italia? Se vi sono, qual è il ruolo della Difesa, dell’Intelligence e della Diplomazia?
In un mondo globalizzato che vede da un lato il progressivo tramonto dell’èra unipolare a guida statunitense e dall’altro il sorgere di nuove potenze regionali in grado di competere sulla scacchiera geopolitica internazionale e di determinare alleanze a “geometria variabile”, è particolarmente complesso definire una specifica aerea di “interesse nazionale”. La crescente instabilità che divampa sulle sponde meridionali del Mediterraneo e le continue tensioni mediorientali non possono farci dimenticare la posizione strategica dell’Italia quale avamposto dell’Europa nel “Mare Nostrum”. Allo stesso modo, proprio l’appartenenza all’Unione europea, investe il nostro Paese di tutta una serie di altre problematiche che riguardano i rapporti tra il Vecchio continente e la Russia. Dopo l’acuirsi della situazione in Ucraina, a seguito dell’annessione della Crimea da parte di Mosca, infatti, è salita nuovamente la tensione tra Russia ed Europa dopo l’approvazione delle sanzioni economiche comminate da Usa e Ue allo “zar” Vladimir Putin.
Senza considerare che gli Stati Uniti d’America stanno progressivamente abbandonando il Mediterraneo, avendo indirizzato i propri interessi strategici verso l’Estremo Oriente e l’Oceano Pacifico a seguito della nuova dottrina a stelle e strisce del “pivot to Asia”. Una svolta non di poco conto che rischia di lasciare il nostro Paese quasi da solo ad affrontare sfide e minacce provenienti dal mare, unica frontiera aperta dell’Italia e dell’Europa.
Da qui la necessità di puntare su un più stretto coordinamento tra il personale militare, quello dell’Intelligence ed il corpo diplomatico per potenziare l’efficacia delle proiezioni e relazioni estere del nostro Paese, il tutto finalizzato alla tutela dell’interesse nazionale italiano.
In questa fase di grandi e profondi cambiamenti geopolitici, il settore Difesa quanto è strategico per l’Italia?
Essenziale direi. Non solo per l’ovvio quanto necessario compito nel garantire la sicurezza nazionale ed internazionale rispetto alle crescenti minacce che provengono dall’ebollizione del Nord Africa e dal Medio Oriente ma anche da altre aree del pianeta.
Senza contare il prezioso contributo che potrebbe essere fornito all’economia e all’occupazione nazionale, attraverso lo sviluppo dell’industria e dell’innovazione tecnologica in campo militare. Pensiamo solo ai settori dell’aerospazio e della cantieristica navale che, da numerosi studi, oltre a qualificarsi come un’indiscussa eccellenza a livello internazionale potrebbero generare un circuito economico virtuoso per tutta la filiera di produzione. Una risorsa che, in tempi di profonda crisi, non è affatto da sottovalutare.
Può anticiparci qualche tema che sarà presente nel primo numero della rivista del 2015?
Certamente. La rivista è già in impaginazione e sarà incentrata sulla complessa e drammatica questione del terrorismo. “Masters of Terror – I Signori del Terrore” è il titolo del numero in uscita. Un corposo speciale realizzato grazie al prezioso contributo di numerosi esperti ed analisti nel settore dell’antiterrorismo e della sicurezza nazionale. Un’approfondita disamina dei vari volti del fenomeno, troppo spesso collegato esclusivamente alla matrice jihadista. È importante, invece, osservare le evoluzioni del cosiddetto terrorismo ecologico, piuttosto che le fonti di finanziamento dei nuovi Signori del Terrore, così come interessanti sono i crescenti movimenti che stanno trasformando la piazza nel nuovo “teatro di battaglia”.
Ma, ovviamente, in questo numero ci sarà spazio anche per le analisi geopolitiche di alcuni quadranti strategici, dall’Africa al Sudamerica, dalla Turchia alle nuove rotte energetiche eurasiatiche.