(di Roberto Falaschi) – Nei giorni scorsi si è spento all’età di 56 anni il Presidente emerito di El Salvador Francisco Flores Perez (17 ottobre 1959/30 gennaio 2016).
Dal 1999 al 2004 fu il Capo dello Stato della Repubblica di El Salvador in America Centrale in un periodo nel quale quello Stato stava ancora emergendo da una guerra civile che aveva gravemente danneggiato tutte le infrastrutture e, come tutti i conflitti simili, insanguinato il paese in maniera tanto più grave in quanto date le ridotte dimensioni dello stesso tutti avevano parenti da ambo le parti contendenti.
Come tante altre guerre della seconda metà del secolo passato fu uno scontro tra democrazia e comunismo e quindi fu solamente con il crollo dell’U.R.S.S. che poterono essere raggiunti degli accordi di pace nel 1992.
In conseguenza di detti accordi si ebbero due partiti, uno rappresentante di fatto la continuità democratica di governo con il partito ARENA, mentre l’altro, l’FMNL, era composto nella sua dirigenza dagli ex capi guerriglieri spalleggiati dai proxi dell’Unione Sovietica quali Cuba, Nicaragua ed altri prevalentemente dell’area latinoamericana. Essi credevano, allora come ora, nei valori del comunismo e pertanto furono regolarmente sconfitti nel corso delle elezioni democratiche che portarono al governo esponenti del partito ARENA.
Francisco Flores fu il quarto presidente eletto dopo gli accordi di pace e si trovò a governare un paese ricostruito nelle strutture amministrative e politiche, ma ancora con le macerie della passata guerra. Fu quindi suo principale compito dedicarsi alla ricostruzione fisica di tutte le infrastrutture, cosa che fece con oculatezza e lungimiranza favorendo in primo luogo quanto potesse essere facilitatore di sviluppo, quali ad esempio le comunicazioni.
Al termine del suo mandato El Salvador disponeva del miglior sistema viario dell’America Centrale ed economicamente ben amministrato aveva il tasso di crescita più alto dell’America Latina dopo il Cile ed attirava non pochi investimenti stranieri, anche in considerazione di una mano d’opera qualificata e dell’assenza di scontri etnici.
Negli anni della sua presidenza ebbi modo di incontrare il Presidente Francisco “Paco” Flores in svariate occasioni ed intrattenermi personalmente con lui. Per motivi di lavoro ho avuto modo di incontrarmi con diversi capi di Stato e pochi mi hanno dimostrato tanta dedizione e sincero patriottismo come lui.
Era costantemente preoccupato per il benessere della popolazione, rimpiangendo di non avere risorse sufficienti per raggiungere maggiori traguardi. In effetti nel corso di quattro anni, dal 2001 al 2004, ebbi modo di vedere enormi cambiamenti positivi nella situazione del paese, malgrado una devastante alluvione e la catastrofica serie di terremoti durata cinque mesi nel 2001 che cambiò la geografia salvadoregna. Fu con ammirazione che potei osservare la lena ed il coraggio con il quale fu eseguita la ricostruzione sotto la guida del Presidente “Paco”, come veniva affettuosamente chiamato dai cittadini.
Altro fatto che mi colpì in quel periodo, anche alla luce di esperienze in altri Stati, fu il bassissimo tasso di corruzione o sviamento di fondi o di opere inutili.
In definitiva, molte delle realizzazioni di quegli anni vanno ascritte all’attento lavoro del Presidente e dei dirigenti politici da lui scelti. E’ noto che una persona capace e di carattere si scegli collaboratori validi e di temperamento atto alla bisogna. A tutto questo “Paco” aggiungeva un carattere umano ed attento a quanto avveniva nel Paese per il quale come capo sentiva il peso della sua responsabilità e se era schivo alle masse era vicinissimo alle persone ed ai loro problemi.
Sicuramente la sua presidenza non fu perfetta, come ovviamente non avrebbe mai potuto essere qualsiasi attività umana, ma senza ombra di dubbio El Salvador visse con lui uno dei migliori periodi della sua recente storia.
Poi purtroppo si successero presidenze che indubbiamente non furono alla sua altezza ed El Salvador cominciò ad avviarsi verso una non invidiabile spirale, con corruzione, malgoverno, giustizia partigiana e tolleranza del crimine che ha portato agli anni bui attuali.
E’ in questa situazione che il Presidente Emerito Francisco Flores fu accusato di aver stornato a suo beneficio una donazione di Taiwan di quindici milioni di dollari che aveva chiesto per uno specifico compito: la lotta al narcotraffico ed al crimine organizzato (le maras originate negli Stati Uniti).
Questo breve scritto ha lo scopo di mostrare brevemente l’opera della presidenza di Francisco Flores evidenziandone la dedizione al suo El Salvador e la preoccupazione a che il lavoro fosse compiuto al meglio delle capacità e possibilità e non certo di stabilire se sia stato o meno colpevole di essersi appropriato della somma donata da Taiwan. Non ne ho il compito e non ne ho i mezzi. Resto comunque perplesso che circa un decennio dopo la sua cessazione da presidente gli venga ascritta tale colpa.
Ciò che ancor più mi fa dubitare e pendere per la sua innocenza è che una volta ricercato si sia spontaneamente presentato al suo accusatore, che prontamente anziché in carcere lo ha posto agli arresti domiciliari, dai quali avrebbe senza difficoltà potuto eclissarsi.
Sta di fatto che la privazione della libertà personale aggravata da un’infamante accusa sono indubbiamente state causa di quella emorragia celebrale che lo ha portato ad un precoce decesso.
Evidentemente era un uomo il cui brillante e fattivo passato oscurava il grigiume del presente ed era un esempio positivo che doveva essere oscurato. Così è l’invidia degli umani.