(di Clara Salpietro) – Non passa giorno che non arrivano, tramite giornali e tv, notizie di proteste, scontri, morti e feriti in Siria. Il Parlamento Europeo ha invitato gli stati membri dell’Ue ad imporre nuove sanzioni sulla Siria, soprattutto potrebbe inasprire le sanzioni contro il governo del presidente siriano Bashār al-Asad, per via della continua repressione delle proteste democratiche.
Ma cosa sta realmente accadendo? Il regime di Bashār al-Asad, il dittatore, colui che ordina di fare fuoco sui manifestanti, è da radere al suolo, oppure il moderato Presidente siriano sta tentando di difendersi dagli assalti internazionali?
“In Siria c’è la dittatura”, ci dice una fonte cristiana della Siria, “ma è diversa da quelle del Medio Oriente. Il presidente Bashār al-Asad è un moderato, molto più moderato del padre. È sempre stato aperto alla libertà di parola, al dialogo, la prova è che i partiti dell’opposizione hanno potuto avere giornali e posti nel Parlamento. Lui vuole realizzare le riforme, vuole attuarle, ma vuole anche del tempo per mettere in pratica tutto questo. Sembra però che le potenze internazionali siano critiche nei suoi confronti, qualunque apertura per loro non sarebbe sufficiente, quindi si potrebbe pensare che la comunità internazionale vuole la fine di Asad ad ogni costo. Il progetto è di destabilizzare la Siria”.
“Bashār al-Asad – aggiunge – è un alauita, come suo padre Hafiz al-Asad prima di lui, e gli Alawiti sono laici tolleranti. Il padre ha svolto un ruolo equilibrato in tutto il Medio Oriente, ha cercato di eliminare dal potere la parola religione, ha cercato di laicizzare il paese. Gli Alawiti sono inoltre una setta all’interno dell’Islam pro sciita e questo giustifica la loro alleanza con l’Iran. Il partito Ba’th è stato invece fondato dai cristiani per eliminare la diversità religiosa, per creare il concetto della cittadinanza e dell’uguaglianza dei cittadini davanti allo Stato”.
La fonte cristiana siriaca afferma: “il popolo siriano è a favore di un cambiamento progressivo in uno Stato democratico dove c’è la separazione della politica dalla religione, che assicuri ai cittadini benessere e che tutti siano uguali davanti allo Stato. Anche il presidente Asad vuole realizzare le riforme, ma l’opposizione ha fretta, non vuole aspettare, chiede subito l’attuazione dei cambiamenti. Allora la domanda è: perché non lasciare lavorare il presidente Asad? Chi non vuole che il Presidente lavori per l’attuazione delle riforme?”.
Perché il popolo protesta, ogni giorno ci sono manifestazioni che chiedono le dimissioni del presidente Asad?
Per la fonte cristiana non tutte le notizie sono vere, si ha la sensazione che “i mezzi di comunicazione gonfino le notizie, non riportano la realtà, perché qualcuno vuole la fine di questa dittatura”.
“È possibile – spiega – che dietro le proteste delle moschee ci sia una parte dei Fratelli Musulmani, i quali più volte hanno fatto attentati contro i civili siriani, e che siano sostenuti dalle potenze internazionali. C’è una parte dei fondamentalisti islamici che colpisce il popolo e poi dice che a colpire è stato il governo siriano. Da un lato queste manifestazioni possono far capire al governo chi sono i fondamentalisti che vogliono arrivare al potere. Dall’altro c’è da chiedersi se questi manifestanti hanno un progetto serio, se hanno un programma. Sembra che non ci sia niente di tutto ciò”.
I Fratelli Musulmani sono nati a Homs e dopo hanno preso Hama come centro, dove sono diventati forti e più volte hanno cercato di destabilizzare il governo di Hafiz al-Asad, padre di Bashār, che più volte ha tentato di dialogare con loro. “I Fratelli Musulmani – ci dice la fonte – volevano solo il potere e fare della Siria uno Stato islamico. Adesso stanno avendo l’occasione per prendere il potere”.
Hàma è la città dove l’8 luglio si erano recati l’ambasciatore americano nel paese, Robert Ford, e quello francese Eric Chevallier. La loro presenza nella città al centro della Siria ha indotto una folla di sostenitori del presidente siriano ad assaltare le ambasciate di Stati Uniti e Francia a Damasco, perché la loro visita è stata considerata, come dichiarato dal ministro degli Esteri siriano, “un’ingerenza flagrante (forte) negli affari interni della Siria”.
Qual è allora l’intento? Probabilmente ricomporre un nuovo Medio Oriente su base di natura religiosa, in pratica una divisione del mondo orientale in Stati confessionali. Un esempio può essere l’Iraq.
“In Iraq quando c’era la dittatura di Saddam – afferma la fonte siriana – la maggioranza era sciita e le minoranze erano sunnita, cristiana e curda. Il governo di Saddam era sunnita, cioè governava la minoranza (come al Bahrain ora) che cercava di mantenere una sorta di equilibrio nel Paese, e probabilmente il governo era sostenuto anche dai cristiani. Il sistema di Saddam era una dittatura, molto violenta, il popolo, infatti, ha dovuto sopportare il peso di varie guerre come quella contro l’Iran e il Kuwait. Il progetto ufficiale degli americani è stato di applicare la democrazia, ma in realtà l’intento era di dividere l’Iraq in piccoli stati che si basano sulla confessione religiosa o etnica. Un progetto che è stato realizzato indirettamente, infatti al nord dell’Iraq troviamo i curdi, gli sciiti governano e sono nel sud, mentre nel centro ci sono i sunniti e cristiani i quali non sanno da quale parte schierarsi”.
Uno Stato multi confessionale è il Libano, che si può benissimo considerare la perla del Medio Oriente per il suo sistema. Con gli Accordi di Tā’if, che costituirono un trattato inter-libanese destinato a mettere fine alla guerra civile libanese che si è sviluppata tra il 1975 e il 1990, i cristiani hanno ottenuto la Presidenza ma in realtà non hanno un potere effetivo.
“Se gli Accordi di Tā’if vengono analizzati bene – afferma la fonte cristiana – si capisce che i cristiani hanno perso, perché nonostante il trasferimento di potere alla comunità cristiana maronita, effettivamente il Presidente non ha alcun potere. In Libano il conflitto è tra sciiti e sunniti, questi ultimi tentano di comprare tutti i territori dei cristiani, perché vogliono islamizzare la terra libanese. I cristiani a loro volta stanno cercando di impedire queste vendite o almeno obbligare i sunniti ad avere la stessa percentuale di territorio. La debolezza dei cristiani libanesi è nella loro divisione, una parte sta con i sunniti e una parte con gli sciiti, così da poter creare un equilibrio. La Siria per la sua posizione strategica è solo un mezzo di comunicazione tra gli Hezbollah sciiti e l’Iran”.
Di cosa ha paura il popolo siriano? “Il popolo siriano teme il caos – afferma la fonte cristiana della Siria – teme che dopo Asad non ci sia nessuno che possa garantire il governo, come è accaduto in Tunisia o in Egitto. I cristiani hanno paura. Se cade il presidente Asad, la Siria diventa un terreno fecondo per una guerra religiosa che non finirà mai. Tutti vogliamo riforme e lotta contro la corruzione, vogliamo il cambiamento, ma non con il sangue e la guerra civile. Non bisogna sottomettere le popolazioni, ma farle crescere”.
Cosa chiede il popolo siriano all’Italia e all’Unione Europea? “Chiede una maggiore apertura culturale – risponde – così da capire la mentalità di questi paesi, come i cristiani rispettano l’Islam, le altre nazioni devono rispettare la mentalità del Medio Oriente. La Siria è l’unico paese del Medio Oriente dove i cristiani hanno uno statuto personale, sono autogovernati da se stessi tramite il Tribunale ecclesiastico. In Egitto lo statuto non è mai stato applicato e negli altri paesi del Medio Oriente non è completo. Ad esempio la Siria è l’unico paese in cui sono possibili le adozioni, dove l’uguaglianza tra uomo e donna si basa sui contratti internazionali. La cultura siriana esiste prima del dominio arabo, è una terra di civiltà, il primo alfabeto della storia è stato scoperto in Siria, a Ugarit, documentato su tavolette cuneiformi”.
“Il più vecchio sito archeologico – conclude la fonte cristiana siriaca – si trova nel Nord vicino Ebla, dove, nel 1964, ha avuto inizio una campagna di scavi da parte di una missione archeologica italiana diretta da Paolo Matthiae dell’Università La Sapienza di Roma. Questo sito è precedente al Codice di Hammurabi, che è una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute nella storia dell’umanità. Venne stilato durante il regno del re babilonese Hammurabi (o Hammu-Rapi), che regnò dal 1792 al 1750 a.C.”.