(di Gianpaolo Ceprini) – “Sopra la banca il Pd campava….Monti sapeva tutto da un anno“, così titola un giornale. L’ennesimo scandalo sconvolge il mondo politico. Si tratta dell’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena che sta travolgendo tutto il vertice del PD, e non solo, creando un ulteriore sconquasso su queste tormentate elezioni che il Presidente Napolitano si è tanto affrettato a far decollare. Sicuramente peggio di così non potrebbe andare. Tuttavia, i candidati di questo o quel partito si mostrano sicuri, sorridenti, ammiccanti e disponibili a chissà quale favore pur di ottenere il consenso degli elettori.
Figure sbiadite e non più meritevoli di considerazione. Scorrevo quest’oggi il volume nel quale sono riassunti gli avvenimenti importanti del 2012, e tolte le morti eccellenti e qualche fatto di cronaca nera, l’unico contraltare a queste notizie sono stati i vari scandali che si sono succeduti durante tutto l’anno. Un quadro sconcertante. E lo è ancora di più se scorressimo all’indietro il calendario, da Mani pulite una catena di scandali di snocciola lungo tutto questo periodo investendo di volta in volta tutti i partiti. Non c’è soggetto politico che si salvi, anche se stando ai media, tv, stampa e aule giudiziarie si sente dire solo che “…innoccente sono”.
Ammirabile la capacità con la quale rappresentano la propria innocenza, il grande Alfieri sarebbe fiero di ognuno di loro per queste rappresentazioni teatrali di grande maestria che convincono al punto da sollevare i dubbi sulla colpevolezza, poi i sistemi d’indagine, lenti e mal coordinati, fanno il resto.
Cosa ne è della giustizia ? Vana speranza, la Dea con la bilancia è più bendata della dea fortuna, troppo bendata ….processi che dividono la platea in favorevoli o contrari, ma sulla base di cosa ? Chi ha ragione? chi torto? Ognuno degli attori si dichiara nel giusto, innocente, perseguitato, addita trame, lancia accuse incomprensibili per i più, indicando oscuri untori che dietro le quinte avrebbero orchestrato la loro distruzione. Ma chi sono gli untori? La stampa che plaude e ci sguazza per arricchire le proprie pagine, o la “gente” ignara di queste situazioni, o i poteri occulti che vogliono ribaltare questa o quella situazione politica? Politica ed economia in un intreccio indistricabile ripete il dramma di Socrate dove tuttavia nessuno prende la cicuta per farla finita.
Sono anni ormai che ci dibattiamo in queste incertezze, nelle quali le istituzioni non fanno che perdere terreno sbiadendo ancora di più quei requisiti di irreprensibilità che il ruolo di parlamentare o di leader di governo o di giudice dovrebbero rappresentare. Ma questo esempio che quotidianamente ci viene dato non fa che alimentare nel cittadino il convincimento che certi atteggiamenti sono ammissibili. Certo, tutto ciò non fa che alimentare quel sentimento di totale anarchia, quella voglia di non rispettare le leggi, quella amoralità latente che fa parte sempre più del modo di vivere, e che rischiano di trasformarsi in comportamenti costanti che trovano la legittimazione proprio nel modo di fare politica dei nostri rappresentanti.
Comportamenti che non possono essere ascritti solo a questo o quel deputato ma all’intero sistema politico ormai degenerato al punto che non solo è lontano dalle vere esigenze della società ma dai valori che la dovrebbero rappresentare, quei valori sui quali si deve fondare la società se vuole vivere in armonia non solo con se stessa ma in quel contesto allargato che noi chiamiamo Europa. Ora che non abbiamo più il caro Picconatore, i cittadini non hanno più nessuno a chi affidare i propri reconditi dubbi, eh sì, caro Presidente Cossiga che ci segui da altra sede, qua non si può credere più a nessuno.
Nessuno di loro può invocare la questione morale perché quello scheletro dimenticato è pronto come un boomerang a tornargli addosso travolgendolo. Allora meglio tacere e tirare a campare nel miglior modo possibile.
Ci troviamo indiscutibilmente in un regime che ci priva della certezza del diritto, sia con un’overdose di leggi che rendono inapplicabile ogni indirizzo, sia con un’organizzazione dei tribunali che rende impossibile avere giustizia in un arco di tempo decente mandando impuniti il 75 per cento dei delitti. Per non parlare poi delle guerre trasversali dove anche con complicità internazionali si imbastiscono processi che finiscono dopo anni in burla. Operazioni costosissime di cui pochissimi riescono a capire quelle “menti finissime” che li hanno orditi.
Ma è altresì quello stesso regime che ha distrutto la scuola, trasformandola in un’industria passiva per il collocamento dei precari – oltretutto di parte e di partito- e in un esamificio che produce giovani in parte indottrinati politicamente, in parte avulsi da ogni coinvolgimento sociale, ma impreparati al lavoro e alla vita di cittadino dove i talenti sono costretti ad emigrare e le rape riescono ad avere un posto in cattedra grazie ai santi protettori.
Grazie a questo sistema i cervelli italiani che hanno consapevolezza e dignità delle proprie capacità emigrano e trovano un lavoro dignitoso all’estero impoverendo tuttavia il Paese che ormai è in balia di questi incapaci.
Con una lenta marcia il PCI, poi PD, sta cercando di raggiungere nuovamente il potere e non possiamo nasconderci che siamo in un regime. Certo, cos’altro è se non regime quello che da anni ormai controlla il 99 per cento dei mezzi di informazione, sia direttamente, sia attraverso i potentati economici consociati, e che se ne serve per creare con tecniche subliminali il consenso che ha perso sul piano razionale e ideologico.
Ma fortunatamente per gli italiani c’è il calcio, “l’oppio dei popoli”, che riconduce tutto alla partita. Una partita di cui non abbiamo il coraggio di vedere il marcio che c’è dietro perché le lobby non consentono nemmeno allo sport di rimanere incontaminato come dovrebbe. Ma che importa, domani è un altro giorno. Che importa poi se i cittadini decidono di non finanziare i partiti, il governo partitocratico non ne terrà conto. Se votano perché non venga loro trattenuta dallo stipendio una quota a favore dei sindacati, l’oligarchia cestinerà il referendum. Se cercano di capire quanti soldi delle loro tasse vanno ad alimentare la stampa quotidiana, compresi i giornalini che credono essere gratuiti, chi gli darà ascolto? Se chiedono che le tasse servano a fornire servizi, si sentiranno rispondere che l’apparato politico costa. Un apparato divenuto abnorme e che pesa su tutto e su tutti.
L’ultima istituzione democratica sopravvissuta in Italia: il referendum popolare, è stato sottoposto a diffamazioni e manomissioni continue affinché nella fattoria degli animali tutti accettino spontaneamente di privarsene. Basti vedere cosa si sono inventati per vanificare il referendum del Prof. Segni, ultimo paladino delle libertà dei cittadini.
I partiti sono da tempo diventati delle società d’affari che gestiscono, al di fuori di ogni controllo, immensi interessi economici nel commercio, nei servizi, nelle banche, nelle imprese di Stato e private. Nella gara che li contrappone, come gangs in perenne duello per il controllo del territorio (cioè per non perdere seggi, posti dirigenziali, poltrone nella miriade di enti creati appunto per generare la nuova classe burocratica) si sono dotati di palazzi, di strutture faraoniche, di quadri degni di un’industria, di budgets pubblicitari, di fondi neri, per alimentare tutto questo hanno creato l’impresa di Stato, in perenne passivo, favorito l’impresa consociata politicamente (che è privata, ma paga tangenti in cambio di appalti e di cassa d’integrazione) e il sistema mafioso per cui se volete un posto di lavoro dovete avere un santo nel partito. Tutto questo non è cominciato negli anni di Tangentopoli e neppure in quelli del CAF, come credono gli ingenui, ma molto tempo prima, con il sorgere della Repubblica.
Nel 1953 fu proposta una legge per modificare il sistema del voto proporzionale. Fu subito definita “legge truffa” e affondata. Vent’anni dopo si riprese il problema. Il Parlamento intanto era diventato una multiproprietà dove i partiti avevano diritto alla loro fetta, al loro lotto. La fetta variava, ad ogni elezione, ma non il club dei proprietari. Così il voto divenne assolutamente inutile, provocando solo variazioni azionarie all’interno del club. La stessa opposizione otteneva, in percentuale crescente, seggi parlamentari, poltrone nelle commissioni, posti paragovernativi che consentivano il nepotismo politico e l’incetta di voti di scambio. Il bipolarismo non è stato altro che un maqueillage: destri divenuti sinistri, sinistri destri e così via inventandosi sempre qualcosa per vendere fumo e rimanere a galla. Fu presto chiaro che anche rinnovando tutto il Parlamento non si rinnovava nulla, così come non si è rinnovato nulla con Mani Pulite. Perché quindi cambiare il “porcellum” che consente di poter mantenere questo potere?
Alle lezioni di diritto pubblico per spiegare cosa fosse la personalità interorganica il docente era solito portare ad esempio il caso del Giudice Romita quando emise la taglia sul bandito Giuliano, a cui fece seguito quella del bandito Giuliano sul Giudice Romita. Uno Stato nello Stato.
Due forme di potere, distinte ma con metodi quasi analoghi, che sopravvivono ai propri caduti, ai pentiti, ai condannati. Il sistema si riproduce per partenogenesi, e continuerà a farlo finché non si muteranno radicalmente le regole della pseudodemocrazia, nata dalla Resistenza.
Partiti e sindacati assolvono funzioni di importanza vitale nella nostra vita pubblica: ma quei controlli che la Costituzione molto timidamente adombra sia nei confronti dei partiti sia nei confronti dei sindacati, esigendo che funzionino con metodo democratico, fino ad oggi sono rimasti nel regno della utopia e trovano un fronte compatto ogni volta che un democratico sincero ne domanda l’attuazione.
Ora si preferisce non affrontare la riforma dello Stato con un organico disegno riformatore che gli consentirebbe di eliminare quelle inutili asimmetrie che tutt’oggi condizionano l’efficienza della P.A. ormai infiltrata dai partiti dove i colletti bianchi sono solo degli “Yes man” incapaci di opporsi ai loro voleri pur di avere o mantenere la benedetta poltrona. Ecco chi ha ridotto in questo stato la P.A. e la dirigenza pubblica: i politici, che se ne sono serviti per i propri affari e per ricollocare i propri portaborse. Così invece di ridurre il fabbisogno finanziario dei partiti, stabilire un plafond nelle spese dei candidati, rendere pubblici i bilanci dei partiti, si preferisce colpire lo Stato: il nuovo Colosseo dove martirizzare gli ultimi cristiani. E non si creda alla storiella della meritocrazia, altra abile manovra per gabbare ancora una volta chi è veramente meritevole che in questo sistema deve solo soccombere, perché la regola è: o si è con noi o si è contro di noi.
Non ci si meravigli quindi se la pubblica opinione, almeno quella parte di cittadini onesti, si allontanerà ancora di più dal mondo della partitocrazia fino a farne l’oggetto di rassegnata derisione. Ma, seppur tenuta nell’ignoranza, essa sogna talvolta la soluzione miracolosa, il taumaturgo, l’uomo forte, o – nel caso dei grillini – il leader che porti le vittime del regime non alla conquista del Paese, ma a separarsi da esso.
Tutte queste ricette suicide fanno ovviamente il gioco del regime che infatti si rafforza ponendosi sempre più a viso aperto contro i cittadini. La maggioranza degli italiani prima sperò in Berlusconi, poi che il salvatore fosse Monti, ed ora….su chi sperare? su Grillo? sarà capace di ribaltare l’attuale situazione? Non sono sfuggite tuttavia le manovre di chi pur di impedirglielo ha finito per creare un movimento trasversale tale da vanificare gli effetti elettorali a loro negativi con regole col trucco, i compromessi, accontentandosi di “fare il fattibile” quando si trattava invece di dover sottrarre solamente il nostro Paese all’imbarbarimento politico e culturale.
Ecco il punto dolente: da sessant’anni il popolo accetta tutto, con fatalismo, il popolo dell’eterno otto settembre. E invece assieme alla Costituzione e al sistema elettorale sono proprio i partiti che vanno riportati alla loro perduta funzione di catalizzatori di uomini, di ideali e di programmi. Occorre distruggere il partito-Stato, quegli uomini che sono pronti a tutto per “farci sognare veramente” ma non le scalate alle banche, ma per ridare non solo vita ai partiti dei cittadini, ma ridare ai cittadini una vita fatta di regole e di moralità. Tuttavia mi rendo conto che non è possibile che sia il regime ad autodistruggersi. Questo regime che non accetta neppure, come si è visto, una nuova Costituente e che per cambiarla si sta ricorrendo a forme surrettizie, ma che fa di tutto per mantenere il potere nelle mani dei segretari di partito che pur di sopravvivere giocano scorrettamente dietro le quinte dei poteri forti.
Aveva ragione il Presidente Cossiga che la democrazia era in pericolo, ma forse i cittadini non sono più i beoni che permetteranno di usare Garibaldi per far votare per il Fronte Democratico Popolare, ora sappiamo quali sono le regole del gioco e non ci faremo ingannare ancora.
Charles Ponzi: l’emigrante italiano che inventò la truffa (quasi) perfetta
febbraio 19, 2023