Il Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, durante la trasmissione Voci del Mattino, andata in onda su Radio1 il 24 febbraio, ha ipotizzato che lo Stato Islamico (IS) potrebbe infiltrarsi sul territorio italiano cercando appoggio logistico nella ‘ndrangheta, in cambio di armi e droga.
Parlando della Calabria, il Procuratore Cafiero De Raho ha affermato: “La polizia postale ha iniziato un controllo informatico a largo raggio e ha individuato soggetti che indirettamente sono legati a persone o gruppi a loro volta riconducibili al mondo del terrorismo, da qui parte l’ulteriore attenzione che si sta prestando al fenomeno nel nostro territorio. Sono persone che comunque condividono quelle logiche, che si collegano a siti nei quali si propaganda il terrorismo e che appartengono anche ad etnie che corrispondono a quelle in cui si sta sviluppando l’Isis“.
“Personalmente – ha detto il Procuratore di Reggio Calabria – ho maturato una certa esperienza sul rischio di intrecci fra criminalità organizzata e terrorismo quando mi occupai del legame fra il clan dei casalesi e un gruppo di pachistani legati ad una rete terroristica. La ‘ndrangheta ha bisogno di armi e droga ed eventuali gruppi terroristici, per operare sul territorio, hanno bisogno di basi logistiche sicure e segrete, quindi necessitano di persone e luoghi in grado di fornire coperture e ospitalità.
“Questa caratteristica – ha aggiunto – di certo non fa difetto alla ‘ndrangheta, che ha un controllo capillare del territorio ed è una organizzazione che travalica i confini nazionali, ha rapporti con soggetti in estremo e medio oriente, come dimostra la sua leadership nel mercato dell’eroina, tanto da diventare fornitrice di Cosa Nostra a New York. Tutti questi elementi inducono a pensare che se gruppi terroristici legati all’Isis cercassero punti di appoggio solidi in Italia potrebbero trovarli qui, in Calabria. Non dobbiamo farci trovare impreparati”.
Il Procuratore Cafiero De Raho durante il suo intervento alla trasmissione le Voci del Mattino ha anche osservato: “D’altra parte, la Calabria è un punto di approdo per i migranti dalla Libia, sono stati 13 mila i migranti sbarcati nel distretto di Reggio Calabria e in questa moltitudine si possono confondere anche soggetti appartenenti a gruppi terroristici. Per questo motivo va alzato il livello di attenzione. E’ ovvio che nelle situazioni di grande emergenza che si creano negli sbarchi si pensi innanzitutto all’aspetto umano, alla salvaguardia della salute delle persone. Di concerto con il Prefetto e i vertici delle forze dell’ordine abbiamo predisposto un protocollo attraverso il quale si vuole garantire una identificazione dei migranti che arrivano, in modo da avere per ognuno di loro una scheda con foto e impronte digitali. Elementi che consentono di identificare le persone che entrano in Italia e almeno sapere che esistono queste persone che hanno una identità”.
“Non possiamo avere la certezza – ha concluso il Procuratore Cafiero De Raho – che l’identità che dichiarano corrisponda a quella reale, e questo sarà eventualmente oggetto di indagini successive ma intanto è molto importante sapere che quella persona, con quei tratti fisionomici, quelle impronte, è entrata nel territorio italiano, è entrata in un certo momento e con un certo gruppo di migranti, il che potrà agevolare le successive indagini”.
Per ascoltare l’intervista
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