Dopo 15 anni dall’inizio della missione militare a guida NATO è stato riaperto il traffico aereo civile sopra i cieli del Kosovo.
L’accordo tecnico siglato poche settimane fa dal comandante della missione multinazionale a guida NATO in Kosovo, generale di divisione Salvatore Farina, e le autorità responsabili della gestione del traffico aereo civile dell’Ungheria, è da considerare uno dei più importanti passi avanti verso la normalizzazione di questo paese.
Dal 3 aprile scorso è infatti possibile effettuare il sorvolo diretto da parte di velivoli civili dello spazio aereo del Kosovo lungo le rotte internazionali. Il gestore di queste tratte è Hungaro Control, l’agenzia ungherese responsabile dell’amministrazione dei servizi di aeronavigazione di questo Paese.
La decisione che ha portato alla firma dell’accordo finale scaturisce da un processo avviato qualche anno fa in seno al Consiglio del Nord Atlantico che ha accettato l’offerta del governo ungherese di provvedere alla gestione tecnica del servizio attraverso Hungaro Control.
“La riapertura dello spazio aereo sopra i cieli del Kosovo è stato possibile grazie alla buona volontà dimostrata da tutte le autorità politiche delle nazioni limitrofe, dalle Organizzazioni Internazionali deputate alla gestione dei servizi di navigazione e soprattutto grazie al patrocinio della NATO e di KFOR. L’attuazione di questo progetto consentirà di accorciare notevolmente la distanza geografica tra i Paesi della regione balcanica ma non solo. L’Europa stessa è adesso più vicina”, ha sottolineato il generale Farina in occasione della firma dell’accordo.
“Questa operazione ha anche un significato simbolico – ha aggiunto il comandante di KFOR – nell’ottica della normalizzazione del Kosovo dopo 15 anni dall’arrivo delle forze militari multinazionali a guida NATO: oggi più che mai reputo l’apertura di questa importante porzione dello spazio aereo come un ideale ponte che può ancora di più unire i popoli. Non dobbiamo dimenticare poi gli aspetti connessi con il risparmio economico ed i vantaggi dal punto di vista ambientale intrinsechi all’operazione”.
“Tanto per fare un esempio i circa 180 mila velivoli che sorvoleranno il Kosovo in un anno – ha proseguito – accorceranno le rotte di quasi 370 mila miglia nautiche per un risparmio complessivo che si aggira attorno ai 18 milioni di Euro a favore delle compagnie aeree e, di conseguenza, dei passeggeri. Ritengo altresì importante anche il positivo impatto ecologico derivante dall’attuazione di questo progetto: 24 mila tonnellate di carburante in meno equivalenti ad una riduzione di 75 mila tonnellate di emissioni di CO2 nell’atmosfera”.
In linea con la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’Accordo Tecnico Militare siglato nel 1999 che autorizza la forza militare a guida NATO ad operare in Kosovo, lo spazio aereo in questione rimarrà comunque sottoposto all’autorità della NATO e di KFOR. Non a caso la denominazione ufficiale è: “KFOR Sector”.
Ex militare francese in Kosovo alla Direzione Security della Rai
dicembre 28, 2015