(di Clara Salpietro) – “Un’alleanza educativa”, così il Rettore dell’Università Lateranense monsignor Enrico Dal Covolo ha definito l’intesa tra la Pontificia Università Lateranense (PUL) e il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), presentata nel corso dell’incontro pubblico “Shomèr: sicurezza internazionale e costruzione della pace” che si è tenuto a Roma nell’Aula Magna della Lateranense. A moderare i lavori è stato il professor Marcello Volpe, Docente incaricato di Istituzioni di Diritto Pubblico Comparato della PUL.
“Mi rallegro – ha precisato il Rettore – per l’alleanza educativa che oggi stringiamo con il DIS nella persona del Direttore Massolo. Sarei veramente felice se le energie formative e la missione specifica di questa Università e l’Intelligence italiana trovassero corpo in una serie di iniziative da costruire insieme”.
“La Chiesta cattolica grazie alla sua presenza capillare sul territorio – ha esordito monsignor Dal Covolo – ha sempre contribuito in conformità alla sua natura e missione alla salvaguardia della pace e della sicurezza, beni ancora oggi minacciati da un contesto internazionale destabilizzato da conflitti diffusi, dalla minaccia del terrorismo e da drammi umanitari, primo tra i quali la persecuzione dei cristiani che i nostri posteri potranno a ragione chiamare il ‘primo genocidio del XXI secolo’. Papa Francesco ha parlato di una guerra mondiale condotta a pezzi, che divampa nel nostro pianeta”.
“Occorre fuggire dalla tentazione – ha sottolineato – di guardare la realtà dalla finestra, per questo abbiamo voluto raccogliere le sfide che arrivano da un mondo scosso dalla povertà e dai drammi della migrazione. Le questioni della sicurezza internazionale riguardano ciascuno di noi, non si può restare in silenzio rispetto al dramma delle persecuzione dei cristiani. Il contributo della Chiesa cattolica alla pace e alla sicurezza passa attraverso un instancabile impegno per il dialogo culturale e interreligioso”.
Monsignor Dal Covolo il 13 aprile ha stretto in Iran un’intesa con il presidente cancelliere dell’Università degli studi di religioni e confessioni di Qom, Seyed Abolhassan Navvab. L’intesa prevede anche un evento accademico congiunto all’inizio del Giubileo della misericordia che si terrà a Roma presso l’Università Lateranense.
“In vista del Giubileo della Misericordia che inizia l’8 dicembre e si concluderà il 20 novembre 2016, in questa Università – ha annunciato il Rettore – si terrà una tavola rotonda sulla Teologia della misericordia nel Cristianesimo e nell’Islam”.
A conclusione del suo intervento monsignor Dal Covolo ha chiesto ai relatori e alla platea di osservare “un istante di silenzio per coloro che lavorano ogni giorno e si sacrificano per la Sicurezza della comunità civile e per le vittime che hanno dato la vita per questo lavoro, spesso persone giovani che hanno lasciato famiglia”.
Dopo un breve saluto del preside dell’Institutum Utriusque Iuris della Lateranense, professor Manuel Arroba Conde, ha preso la parola il direttore generale del DIS, ambasciatore Giampiero Massolo.
“È un’emozione trovarmi in questa Università – ha detto – che non è solo un istituto di formazione ma è, soprattutto, una collezione di percorsi umani e di esperienze umane a confronto. Credo che il DIS non può che trarre giovamento dal compiere un pezzo di strada insieme. Non è la prima Università che noi visitiamo nell’ambito di un percorso di apertura e confronto tra l’intelligence italiana con il mondo accademico. Rappresentando un Paese in cui il concetto di sicurezza nazionale, di interesse nazionale viene ancora visto con un certo pudore, avere oggi un uditorio così numeroso ed attento è di conforto”.
“Tra i compiti del mio ufficio – ha proseguito – vi è anche quello di promuovere, per legge, la cultura della sicurezza e non c’è modo migliore di farlo nei centri dove la cultura si fa. La legge 124 del 2007, che è la nostra carta costituzionale, ha dato al Paese un Comparto Intelligence unitario e coerente, in grado, attraverso tutte le sue componenti, di dare alle istituzioni, al sistema Paese e soprattutto ai cittadini uno strumento per fare sicurezza insieme, per prevenire la minaccia. Un comparto unitario, efficace, accessibile, comprensibile, in altre parole aperto”.
“Il senso di questo nostro dialogo di oggi – ha spiegato Massolo – è di vedere se è possibile compiere un pezzo di strada insieme. Credo che possiamo fare due cose, da un lato definire meglio, proprio perché lo faremo insieme, il concetto di sicurezza e dall’altro accorgerci che possiamo trovare non pochi punti di incontro tra la Chiesa e l’Intelligence. Non penso avremo delle difficoltà nel condividere la visione della sicurezza come di un bene primario per la libertà delle persone, dell’individuo”.
“Oggi siamo di fronte a delle sfide nuove – ha osservato -, di fronte a minacce che derivano dalla globalizzazione, derivano anche da concetti come quello di ‘diversità’ e ‘mobilità’, che rappresentano dei valori da tutelare ma possono rappresentare fonti di minaccia, di insicurezza, se questi valori non sono contestualizzati e se si lascia prevalere l’interesse di parte”.
“Il compito che possiamo fare insieme – ha aggiunto – è di definire e condividere i valori della sicurezza. Per prima cosa dobbiamo approfondire la lettura della minaccia che abbiamo di fronte che è asimmetrica, cioè portata avanti da gruppi di individui. Vi sono minacce che solo apparentemente non ci toccano nel privato, sono una sorta di nebulosa impalpabile, come la minaccia cyber che può provocare danni molto elevati, oppure quella degli operatori finanziari che può mettere in pericolo la stabilità complessiva della comunità nazionale. In questa nebulosa di minacce asimmetriche ci sono anche le minacce fisiche portate a danno del diverso, in questo contesto penso alle persecuzioni dei cristiani che sono una minaccia che arriva dal non contestualizzare dei valori, dall’osservare la diversità attraverso il crisma degli interessi, ma anche il dramma dell’immigrazione, questo commercio che si fa di esseri umani. Oggi è difficile assicurare quella precondizione della libertà della persona che è appunto la sicurezza in quanto bene primario”.
Per il direttore del DIS “Chiesa ed Intelligence hanno in comune la centralità dell’uomo. Oggetto dell’attività di intelligence è l’uomo a tutto tondo. Molta della nostra attività si basa ancora su quella che noi chiamiamo Humint, cioè intelligence da fonti umane. Ci tengo però a sottolineare che non viene chiesto agli appartenenti all’intelligence italiana di scegliere tra l’obbedire ad un ordine e lo scendere a patti con la propria coscienza”.
“Con il coinvolgimento – ha sottolineato Massolo – possiamo insegnare a non voltare lo sguardo di fronte alle minacce, questo è quello che fa la nostra scuola di formazione, questo è quello che fa l’Intelligence italiana. In tema di condivisione l’Università pontificia e l’Intelligence sanno bene che le risposte alle domande complesse non possono che essere frutto di un gioco di squadra, di un team, che richiede coinvolgimento e motivazione, solo così si può far comprendere la complessità di fornire risposte”.
“Per assicurare la sicurezza – ha continuato – , per tutelare la persona, non bastano i muri, ma occorre serrare in modo sempre più stretto le maglie di una rete di sicurezza partecipata. Oggi di fronte ad una nebulosa di minacce, di fronte all’indeterminato come minaccia, non c’è muro che tenga, c’è la rete, c’è il parlarsi. Il ‘dialogo tra diversi’ è un’altro punto in comune tra questa Istituzione universitaria ecclesiastica e l’Intelligence. Quest’ultima parla e promuove il dialogo con i più ‘diversi’ possibili, perché in ognuno di questi dialoghi c’è un pezzetto di soluzione ad un problema complesso”.
“Il protocollo d’intesa – ha detto Massolo – che sarà firmato con l’Università Lateranense, ma anche il percorso che vede la collaborazione tra DIS e università italiane, è importante per far crescere insieme la consapevolezza dei temi della sicurezza; promuovere l’approfondimento scientifico dei temi sulla sicurezza; dare maggiore spessore non solo di nozioni, ma anche valoriale, spessore umano, a percorsi condivisi; contribuire sul campo a ricreare delle condizioni di ragionevole sicurezza per consolidare la pace”.
“Come Comparto Intelligence – ha concluso – possiamo offrire una expertise giuridica e tecnica che abbiamo su questi temi, possiamo condividere esperienze, mettere insieme analisi e persone. Lo possiamo fare a monte nelle Università e nella nostra Scuola, o a valle nell’operatività. Siamo un comparto profondamente rinnovato, nuovo, aperto. Di fronte a due appuntamenti importanti che sono l’ostensione della Sacra Sindone e il Giubileo, nel quadro di sicurezza che ho appena delineato c’è ampio spazio per un concreto e intenso lavoro comune”.
“Oggi è fondamentale la prevenzione – ha detto nel suo intervento il comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani -, incoraggiare la condivisione di conoscenza, di esperienze e di best practice, in quanto tutto questo può facilitare il contrasto al fenomeno terrorismo e portare ad una pace duratura e diffusa. Per questo è nell’interesse comune lavorare insieme ed aiutarsi a vicenda”.
“A me piace pensare – ha commentato – che anche noi uomini di sicurezza siamo chiamati a dare un grande contribuito per un sostegno strategico al dialogo interreligioso, al fine di contrastare le varie forme di estremismo e di violenza e sostenere allo stesso tempo una serena coesistenza internazionale. L’attuale situazione socio-politico-economica ci impone delle urgenti riflessioni che possono avere come punto di partenza proprio il dialogo interreligioso, tanto sostenuto da Papa Francesco. Oggi, proprio perché la violenza terroristica si nasconde sotto le false spoglie della guerra di religione, è più che mai necessario un dialogo lungimirante, che sappia costruire ponti e apra sentieri inediti di collaborazione, formando le nuove generazioni e soprattutto la classe dirigente. Occorre fare questo subito, agendo con una alleanza rinnovata ed efficace tra coloro che si dedicano alla formazione, le istituzioni politiche e gli organismi di intelligence. A sostegno del dialogo interreligioso, sono convinto che sia necessario porre in essere dei ponti di dialogo da costruire attraverso la via normativa nazionale e internazionale e quella della stretta collaborazione tra le diverse forze di intelligence. Scuola e università sono moderni strumenti per sradicare il fondamentalismo”.
A spiegare l’importanza della Scuola di formazione del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica è stato il suo direttore Bruno Valensise. “Shomèr in ebraico vuol dire ‘sentinella‘ – ha affermato Valensise -, noi abbiamo bisogno di tante sentinelle e quelle potete essere voi studenti universitari”.
La scuola di formazione è stata istituita con la legge 124/2007 allo scopo di assicurare la formazione, l’aggiornamento, l’addestramento specialistico e tecnico operativo del personale già in servizio presso DIS, AISE e AISI.
A presentare il sito online del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica è stato il responsabile della comunicazione del DIS, Paolo Scotto di Castelbianco, per il quale “l’Intelligence produce sicurezza concreta ma la cattiva conoscenza e il pregiudizio possono produrre effetti negativi. Da qui l’esigenza di far conoscere sempre meglio chi siamo e che cosa facciamo soprattutto ai più giovani. Il nostro è un progetto culturale-scientifico. La nostra scuola di formazione ha rapporti e interloquisce con le migliori realtà culturali del nostro Paese. Trascurare la realtà importantissima e vitale degli studenti qui della Lateranense e l’immenso ‘know how’ del corpo docente sarebbe stato miope. Ci confrontiamo su temi che ci avvicinano con qualcosa di molto simile, anche se può sembrare un paradosso. Entrambi i mondi hanno un sentimento etico molto forte: sono due servizi diversi ma con un grande punto di passaggio comune”.
L’ultimo intervento è stato del professor Vincenzo Buonomo, Docente ordinario di Diritto Internazionale della PUL, secondo il quale “i conflitti non sono più localizzabili, come nel caso dell’Isis. Oggi, nell’immobilismo internazionale, ci si perde in discussioni sull’autorizzazione o meno di un intervento in un dato territorio, ma quelle esistenti sono regole scritte per un mondo che non c’è più. Il concetto di pace è molto più complesso e vi rientra anche la sicurezza sociale. L’esempio delle banlieu parigine dimostra che le periferie sono anche i luoghi dove si produce l’humus per cui tremila giovani europei decidono di andare nel nord dell’Iraq a combattere. Gli Stati devono rispettare le regole, questo può essere utile per la costruzione della pace”.
Tra i vari punti previsti dal protocollo d’intesa c’è anche l’organizzazione tra le facoltà giuridiche della Lateranense e il DIS, dal prossimo anno accademico, di un corso di alta formazione e la disponibilità da parte del DIS di finanziare borse di studio per studenti che provengono dal Medio Oriente, in particolare dalla Siria. Inoltre il DIS valuterà i questionari conoscitivi compilati nei giorni scorsi dagli studenti della PUL e sulla base di questi questionari saranno selezionate delle persone per colloqui conoscitivi.
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