(di Roberto Falaschi) – Negli anni settanta ed ottanta la terra era asseritamente condannata ad un’era di glaciazione con ogni probabilità irreversibile, naturalmente per colpa degli esseri umani sconsiderati sfruttatori di Gaia. In contemporanea vi era l’allerta del buco dell’ozono creato dal C.F.C. (cloro fluoro carbonio) che avrebbe creato un incredibile numero di danni se fosse continuato l’uso di detto prodotto.
Ciò malgrado che il massimo della produzione umana di C.F.C. sia stata di 7,500T. e quella della natura, vuoi vulcani, evaporazione marina, incendi boschivi naturali e quant’altro, di circa 1.700.00. Si proprio un milione e settecentomila tonnellate direttamente immesse nell’aria o addirittura proiettate verso l’alto come il prodotto dei vulcani. Il costo della sua sostituzione con altri prodotti è stato incalcolabile e poi si è scoperto che la notizia era stata artatamente diffusa dalla Dupont perché venivano a scadenza i relativi brevetti.
Ora si vive nell’era del riscaldamento globale antropogenico che appare essere l’ultima in ordine di tempo delle bufale per estorcere quattrini alla gente e per consentire ai mass-media di diffondere notizie allarmanti. L’affermazione sembrerà brutale, ma è corretta.
Si faccia mente locale a quante previsioni di catastrofi ambientali antropogeniche non si sono avverate nel giro di un paio di decenni. Si dia un’occhiata, anche rapida, alla storia e si vedrà come il clima ha sempre seguito il suo corso tenendo in nessun cale gli umani. Per esempio gli scandinavi navigando nel X secolo verso occidente scoprirono un’isola che era tutta verde e che colonizzarono. La chiamarono Grunland, Terra Verde.
Poi il clima si è freddato a partire dalla seconda metà del XIV secolo ed è divenuta praticamente inabitabile, cioè quella grande distesa di ghiaccio che è tutt’ora. Non è certo avvenuto per effetto antropogenico. Ma gli esempi sono innumerevoli ed inconfutabili in quanto fattuali e gli studi ne danno conferma fin dalle ere geologiche, come si evince dai carotaggi polari. L’ultimo grande disgelo risale a circa sedicimila anni A.C., poi si sono avuti cicli altalenanti di circa mezzo millennio al cui interno si sono verificati alti e bassi di durata di poche decine di anni ed anche meno.
Ma veniamo ai poli che si starebbero sciogliendo causando l’innalzamento del livello del mare con immani disastri, se gli umani, che ne sarebbero la causa, non provvedono a ribaltare il trend.
E’ comune errata credenza che i prestigiosi premi Nobel siano dati a ragion veduta. Infatti vediamo quello per la pace attribuito all’allora candidato presidenziale U.S.A. Barack Hussein Obama non si capisce bene a seguito di quali importanti imprese. Parimenti vi è quello attribuito nel 2007 all’ex Vice Presidente degli Stati Uniti d’America Al Gore per le sue attività contro il riscaldamento globale antropogenico. Naturalmente non è stato considerato rilevante che sia azionista in numerose “imprese del verde”.
Nel discorso tenuto in occasione della consegna del premio, e del cospicuo assegno, ebbe tra l’altro a sostenere che entro sette anni le calotte polari avrebbero perso il ghiaccio trasformando l’Antartico in una terra desolata e l’Artico in un mare, visto che quel polo è costituito da ghiaccio galleggiante. E’ un immenso iceberg.
Sono trascorsi i preannunciati sette anni (o che pensasse ai sette flagelli biblici?) ed i ghiacci polari hanno seguito il loro corso millenario estendendosi e riducendosi secondo andamento di natura, verificandosi anzi che nell’autunno del 2014 la loro superficie era superiore a quella dello stesso periodo del 2007, l’anno della terribile previsione di Al Gore.
Se non fosse stato per le conseguenze che posizioni simili hanno causato sarebbe da riderci sopra, invece, ahimè, furono prese come oro zecchino e tutta una serie di misure costosissime vennero intraprese e sono ancora implementate.
Gli Stati Uniti si mobilitarono adottando leggi volte a ridurre l’emissione di CO2, indispensabile alla vita animale e vegetale, supposto responsabile dell’innalzamento della temperatura mondiale.
L’Europa di Bruxelles non volle essere da meno e produsse unitamente alla misura imposta al cetriolo una serie di direttive costosissime alle quali l’Italia non mancò di aderire dimostrandosi necessariamente primo della classe. Per limitare il danno del supposto aumento di CO2 in Italia si è avuto un fiorire di pannelli fotovoltaici e mulini a vento che deturpano il paesaggio producendo energia a singhiozzo ad altissimo costo.
Naturalmente tutto il terreno riservato a queste apparecchiature è sottratto all’agricoltura con relative conseguenze sulla disponibilità alimentare. Lo scorso anno in soli incentivi gli italiani hanno pagato nella bolletta elettrica complessivamente oltre 13 miliardi di euro. Naturalmente non vi è alcuna obiezione di principio contro tali sistemi, se usati senza deturpare l’ambiente senza tagliere spazio all’agricoltura e senza costosi contributi.
Le grandi invenzioni che hanno inciso sull’umanità si sono sviluppate e diffuse senza incentivi, si pensi alla stampa o ai motori esotermici ed endotermici o all’aviazione per citarne solamente alcune. Se per le fonti alternative energetiche si utilizzano gli incentivi dopo aver diffuso la storia del riscaldamento globale antropogenico viene qualche sospetto circa un non proprio consono tornaconto di alcuni.
D’altra parte si dà per scontato che le previsioni della temperatura del globo fra cento anni saranno di più x oppure più y gradi quando gli studiosi con un sistema meteorologico che copre tutta la superficie terrestre e vari strati dell’aria non sono in grado di prevedere con certezza quale sarà la meteo fra quindici giorni. Pioverà, sarà soleggiato o ventilato? Però vogliono far credere di sapere come sarà il clima fra un secolo. Vedremo.
Ad ogni modo un famoso politico italiano sosteneva che a pensar male magari si pecca, ma sicuramente ci si coglie.
La fine annunciata dell’Artico e dell’Antartico
giugno 18, 2016