(di Roberto Falaschi) – Di seguito vorrei elencare alcuni aspetti della guerra dell’islam volta alla conquista e quindi alla conversione degli infedeli alla vera religione evidenziando molto brevemente quanto è avvenuto nel bacino del mediterraneo negli anni successivi alla morte del Profeta.
Il jihad parte dalla penisola arabica, scarsamente popolata e culturalmente molto arretrata rispetto a quelle popolazioni che per prime sottomise, ossia le iraniche e quelle del meridione e dell’est del bacino del mediterraneo, quando queste ultime intorno al VII secolo d.C. rappresentavano la parte culturalmente più avanzata e ricca del mondo cristiano.
Oggigiorno i combattenti islamici hanno assunto una forma ed un modo di agire molto diverso dai combattenti del passato. Infatti è consuetudine chiamare terroristi tutti gli attentatori di ispirazione islamica, ma tale definizione è asimmetrica in quanto essi non si definiscono tali, ma sostengono di essere combattenti dell’islam e quindi della vera ed unica fede.
In effetti nel passato la definizione di terrorista è stata usata da ambo le parti quando si sono verificati scontri cruenti non di guerra tra stati, ma tra questi ed organizzazioni politiche/ideologiche. Gli stessi membri di tali organizzazioni terroristiche si definivano terroristi come ad esempio i brigatisti rossi in Italia o quelli dell’IRA in Irlanda del Nord.
Pertanto trattare da terroristi questi combattenti islamici o jihadisti appare un errore di partenza che non aiuta certo a combatterli. Certo usano anche metodi terroristici, ma strettamente parlando tali non sono. Dal loro punto di vista sono impegnati in una guerra asimmetrica non potendo confrontarsi con uno scontro tradizionale pena la sicura sconfitta.
Le guerre tra i paesi musulmani ed Israele, dove una piccola forza armata israeliana ha sempre sconfitto i molto più numerosi eserciti avversari ne è la più lampante dimostrazione.
In primo luogo sarebbe opportuno che le nostre élite occidentali, o pseudo tali, ed i governanti cominciassero a studiare il Corano ed i principali Hadith al fine di conoscere il nemico, consentendo di entrare nel loro modo di ragionare, ciò che è cosa essenziale per combatterlo e vincerlo.
Malauguratamente tutte le azioni intraprese finora sono state improntate alla filosofia occidentale unicamente e ciò sta conducendo ad un costante peggioramento della situazione. Inoltre vi è una autolesionista cultura che tende ad autocensurarsi per non offendere “l’islamico” che rischia se portata avanti di condurre alla fine del modo di vita occidentale basato principalmente sui diritti individuali, la parità tra uomo/donna e la laicità delle leggi e della giustizia.
Oltre mezzo secolo di “tranquillità” in Europa ha generato una classe di governanti, così come di cittadini, culturalmente e psicologicamente decisamente impreparati ad affrontare le sfide reali che ora il mondo islamico sta nuovamente portando avanti. Non dimentichiamo infatti che lo scontro dell’islam con le altre religioni e/o culture è iniziato con la morte del Profeta Maometto e che la parola islam si traduce in italiano con sottomissione.
In altre parole la lotta per la sottomissione delle altre culture e religioni è stata portata avanti per ben tredici secoli e quello che avviene attualmente non è una novità in se, quanto un diverso modo di condurre lo scontro per giungere alla sottomissione dei cristiani.
Nei secoli passati dopo sfolgoranti successi militari e la conversione forzata delle popolazioni conquistate, in maggioranza cristiani soprattutto nella fascia mediterranea dell’Asia e dell’Africa, il jihad ha subito tutta una serie di disfatte che ne hanno inibito ulteriori conquiste e sottomissioni.
Ciò fu in prevalenza dovuto a quella unione che si formava per salvaguardare il cristianesimo quando fortemente minacciato, ad un migliore addestramento delle forze militari, oltre ad una tecnologia che si è costantemente dimostrata superiore.
L’occidente cristiano ha infatti sempre saputo porre a buon uso le tecnologie che mano a mano si sviluppavano, da qualunque parte provenissero, mentre l’islam in linea di massima ha copiato con risultati scarsi o fallimentari quella occidentale. Esattamente il contrario di quanto hanno saputo fare il Giappone, l’India e la Cina.
Il mediterraneo per secoli è stato il centro di uno scontro per l’acquisizione della supremazia marittima mai acquisita dall’islam che portò avanti dall’VIII secolo una lotta di razzie sulle coste europee (vedi le torri d’avvistamento costiere) e di pirateria, peraltro quest’ultima spesso ricambiata.
Tanto fastidiosa e nociva fu questa pirateria che la prima spedizione oltremare degli Stati Uniti d’America avvenne nel 1805 contro i pirati di base a Tripoli. Tale evento è anche menzionato nell’inno dei Marines. Per lo stesso motivo i francesi sbarcarono ad Algeri (Sidi Ferrush fu il luogo esatto) conquistando un vasto territorio al fine di stoppare definitivamente la molesta pirateria da lì proveniente.
Peraltro la guerra corsara dell’islam, chiamata erroneamente pirateria, era gestita da entità praticamente statuali che si trovavano principalmente lungo la costa africana del mediterraneo e che avevano in quell’attività la principale risorsa, unita al commercio degli schiavi. In generale molto scarse erano le attività che non fossero artigianato e commercio, spesso alimentato dalle razzie.
L’unico vero stato era la “Sublime porta” che però mai si dedicò ad attività progettuali volte allo sviluppo della ricchezza nazionale ed al miglioramento della tecnologia, che si dimostrò sempre inferiore a quella occidentale, malgrado infiniti tentativi di copiarla.
Nel tardo XIX secolo la superiorità di alcuni stati europei fu tale che tutta la costa islamica africana ed asiatica del Mediterraneo fu, sotto varie forme, colonizzata imbrigliando così qualsiasi tentativo di aggressione nei confronti delle regioni degli stati cristiani.
La fine dell’era coloniale corrispose alla creazione di stati arabi musulmani indipendenti nel nord africa e medio oriente che avrebbero potuto teoricamente riavviare più o meno congiuntamente l’antica guerra sud verso nord mediterraneo, sennonché la creazione dello stato di Israele li unì, in violazione alle risoluzioni ONU, in una guerra anti ebraica distraendoli da quello che avrebbe potuto e dovuto essere, negli intenti jihadisti, l’obbiettivo principale, ossia gli stati cristiani da sottomettere alla religione del Profeta.
Essendosi sviluppato contemporaneamente uno scontro tra due sistemi culturali, che vedevano U.S.A. e U.R.S.S. scontrarsi su tutto il globo con la prima guerra veramente mondiale, le aree islamiche finirono per essere inglobate nel grande scontro ideologico che fu la Guerra Fredda.
La fine di quest’ultima ha finalmente dato la possibilità alla religione islamica di ricominciare i tentativi di conquista del mondo occidentale approfittando anche di un errato senso di colpa di quest’ultimo per il suo passato coloniale. Senza entrare nella disquisizione di cosa fu l’era coloniale, peraltro con aspetti assai diversi a seconda delle regioni coinvolte e dei colonizzatori, si può da un punto di vista storico sostenere che nella realtà non successe nulla di nuovo in base a quanto la storia degli scontri avvenuti nei secoli passati non abbia insegnato: il prevalere del più forte sul più debole. Tutta la storia ce lo insegna.
Per inciso si può segnalare che nel corso del secondo conflitto mondiale l’islam in quanto tale fu costantemente alleato con i paesi dell’Asse incitando i fedeli ad arruolarsi nelle file delle FF.AA. tedesche, soprattutto sul fronte orientale. Alcune di queste unità le abbiamo anche “subite” in Italia.
Un aspetto molto importante, anzi fondamentale da considerare è che l’islam se da una parte è un nemico unico in quanto religione, dall’altro è oltremodo fluido perché si tratta di una religione priva di una gerarchia e quindi risulta impossibile raggiungere accordi.
Questi si possono concludere con un gruppo, ma non con l’islam in quanto tale, che comunque vieta espressamente sia conclusa la pace con gli infedeli. Al massimo sono ammesse tregue che però non superino il decennio. Inoltre l’immutabilità dei precetti di vita dell’islam previene i suoi discepoli dalla possibilità di potersi integrare in culture diverse, ma bensì prevede il contrario.
Sarà in un secondo tempo interessante analizzare come il sistema statuale islamico sia basato sul precetto religioso immutabile e come invece l’occidente cristiano, e non solo abbia una visione statuale nella quale deve comunque prevalere la laicità del potere temporale e come quest’ultimo debba distinguersi da quello religioso, ma soprattutto preveda una costante evoluzione del sistema normativo.