(di Clara Salpietro) – “Salvaguardia delle popolazioni civili del Kurdistan iracheno”, è il tema dell’interrogazione presentata lo scorso 6 settembre dall’onorevole Franco Narducci (Pd) in Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati.
Nell’interrogazione, indirizzata al Ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, e cofirmata dal collega di partito Francesco Tempestini, l’esponente del Partito Democratico chiedeva di sapere “quali azioni diplomatiche intenda il Governo porre in essere affinché siano salvaguardate le popolazioni civili del Kurdistan iracheno e si ponga termine ad azioni militari non lecite secondo il diritto internazionale”.
Narducci nell’interrogazione si riferiva al tragico episodio dello scorso 12 luglio che ha visto l’Iranian Revolutionary Guards Corps (IRGC) sconfinare nel Kurdistan iracheno con 10.000 soldati, dando il via a una massiccia operazione militare, bombardando i villaggi curdi e causando tre morti, almeno 800 sfollati e molti feriti, inclusi donne e bambini, secondo quanto affermato dalla Croce rossa internazionale.
“Tali azioni militari – ha scritto l’onorevole Narducci – hanno avuto una evidente ripercussione sull’attività agricola, in quanto hanno danneggiato irrimediabilmente anche molti terreni adibiti ad allevamento e numerose coltivazioni, compromettendo così l’economia del luogo e la sopravvivenza dei suoi abitanti. Nonostante l’Iran abbia aderito formalmente alle principali convenzioni internazionali concernenti i diritti umani, è noto alle Nazioni Unite, Europa Amnesty International e Human Rights Watch che i curdi in Iran sono vittime di costanti violazioni dei diritti umani”.
“Il regime islamico iraniano afferma che le sue offensive militari – si legge nell’interrogazione – hanno come obiettivo le basi controllate dal Free Life Party of Kurdistan (PJAK). Tuttavia, è chiaro che questi recenti attacchi e bombardamenti nei territori del Kurdistan iracheno da parte dell’IRGC si pongono al di fuori della legalità internazionale. Il Primo Ministro del Governo regionale del Kurdistan iracheno Barham Salih, e il Ministro degli esteri del Governo centrale, Hoshyar Zebari, hanno chiesto all’Iran di porre immediatamente fine ai bombardamenti sui civili e di rispettare la sovranità dell’Iraq”.
Il 2 novembre scorso, in terza Commissione, presieduta dall’onorevole Stefano Stefani, è arrivata la risposta del sottosegretario di Stato agli Affari esteri Alfredo Mantica.
“A seguito dell’intensificazione, nelle ultime settimane, di bombardamenti da parte iraniana sul territorio del Kurdistan iracheno – ha detto Mantica – che hanno causato alcune vittime e lo sfollamento di diverse centinaia di persone, le Autorità di Baghdad hanno elevato il tono della loro protesta nei confronti di Teheran, pur mantenendo un approccio volto a stemperare la tensione in vista di una soluzione negoziata con l’Iran. In particolare, in questi giorni il Ministro degli Esteri iracheno Zebari ha definito gli attacchi “un problema imbarazzante, doloroso e fastidioso” per il Governo. Pur ritenendo “legittima” la richiesta iraniana che le milizie curde del PJAK interrompano le proprie operazioni in territorio iraniano, il Ministro degli Esteri iracheno ha dichiarato che gli attacchi condotti sul territorio del Kurdistan iracheno non sono tollerabili e che l’Iraq è disponibile a collaborare alla ricerca di una soluzione concordata del problema, attraverso l’istituzione di commissioni miste tecniche e di sicurezza. Il Ministro iracheno Zebari ha anche indicato che – a seguito delle proteste del Governo iracheno – gli attacchi sarebbero decisamente diminuiti”.
Il sottosegretario agli Affari esteri ha inoltre spiegato che “richiami al dialogo sono stati rivolti anche dal Vice Primo Ministro iracheno, Shaways, e dal Vice Ministro degli Esteri, Abbawi – entrambi di etnia curda – i quali, in incontri avuti con l’Ambasciatore iraniano a Baghdad, hanno sottolineato l’esigenza di risolvere la questione facendo ricorso al dialogo, invitando l’Iran ad una immediata cessazione delle azioni militari sul territorio iracheno “a tutela della sicurezza e delle proprietà delle persone e più in generale dei buoni rapporti transfrontalieri””.
“Un simile tenore – ha aggiunto – hanno avuto le proteste elevate dal Governo Regionale curdo che, nel rivendicare il proprio impegno affinché dal proprio territorio non vengano lanciati attacchi contro Paesi vicini (Iran e Turchia) da parte di organizzazioni di opposizione (PJAK e PKK) ai Governi di quei Paesi, ha altresì ribadito di non voler tollerare violazioni della propria sovranità territoriale, invitando l’Iran a rispettarla e a trovare una soluzione diplomatica al problema, cessando immediatamente i bombardamenti. Significativo in questo contesto è il richiamo al dialogo lanciato dallo stesso Portavoce delle Milizie Curde Peshmerga, Jabbar Yawar, il quale ha peraltro confermato che sono in corso contatti al più alto livello sia della Presidenza che del Governo Regionale e del Parlamento per raggiungere una soluzione negoziata al problema, sebbene non vi sia ancora un accordo per svolgere incontri diplomatici formali sulla questione. Solo recentemente, ed in modo abbastanza isolato, alcuni Parlamentari appartenenti all’Alleanza Curda hanno richiesto al Governo di ricorrere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per denunciare gli abusi iraniani “contrari ai principi della Religione e del Diritto Internazionale”, oppure di chiedere l’intervento delle Forze americane per tutelare i confini dell’Iraq e costringere l’Iran a compensare adeguatamente le vittime dei bombardamenti. Tale posizione appare tuttavia isolata”.
“Sul fronte del PJAK, vale la pena sottolineare – ha detto ancora Mantica – come lo stesso Portavoce del Movimento, Sherzad Kamanker, abbia risolutamente negato, proprio a seguito dei recenti attacchi iraniani in Kurdistan, che il PJAK riceva appoggi dal Governo Regionale Curdo e che quest’ultimo abbia messo a disposizione porzioni di territorio per ospitare membri del PJAK per consentire loro di organizzare attacchi al territorio iraniano. Si tratterebbe invece, secondo Kamanker, di un tentativo del regime di Teheran di “esternalizzare” il problema dell’opposizione interna, trasferendone la responsabilità al Kurdistan iracheno”.
In merito alle “azioni diplomatiche del Governo italiano”, il sottosegretario Mantica ha spiegato che: “Per quanto riguarda gli attacchi provenienti dal territorio turco contro le basi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) nel nord dell’Iraq, che peraltro Ankara ha annunciato lo scorso 28 ottobre di aver interrotto, il Governo italiano sta seguendo questo ulteriore aspetto delle incursioni in Kurdistan anche tramite il funzionario diplomatico recentemente inviato in missione ad Erbil, per l’apertura dell’Ufficio Consolare dell’Ambasciata a Baghdad disposta dal Ministro Frattini anche alla luce delle richieste pervenute dalla controparte. Attraverso questo canale sono state raccolte le valutazioni dell’influente Presidente del Governo Regionale del Kurdistan, Massoud Barzani, che è apparso visibilmente preoccupato per la recente escalation di bombardamenti turchi ed iraniani, in particolare per la concomitanza con la rimodulazione della presenza delle truppe americane nel Paese”.
Il Presidente del Governo Regionale del Kurdistan ha ringraziato anzitutto il Ministro Frattini per l’istituzione dell’Ufficio consolare di Erbil – quale importante contributo a favore della intensificazione dei rapporti fra l’Italia e la Regione curda – ed ha tenuto a fornire un aggiornamento sugli sviluppi alla frontiera con la Turchia e con l’Iran. I fatti degli ultimi giorni, secondo il Presidente del Governo Regionale del Kurdistan, alimentano in Kurdistan un’opinione pubblica che assume, col passare del tempo, un atteggiamento sempre più accusatorio nei confronti di Ankara e Teheran.
“Con particolare riguardo ai bombardamenti aerei turchi, il Presidente Barzani si è espresso in termini molto critici – ha proseguito Mantica – circa l’uccisione di civili, condannando tali azioni e attribuendo “agli equilibri della politica interna turca” le cause della linea dura recentemente adottata da Ankara. Il Presidente curdo ha allo stesso tempo preso nettamente le distanze dall’estremismo del PKK, sostenendo con convinzione il proseguimento del dialogo per superare l’attuale crisi e descrivendo la situazione addirittura come “imbarazzante” se si considerano i significativi progressi conseguiti negli ultimi anni nel dialogo con la Turchia. Barzani ha quindi enfatizzato che se venisse posta in essere una risposta militare da parte curda, essa finirebbe soltanto per “creare un alibi” a favore di quella parte, ormai minoritaria, dell’establishment politico e militare di Ankara che pensa ancora di trarre vantaggi da un clima di tensione fra le comunità turche e curde nel proprio Paese, nonché fra le stesse comunità curde divise dalla frontiera. Fatte queste considerazioni, il Presidente Barzani ha comunque sottolineato l’esigenza di una chiara presa di posizione da parte del Governo centrale di Baghdad”.
“Per completezza d’informazione, occorre tener presente – ha evidenziato Mantica – anche il punto di vista di Ankara. Il Governo turco ha, infatti, indicato di aver agito sul piano militare in risposta al grave attacco del 19 ottobre scorso contro otto postazioni militari turche al confine con l’Iraq, che sarebbe stato condotto da circa 200 miliziani del PKK altamente equipaggiati ed addestrati, causando 24 vittime e 18 feriti. Ankara ha pertanto avviato il 20 ottobre una massiccia operazione di terra con l’invio di 22 battaglioni (circa 20.000 unità) di cui è stata annunciata la conclusione lo scorso 28 ottobre. Secondo lo Stato Maggiore Difesa turco, l’operazione si svolge “prevalentemente sul territorio nazionale turco”. Altre fonti peraltro ne precisano il raggio di azione ad un’estensione di circa 26 km all’interno del territorio iracheno. Il giorno stesso dell’avvio dell’operazione si è recato ad Ankara Nechirvan Barzani, nipote del Presidente, ex Primo Ministro ed attuale Vice Presidente del KDP, che ha incontrato il Primo Ministro Erdogan e il Ministro degli Esteri Davutoglu. Nella conferenza stampa svoltasi il medesimo giorno, Erdogan ha parlato di direzione congiunta dei due Governi (turco e curdo-iracheno) per l’operazione in corso. Il 21 ottobre, il Ministro degli Esteri iracheno Zebari ha dichiarato che “il Governo Centrale iracheno e il Governo Regionale curdo si impegnano a mantenere la sicurezza dei confini in collaborazione con il Governo turco per prevenire il ripetersi di simili episodi nel rispetto reciproco della propria sovranità e del diritto internazionale””.
“In conclusione, gli eventi delle ultime settimane sembrano effettivamente svilupparsi nel tentativo dell’Iran, cercando anche di profittare del disimpiego militare USA dall’Iraq, di trasferire – ha affermato infine il sottosegretario agli Affari esteri, Alfredo Mantica – su soggetti esterni problemi che hanno in realtà un carattere prevalentemente interno, a cui corrisponde un’analoga inclinazione irachena e curdo-irachena a risolvere diplomaticamente tali questioni sul piano bilaterale. Alla luce delle valutazioni sin qui riportate, appare quindi opportuno, almeno per il momento, continuare a seguire con attenzione i prossimi sviluppi, escludendo prese di posizione dirette che lo stesso Iraq, pur nello speciale calore delle relazioni bilaterali sancite dal Trattato di amicizia, si è significativamente astenuto dal sollecitare al nostro Paese, come del resto, agli altri partners europei. Un’attenzione da parte del Governo che si basa anche sulla piena consapevolezza di quanto sia importante il ruolo giocato dalla componente curda nel più ampio quadro regionale”.
L’onorevole Franco Narducci ha ringraziato il sottosegretario Mantica per “l’ampia e circostanziata risposta all’interrogazione” e ha sottolineato che “ad oggi gli attacchi da parte turca nel Kurdistan iracheno risultano cessati”.
“Tuttavia, considerata l’incresciosa situazione, verificatasi prima del terremoto – ha sostenuto il deputato del Pd – che ha colpito il Sudest della Turchia, il nostro Paese è chiamato ad un impegno speciale in ragione delle ottime relazioni che intrattiene con la Turchia, a favore del suo ingresso nell’Unione europea e per la pace e la stabilità dell’intera regione”.
Ha inoltre richiamato l’accordo annunciato dai ministri degli Esteri turco ed iraniano per un piano d’azione finalizzato a “liquidare definitivamente la minaccia terroristica nell’area curda”.
Narducci ha poi osservato che occorre “monitorare ed esprimere preoccupazione dove tale obiettivo venisse raggiunto violando gli standard internazionali”.
“Peraltro, l’Iran è Paese – ha aggiunto – che ha meritato giudizi di condanna sul piano del rispetto del diritto umanitario e che si compiace dell’esibizione mediatica delle pubbliche esecuzioni. Occorre – ha concluso – che il Governo italiano operi con determinazione anche nei prossimi mesi a favore della tutela dei diritti della minoranza curda nell’intera regione”.