(di Clara Salpietro) – La lotta all’immigrazione clandestina lungo le rotte marittime, soprattutto del Canale di Sicilia, passa anche dalla cooperazione con i Paesi del Nord Africa.
Un importante contributo alle relazioni di cooperazione e sinergia tra le marine, le forze armate e le forze di polizia degli Stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo” è stata l’annuale esercitazione multinazionale “Canale 2013”, che si è tenuta nelle acque antistanti l’isola di Malta.
La Canale è un’esercitazione aero-navale bilaterale, organizzata ad anni alterni da Italia e Malta e aperta ai Paesi dell’Iniziativa 5+5.
L’esercitazione ha dato la possibilità ai mezzi partecipanti di operare congiuntamente in mare secondo un programma di attività che, attraverso l’utilizzo di procedure multinazionali ormai standardizzate, permette di incrementare le capacità e la flessibilità nei più ampi interventi di cooperazione.
Tra i mezzi protagonisti c’era anche la motovedetta “Di Bonaventura” CC 813, di stanza a Pozzallo, in provincia di Ragusa. L’unità è intitolata a Stefano Di Bonaventura, un carabiniere ausiliario che fu ucciso in uno scontro a fuoco a Palermo nel 1986, nel corso di una rapina ed insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Le unità navali dei carabinieri hanno compiti di: pattugliamento lungo le coste e le acque interne, al fine di prevenire e reprimere le violazioni relative alle norme sulla navigazione da diporto, sulla pesca e sull’inquinamento; appoggio ed assistenza ai carabinieri subacquei; soccorso in occasione di sinistri; traduzioni per mare, sui laghi. sui fiumi e sui canali; collegamenti con i Comandi dell’Arma dislocati nelle isole, in caso di interruzione dei servizi civili di linea; trasporto di Ufficiali Comandanti e magistrati.
“I Carabinieri – ci racconta il maresciallo capo Igor Sistilli, comandante della motovedetta Di Bonaventura – operano, come polizia militare, per il servizio di polizia giudiziaria in mare. In questo caso coordiniamo e supportiamo le attività di Search and Rescue tipiche della Capitaneria di Porto, ma con la specificità di essere militari e quindi di poter intervenire in tutte le operazioni di sicurezza in caso si dovesse verificare la presenza, a bordo di unità di clandestini, di scafisti armati. In merito alla nostra area di intervento in mare, lavoriamo singolarmente a supporto dell’Arma dei Carabinieri per quelle che sono le attività in mare, come nel recupero di cadaveri, attività di polizia giudiziaria in mare, recupero archeologico, armi. Per quanto riguarda il supporto al contrasto all’immigrazione clandestina, supportiamo la Capitaneria di Porto, la Marina Militare e la Guardia di Finanza”.
“La Capitaneria di Porto – evidenzia – dà un ‘allarme precoce’ sia con i radar avanzati che con gli elicotteri e indica i target a mare, da quel momento si possono verificare due scenari: le unità della Marina Militare riescono a bloccare le imbarcazioni, quindi a fare un primo filtro e l’operazione la portano a termine loro; oppure se il numero di clandestini è elevato intervengono tutte le unità, dalla più piccola alla più grande, ognuna con le proprie capacità. Tutti gli operatori anche se provengono da Forze Armate diverse, utilizzano procedure nautiche identiche e conosciute da tutti”.
Alla domanda se i flussi di immigrati sono in aumento, il maresciallo capo Sistilli ci dice: “tra il 2010 e il 2011 c’è stato il boom dell’arrivo degli immigrati, che ci ha causato molti problemi, anche per la controllabilità a terra di queste persone. Il flusso è diminuito nel 2012, riguardo al 2013 in questo momento non ho dati statistici”.
A spiegarci quanto è importante per le Forze Armate interfacciarsi con gli altri paesi, è il maresciallo capo Igor Boscaro, vice comandante della motovedetta Di Bonaventura CC 813.
“La sinergia con gli altri Paesi – evidenzia – è importante. L’esercitazione ci ha consentito di essere pronti ad operare in scenari internazionali o a collaborare con Unità di altri Paesi, oltre che a collaudare le procedure che sono conosciute da tutti, soprattutto le comunicazioni radio, che sono molti importanti in qualsiasi tipo di attività per mare. La Canale è stata un’occasione per addestrarci, rodarci, migliorarci, vedere se c’è anche la possibilità di implementare le forze operanti nel Mediterraneo. Come prima esperienza è andata egregiamente”.
“L’Arma dei Carabinieri di solito opera – ha osservato il maresciallo capo Boscaro – in contesti diversi dalla Marina Militare, con procedure diverse, pertanto eravamo un po’ l’incognita per gli organizzatori dell’esercitazione di quest’anno. Possiamo ritenerci più che soddisfatti. Il plauso va a tutti e sei i componenti dell’unità, ognuno di noi ha un compito e lavoriamo in sinergia, questa sinergia ci accompagna nella vita lavorativa di tutti i giorni e anche al di fuori del lavoro. Lavorare in questo contesto internazionale ci ha messi alla prova, ma siamo riusciti a svolgere molto bene i compiti assegnati”.