(di Roberto Falaschi) – Tutte le religioni nel loro “Libro Sacro” enunciano principi spirituali da seguire al fine di conseguire il Paradiso, che può assumere differenti nomi, ma la cui essenza è la felicità nella vita oltreterrena.
Assai rare sono prescrizioni che esulino dal campo strettamente religioso per dare indicazioni, più o meno cogenti, nel campo del vivere civile. Valga come esempio l’astinenza dalla carne il venerdì per i cristiani.
Inoltre tutti i “Libri Sacri” sono stati scritti da uomini ispirati, ma pur sempre uomini.
Per i musulmani al contrario il Corano non è un testo sacro nel senso inteso dalle altre religioni monoteiste, ma bensì è Dio stesso e pertanto nulla può essere mutato o interpretato altro che in maniera rigorosa, su pena di blasfemia.
Ciò rende l’islam una religione non solo estremamente rigida ed immutabile nel tempo, ma altresì intransigente in quanto il non rispetto del “Libro” è offesa all’Onnipotente.
Inoltre il Corano non si limita a dettare quelle pratiche religiose che il buon credente è tenuto a seguire, ma entra direttamente nel campo del “secolare” prescrivendo i comportamenti del fedele in ogni campo del vivere.
In sostanza è un testo unico di codice civile, di codice penale, di diritto commerciale e finanziario, di diritto familiare e quant’altro alla vita civile.
E’ quindi un vero sistema totalitario che non ammette deroghe. Non a caso in passato sistemi totalitari ed islam hanno condiviso comuni intenti.
Valga di esempio il sostegno fornito dall’islam alla Germania nel corso del Secondo Conflitto Mondiale. Il Gran Mufti di Gerusalemme dell’epoca (zio di Arafat) si recò varie volte a Berlino ed esortò i musulmani ad arruolarsi nelle FF.AA. tedesche.
Con l’evolversi della vita civile tali prescrizioni hanno portato vieppiù nei secoli all’allontanamento istituzionale da quelle che sono le prassi dei paesi che mantengono una separazione tra la religione, fattore strettamente personale, e diritto laico valido erga omnes, indipendentemente dal credo religioso.
Non è quindi un fatto inaspettato o imprevedibile che le comunità di religione musulmana che si sono formate nei paesi di altro credo non si siano assimilate, ma abbiano creato enclaves ove non vige di fatto la legge locale, ma bensì il dettato coranico, ossia la sharia. Inoltre, come l’esperienza insegna, sono piuttosto le comunità islamiche a volere l’assimilazione a loro delle popolazioni ospitanti.
La formazione di queste enclaves è stato consentito dal principio del “multiculturalismo” secondo il quale in uno stato possono convivere gruppi con usi e costumi non solo totalmente diversi fra loro, ma anche contrastanti.
Già una siffatta ideologia appare inapplicabile sul piano teorico, figuriamoci sul piano pratico là dove uno stato per esistere in quanto tale necessità non solo di una forte coesione culturale, ma altresì di un sistema normativo unico uniti ad una comune lingua.
Inoltre, mentre l’islam per sua natura è un sistema statico nel quale è alquanto difficoltoso ipotizzare ricerche scientifiche, sviluppi culturali nuovi e quant’altro, la fantasia creativa umana è in grado di produrre, le società con una netta separazione tra Dio e Cesare hanno progredito portando ad enormi progressi in tutti i settori del sapere.
Tanto tali società sono progredite da arrivare a credere che la scienza sia superiore a Dio creando così un consistente movimento ateo.
Per un’idea rapida del divario tra i due sistemi basti confrontare i numeri dei Premi Nobel attribuiti a ricercatori/scrittori dei paesi musulmani con quelli attribuiti agli stati laici, oppure il numero dei libri pubblicati annualmente. Il gap è impressionante!
Comunque la situazione attuale è che mentre i paesi musulmani, tralasciando solo alcuni produttori di petrolio, sono a scarso sviluppo economico, quelli laici hanno raggiunto livelli di benessere umano neppure ipotizzabile nei secoli trascorsi e tutto lascia intendere che questo trend di sviluppo continuerà nel futuro, sia pure ovviamente con alti e bassi.
Si consideri altresì che quando l’islam arrivò sulle sponde del Medio Oriente e del Nord Africa, facenti parte dell’Impero Romano d’Oriente, trovò terre economicamente e culturalmente molto sviluppate.
Dopo alcuni secoli di islam il Nord Africa fu costretto a vivere di pirateria tanto invasiva che la prima spedizione oltremare degli Stati Uniti fu contro i pirati di Tripoli e la Francia occupò l’Algeria per lo stesso motivo.
Il risultato che possiamo osservare lungo tutta la fascia terrestre dei paesi islamici è a mio avviso un insieme di stati più o meno fallimentari.
Si potrebbe anche aggiungere che dalla morte del Profeta la guerra santa contro, tra l’altro, l’Occidente è durata 14 secoli senza conseguire il risultato voluto, ossia l’islamizzazione di tutta l’Europa.
Sembra però che la situazione stia mutando e non tanto perché è cambiato l’islam, ma perché la cultura occidentale si sta suicidando con il suo comportamento. Le teorie multiculturaliste hanno generato enclaves in paesi quali ad esempio Francia e Belgio con la tragica conseguenza di arrivare ad una guerra civile su base religiosa.
Inoltre il cedimento delle istituzioni governative che dovrebbero tutelare la “nazione ed i suoi usi e costumi incluse le leggi” non appaiono a ciò inclini, anzi stanno vieppiù cedendo ai dictat degli islamici.
Questi inoltre stanno diventando sempre più numerosi sia perché più prolifici, sia per il crescente influsso di emigranti musulmani dall’Asia e dall’Africa. Per di più si tratta di persone giovani nel pieno delle loro energie vitali.
La storia non si fa con i se, così come le previsioni possono essere alquanto fallaci.
Tuttavia osservando con animo libero da preconcetti ideologici non è difficile ipotizzare che fra un paio di decenni i parlamentari musulmani cominceranno ad imporre un crescendo di sharia fino al suo pieno conseguimento.
Non a caso essi sostengono che potranno imporre la sharia grazie alle nostre leggi liberali. Aggiungerei anche soprattutto grazie alla “dabbenaggine” dei governanti europei.
Naturalmente la parola “dabbenaggine” è di libera interpretazione del lettore a seconda del suo pensiero.
La civiltà occidentale è stata una civiltà che per la prima volta ha messo quale soggetto l’individuo e non il gruppo. Forse questa è la causa del suo declino…
O possiamo sperare in un potente colpo di reni d’orgoglio.